Bush II, la vendetta: sarò Presidente

Bush II, la vendetta: sarò Presidente Nel Duemila sarà lui il cavallo di ra2za dei repubblicani per la corsa alla Casa Bianca Bush II, la vendetta: sarò Presidente Governatore del Texas, rimuove il padre e copia Clinton LA CARRUBA DI GEORGE JUNIOR dallas DAL NOSTRO INVIATO Ha parlato per quindici minuti. Come sempre: breve ed efficace. Ha fissato la platea negli occhi, spettatore per spettatore, spostando il suo sguardo mobile, puntando un dito ammonitore e scuotendolo quando era opportuno. Quasi perfetto, quasi Clinton. Due sole cose non ha detto: chi è suo padre e che cosa vuole fare da grande. Tanto, lo sanno già tutti: lui è George W. Bush jr., figlio dell'ex presidente e nel 2000 correrà per tornare nella Casa da cui i suoi genitori furono sfrattati nel '92. A tradirlo è un aneddoto che racconta a un gruppo di sostenitori, mentre stringe loro le mani con studiato vigore: «Il mio vecchio ha avuto una crisi d'identità, perché mia madre è andata da una nuova parrucchiera e quella le ha detto "Non ci posso credere, sto facendo i capelli alla mamma del governatore"». Risate. Funziona sempre. Tira in ballo Mamma Barbara (la vecchietta più amata d'America) e proietta luce riflessa su di lui, suggerendo implicitamente all'ascoltatore: «Non avrai altro Bush all'infuori di me». L'ombra paterna dell'Innominato non si allunga più su quest'uomo di 51 anni che, mentre fa la campagna elettorale per essere rieletto governatore del 'fexas, si prepara a quella per diventare il primo presidente degli Stati Uniti nel terzo millennio, riportando dopo otto anni, in un colpo solo, un repubblicano e un Bush nell'ufficio ovale. A 500 giorni dall'inizio della corsa è lui il «front runner», l'uomo di punta dell'opposizione, l'unico che possa sperare di battere Al Gore (addirittura in vantaggio sull'attuale vice, stando a un sondaggio). Ecco perché l'America e il mondo cominciano a chiedersi: chi è George Bush jr? Quale è la sua strategia? E: sarà davvero questa una di quelle famose volte in cui «ritornano»? Il corridore. Che Junior, come detesta essere chiamato, si alleni per la corsa, è innegabile. Fa ogni giorno almeno cinque chilometri. 1 suoi addetti all'immagine hanno messo in giro la voce che è talmente veloce da aver costretto gli uomini della scorta a pedalare in bicicletta per stargli dietro. Qualche giornale l'ha anche pubblicato, ma nessuno ha mai visto «Beep-Beep» Bush dal vivo. E' più probabile che, dopo aver pagato il dazio della candidatura malaticcia di Bob Dole, lo staff repubblicano stavolta voglia presentare un elemento in piena forma, giovane e vigoroso. Tutte doti che Junior possiede. In più, ha studiato la campagna del '92, quando l'Innominato perse contro Clinton e si è modellato a immagine e somiglianza del vincitore (fai sempre finta di essere interessatissimo a quello che stai dicendo o ascoltando; ringrazia qualunque minatore o contadino per averti dedicato il suo tempo; tocca, tocca, tocca). Il perdente? Dimenticalo, anche fosse tuo padre. E' lo spirito dell'America. «Loser», perdente, è il termine più spregiativo che si possa ricevere. Un «loser» è uno sfigato, qualcuno con cui non farsi vedere in giro. Uno di cui dimenticarsi. Junior tende a dimenticarsi del padre o a ricordarlo solo come il marito della sua splendida madre. Nei suoi discorsi affiorano quadretti familiari, in cui Senior fa parti patetiche: «Alla mostra di Houston vollero, come testimonianza dei quattro anni alla Casa Bianca, solo il vestito inaugurale di mia madre e la settimana dopo il povero vecchio si buttò dall'aereo». Il riferimento è al lancio col paracadute fatto da Senior la scorsa estate: un atto di senile temerarietà trasformato in barzelletta. Cenni ai meriti dell'amministrazione Bush: nessuno. Junior è il primo a dimostrare quanto sia invendibile la teoria per cui Clinton ha ereditato e messo a frutto i meriti della precedente gestione. Quanto alla famiglia che lui si è creato, è l'unico ostacolo alla corsa. Sua moglie Laura e le due figlie gemelle sedicenni hanno una parte importante nella sua vita e teme di perderle di vista lungo la strada oppure a Washington, dove l'esistenza non è fatta su misura per lui, né per loro, come, invece, nel Texas. Che questo possa bastare a frenare la voglia di rivincita di un partito che può sperare soltanto in lui, di uno staff mai smantellato e desideroso di riprovarci, di una famiglia che ancora non capisce perché ha ricevuto quello sfratto, è improbabile. Il corridore si allena e gareggerà. Ecco come. Il Clinton di destra. Primo obiettivo: distruggere Mauro. Inteso come Garry Mauro, candidato democratico al governatorato del Texas. Stracciarlo con una percentuale di voti superiore al 60% dimostrerebbe la popolarità crescente di Junior e gli metterebbe in tasca i 32 voti elettorali del suo Stato. Vinta la prova