Un tesoro dietro il divano
Un tesoro dietro il divano Un tesoro dietro il divano La base torinese nel vecchio quartiere operaio TORINO. Via Viberti 13, a Torino, è un condominio modesto di 6 piani. Monolocali, minialloggi di due stanze e cucinino dove vivono anziani, extracomunitari, famiglie del Sud e qualche sbandato. Un tabaccaio, una macelleria, un piccolo giardino. E tutto attorno i palazzoni di 10 piani che si affacciano, dal lato opposto, su corso Trapani. Una zona quasi «popolare» della città. Qualcosa di ben diverso da ciò che sarebbe lecito immaginare. E cioè che un'opera d arte come il Van Gogh sparito a Roma finisca tra gli arazzi di un castello, di una villa principesca, quantomeno di un lussuoso appartamento. Chiunque penserebbe ad un furto su commissione, ad un capolavoro che in tempi brevissimi finisce nelle mani del magnate insospettabile. Invece no. L'«Artesiana» di Van Gogh era avvolto in una coperta, nascosto dietro il divano consumato di lino di questi monolocali dall'arredamento raffazzonato. Decine di miliardi buttati li, senza troppi accorgimenti, da due pregiudicati ed un barista che difficilmente potrebbero apprezzare quelle pennellate. I loro nomi: Maurizio Possetto, 40 anni, pregiudicato; Alfonso Di Febo, titolare di un bar, unico incensurato, e Roberto Petruzzi, 38 anni, anche lui pregiudicato. Gli inquilini dello stabile di via Viberti dicono di non aver neppure visto carabinieri e poliziotti che la scorsa notte, alle 3,30, sono venuti a recuperare la tela ad olio. Non conoscono i volti che vengono mostrati. «Mai visti qui, nessuno dei tre» dice un'anziana che vive al secondo piano. Stessa risposta sull'uscio degli altri piani. Nelle soffitte vivono alcuni nigeriani e due cuochi indiani: dei Van Gogh non sanno proprio nulla, neppure che sono stati rapinati a Roma cinquanta giorni fa. Qualcuno non ci crede ancora: «Un Van Gogh finito qui? Ma è uno scherzo? Incredibile, ed era proprio sopra la mia testa». «L'Artesiana, ritratto di madame Ginoux», è stato a lungo l'unico Van Gogh in possesso di una galleria italiana. E' un quadro di 60 x 50 centimetri, non firmato, dipinto fra il gennaio e il febbraio del 1890, a pochi mesi dal suicidio del pittore, nell'agosto dello stesso anno. Dopo il colpo, è arrivato fino a Torino, in attesa di trovare un compratore. Gli inquirenti lasciano intendere che il barista, oltre ad aver prestato il nome come affittuario del monolocale di via Viberti, probabilmente avrebbe avuto mi ruolo da intermediario, la persona «pulita» che avrebbe fatto da tramite nell'ultimo passaggio del dipinto verso una destinazione ancora ignota, (molto probabilmente l'estero). Per due settimane la squadra mobile di Torino e i carabinieri del nucleo operativo hanno seguito spostamenti, telefonate, incontri. La notte scorsa il blitz, le perquisizioni scattate negli alloggi dei tre torinesi, la convalida dei fermi. Giacomo Bramardo
Persone citate: Alfonso Di Febo, Giacomo Bramardo, Maurizio Possetto, Roberto Petruzzi, Van Gogh
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