Un pentito contro Berlusconi

Un pentito contro Berlusconi Al processo Dell'Utri collaboratore di giustizia accusa di riciclaggio il leader di Forza Italia Un pentito contro Berlusconi Il Cavaliere: altre calunnie, sono nauseato PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le dichiarazioni del pentito abruzzese Antonio Mancini, 50 anni, secondo cui Silvio Berlusconi attraverso il Monte dei Paschi di Siena ha riciclato soldi della mafia siciliana e della banda romana della Magliana in speculazioni edilizie miliardarie in Sardegna hanno scatenato un nuovo putiferio. Il leader di Forza Italia ha subito reagito dicendosi nauseato, seguito a ruota dai suoi fedelissimi che stanno rinfocolando le polemiche sui pentiti e su quello che lo stesso Cavaliere ha definito «interminabile tiro al bersaglio contro la mia persona». Mancini, che è un ex della famigerata banda della Magliana, ha deposto per circa due ore ieri mattina nel processo per concorso in associazione mafiosa a Marcello Dell'Utri (che era assente), davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo. Abito chiaro, occhiali, protetto da una nutrita scorta e da un paravento in modo da non poter essere visto in faccia, al presidente Leonardo Guarnotta che gli ha domandato perché si sia deciso a collaborare con la giustizia ha risposto: «L'ho fatto per amore verso la giustizia, la mia donna e i miei figli. Ho passato molti anni in carcere e non voglio che i miei figli facciano le stesse mie scelte». Ma perché il pentito che collabora dal febbraio 1994 non ha parlato prima di Berlusconi?, ha domandato uno dei difensori di Dell'Utri, l'avvocato Roberto Tricoli. E lui, pronto, ha sostenuto di averlo fatto solo quando i magistrati gliel'hanno chiesto. «Io rispondo alle domande che mi fanno. Se mi chiedono di Berlusconi, rispondo su Berlusconi», ha precisato. Anche stavolta si è parlato di un morto come spesso accade con i pentiti. In questo caso è Francis Turatello, il boss della mala milanese che fu assassinato in prigione. «A parlarmi per la prima volta di Berlusconi - ha detto infatti Mancini - è stato Francis Turatello verso la fine degli Anni 70 quando eravamo nel carcere di Trani. Turatello mi disse che attraverso l'imprenditore i milanesi riciclavano i soldi provenienti dai sequestri di persona e dal traffico della droga. Berlusconi faceva muovere il denaro della criminalità organizzata». Mancini ha pure citato come riciclatore il faccendiere Flavio Carboni, implicato nella morte di Roberto Calvi. E quando il pm Domenico Gozzo l'ha invitato a specificare quale ruolo avesse Berlusconi e quale Carboni, il pentito se l'è cavata affermando: «Erano uguali perché ci servivamo di loro per ripulire il denaro». Mancini ha anche dichiarato che la banda della Magliana aveva contatti con gli ex ministri andreottiani Claudio Vitalone e Franco Evangelisti (altro morto). «Non li ho mai visti di persona - ha ammesso -, ma sapevamo che potevamo contare su di loro». Pochi minuti dopo, erano quasi le 13, è stato il turno del pentito calabrese Francesco Pino che ha accusato Forza Italia di essere stata votata dalla 'ndrangheta. «Marcello Calvano (esponente della 'ndrangheta, ndr) mi avvicinò nella primavera del 1994 per invitarmi a votare Forza Italia - ha dichiarato -, perché era una forza politica garantista e avrebbe fatto qualcosa per modificare il 41 bis e la legge sui collaboratori di giustizia». Oggi pomeriggio è atteso in aula uno dei grandi pentiti della mafia palermitana, Francesco Marino Mannoia. Oltre a dirsi nauseato, Berlusconi ha rilevato con sarcasmo: «Siamo arrivati al riciclaggio del bottino della banda della Magliana: mancano le stragi della Banca dell'Agricoltura, dell'Italicus e della stazione di Bologna, ma forse basta aspettare. Mi domando: esiste ancora il reato di calunnia? Ed è ancora perseguibile d'ufficio? Se è così, chiedo tutela legale alla procura della Repubblica di Palermo che non può restare inerte davanti a tanto scempio di persone e di norme del diritto. Tranne che non sia in vigore il pregiudizio». Di «ennesima calunnia annunciata», ha parlato il coordinatore nazionale dei berlusconiani, Claudio Scajola. «Di quali crimini deve essere ancora accusato Silvio Berlusconi, per destare in questa maggioranza il sospetto che vi sia la necessità di mettere mano a una seria riforma della giustizia?», ha quindi chiesto Scaloja. L'ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso, eletto per Fi a Palermo, richiamandosi agli incendi nel Sud e in Sicilia ha ironizzato: «Qualcuno ora dirà che Berlusconi è un incendiario. Ci sarà qualche anima bella che l'accuserà di questo?». Tiziana Maiolo ha colto l'occasione per una nuova bordata contro Gian Carlo Caselli: «Mentre lui attacca sul piano politico - ha osservato - i suoi sostituti attaccano sul piano giudiziario, ricorrendo alle parole di criminali non suffragate dai fatti e già smentite in altre sedi giudiziarie». E il coordinatore forzista in Sicilia Gianfranco Miccichè, che è anche membro della commissione Antimafia: «Mi sono rotto le scatole su mafia e politica», aggiungendo che Fi nell'isola è fortemente impegnata contro i boss. I deputati palermitani di An Nino Lo Presti ed Enzo Fragalà con i loro colleghi Sergio Cola e Alberto Simeone hanno rilevato: «Accusare il capo dell'opposizione di tutto e per tutto è diventato uno sport di sedicenti pentiti senza che i magistrati abbiano il coraggio di riportare le indagini giudiziarie e i processi ai fatti e unicamente a quelli». «Stiamo assistendo al definitivo trapasso della giustizia italiana, all'umiliazione delle istituzioni e dei cittadini. Il ministro guardasigilli rinsavisca - hanno concluso - abbia l'orgoglio del suo ruolo, dia forza alla legge e alle garanzie di tutti». Antonio Ravidà L'ex ministro Mancuso «Ora qualcuno dirà che è anche responsabile degli incendi nel Sud» il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Bologna, Palermo, Sardegna, Sicilia, Siena, Trani