« Pericolosi gli attacchi ai pm»
« Pericolosi gli attacchi ai pm» « Pericolosi gli attacchi ai pm» Caselli: così vengono isolati e la democrazia si indebolisce VIGNOLA (Modena). «Il sostanziale silenzio» di fronte agli attacchi e alle aggressioni alla magistratura e ai pm equivale, secondo Giancarlo Caselli, a sottovalutare un pericolo per la democrazia. Il procuratore di Palermo ha preso parte l'altro ieri alla Festa nazionale di «Libera, associazioni contro le mafie» con un intervento che è stato quasi tutto di difesa della magistratura e delle procure in particolare. «Chi ha a cuore la democrazia non può stare zitto. Questo deve essere dialetticamente e criticamente contrastato o si può far finta di niente limitandosi ad una battuta ogni tanto?». Non ha fatto nomi sugli autori delle aggressioni, ma ha fatto un esempio: «Se un pm fa un'inchiesta, ottiene dal gip un rinvio a giudizio, e, dopo il contradditorio tra accusa e difesa, chiede, facendo semplicemente il suo lavoro, la condanna di un imputato; e se poi l'imputato salta su, assieme a tanti altri, e sostiene che chiedere la sua condanna è un atto di eversione, significa che qualcosa non funziona più». Nella lotta alla mafia, ha poi detto Caselli, questi attacchi si trasformano in un «indebolimento grave, anche perché lasciando indifesi i magistrati li si sovraespone: è già successo, quando vennero mandati alla deriva Falcone e Borsellino, professionalmente spazzati via». Questo successe, ha spiegato Caselli, dopo il maxiprocesso in cui si dimostrò che si poteva vincere la mafia: alla squadra di Caponnetto fu impedito di lavorare, «allora vennero fuori le definizioni di "pool centro di potere", di "professionisti dell'antimafia", anche di "Falcone comunista". E ha concluso: «Qualche risultato in questi anni è stato ottenuto, soprattutto per merito di poliziotti, carabinieri, finanzieri che rischiano molto più di noi e ai quali noi magistrati succhiamo le ruote. Però sono continuamente aggredito. Non criticato, perché questo sarebbe un bene, voglio essere criticato perché la critica è il motore della democrazia. Ma non chiamato "cupola mafiosa" o "assassino". E questo succede da anni, ogni giorno». [Ansa]
Persone citate: Borsellino, Caponnetto, Caselli, Giancarlo Caselli
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