di forza in casa, dovrebbe uscirne e andare in Iowa per il secondo obiettivo: disinfestare la campagna repubblicana dai «gremlins». Dieci anni fa i democratici allinearono ai nastri di partenza candidati di ta¬ le statura da farli soprannominare «i sette nani». In campo repubblicano si affaccia ora una moltitudine vociante di animaletti politici simili a un esercito di «gremlins». Bush li può spazzare. La sua strategia è: entrare in gara all'ultimo istante, perché sa che chi lancia la volata troppo presto si brucia (come accadde a Crane contro Reagan). Nell'attesa, studia i mini-avversari e prepara la squadra. Dai suoi rivali cerca di assùmere il dato preminente per dimostrare che li vale tutti quanti messi insieme. E' duro contro il crimine, come «Il rude» Giuliani; ha temperamento da vendere, come Newt Gingrich, ogni tanto dice qualche pirlata, come Dan Quayle. La squadra che sta allestendo è rodata e ben coperta. I suoi consiglieri politici sono Lave Carney, padre di . >!; ,s, tutte le primarie, Karl Rove e Joe Allbaugh, che si sentono sprecati a combattere «solo» per la conquista del Texas. Il suo alleato familiare più potente (mamma a parte) potrebbe essere il fratello Jeb, se riuscirà a diventare governatore della Florida in novembre e regalargli altri 25 seggi. I suoi finanziatori sono molteplici, secondo «Fortune» i più generosi sono stati finora il banchiere Brad Freeman e l'industriale Heinz Predite!-. A questo punto, a Junior mancherebbe solo una linea vincente che gli consenta di sfondare in campo democratico, come riuscì a Reagan. E' già pronta. Si tratta semplicemente (e nuovamente) di imitare Clinton, presentandosi agli elettori avversari senza spaventarli, mettendo sulla faccia da repubblicano la maschera da buono. Il «make-up» si chiama «conservatorismo comprensivo» Junioi e conno l'aborto, ma io ammette in caso di mee sto, stupro o pencolo pei la vita della madie Ha udlculalo quanti sono gii immigrati elle voteranno nel 2UUU e preso posizioni moderate sul tema, esibendo in pubblico la conoscenza dello spagnolo. E in testa a tutto mette il tenia preferito dai democratici: l'educazione. In epoca di nuovo baby-boom, imprescindibile. C'è il rischio che la destra cristiana non lo segua alle primarie, preferendogli Ashcroit, ma vaie la pena rischiare pei poi colpire il bersaglio grosso. Inoltre, c'è sempre il vecchio ritorneilo dei tagli alle tasse e al weli'are e la rassicurante massima conservatrice pronunciata all'inaugurazione di una università metodista: «Io credo clic il baseball dovrebbe sempre essere giocato all'aperto e con una mazza». Mettiti nei panni di Al Gore e prova a contraddirlo in un dibattito. Millennium man. A novembre stravincerà in Texas. Alle primarie correrà. Vincerle, dovrebbe. Riuscirà a battere Al Gore? E' credibile il sondaggio che lo dà avvantaggiato? Secondo il New York Times molti hanno risposto credendo di parlare dell'altro Bush. Junior ha replicato: «E' come dare dei cretini agli elettori repubblicani». Ma anche lui fatica a credere di essere favorito. E spera il contrario. L'Innominato aveva tutte le cifre dalla sua parte, all'ultima curva, poi Clinton lo superò, nonostante i successi in politica estera e la presunta eredità positiva dell'amministrazione economica repubblicana. Stavolta Junior vorrebbe lasciare all'avversario tutti i vantaggi e i crediti: la brillante politica estera del presidente uscente, il bilancio in pareggio, la galoppata di Wall Street. Vorrebbe che fosse Gore a fare da lepre per poi andarlo a prendere, sfidarlo sul piano umano e sconfiggerlo. Perché Gore è talmente apprezzabile da essere battibile: è integerrimo e fatica a spostarsi di una virgola dalle posizioni in cui crede, è moderno e in sintonia con la parte più avanzata d'America, che magari voterà su Internet e non andrà in cabina dove l'opinione fa risultato. La punta dell'America è già conficcata nel terzo millennio e continua a scavare nel futuro, ma una grossa parte del Paese è ancora ben dentro questo secolo, che è stato il suo secolo e tende a correre sul posto, mentre la scorta fa la cyclette. Per questo, contro ogni logica, l'uomo del Duemila potrebbe essere proprio uno che viene dal passato, portandone faccia, nome e idee. Gabriele Romagnoli «Sono sopravvalutato, ma non sono sopravvalutato abbastanza» (Vignetta sui New Yorker) A destra, George Bush junior ai tempi della presidenza del padre insieme alle due figlie gemelle alla Casa Bianca. Qui sotto, il presidente Clinton e Barbara Bush George W. Bush Junior durante i festeggiamenti per l'elezione a governatore del Texas, nel '94 E' l'unico che possa sperare di battere Al Gore: è duro come Giuliani, passionale come Gingrich e straparla come Quayle La sua carta è la moderazione Contrario all'aborto, lo ammette in certi casi. Non si scaglia contro gli immigrati e parla spagnolo IlltlÉìÉllilb^