La nuova Europa ritorna a Vienna di Aldo Rizzo

La nuova Europa ritorna a Vienna OSSERVATORIO La nuova Europa ritorna a Vienna AL 1° luglio e fine al 31 dicembre, l'Austria ha la presidenza dell'Unione europea e Vienna è per così dire la capitale politica dell'Europa. Niente di speciale, la presidenza è a rotazione e cambia ogni sei mesi. Ma per l'Austria è la prima volta, perché è entrata nell'Ue solo tre anni fa, e quanto a Vienna, non diventa, ma ridiventa, sia pure per sei mesi, la capitale dell'Europa. E' difficile sfuggire alle suggestioni storiche, prima di passare ai problemi politici. Le suggestioni storiche sono soprattutto due. La prima risale a mezzo secolo fa, quando l'Austria, coinvolta nel disastro hitleriano, fu occupata e divisa tra occidentali e russi, come la Germania, che se l'era annessa nel 1938. Vienna conobbe il suo periodo peggiore, una città spettrale, popolata di spie, fonte di storie misteriose e cupe. Ricordate «Il terzo uomo», con Orson Welles e la cetra di Anton Karas? Fu girato nel 1948 e il dramma di Vienna sarebbe durato fino al 1955, quando il primo accordo tra occidentali e russi pose fine al regime di occupazione, in cambio di una neutralità permanente tra Est e Ovest. Ebbene, quell'Austria simbolo e vittima della Guerra fredda, prima di essere paralizzata in un neutralismo coatto, con la fine dell'Unione Sovietica ha potuto ricongiungersi all'Europa democratica, e averne ora la presidenza. L'altra suggestione storica è più antica e imponente. L'Austria imperiale e il Congresso, appunto, di Vienna, nel 181415. Allora, per otto mesi, la capitale austriaca fu davvero la capitale dell'Europa, e si può dire del mondo, perché l'Europa di quel tempo era politicamente il mondo. Sovrani e cancellieri, ministri e ambasciatori ridisegnarono la mappa del potere europeo, dopo la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, nel fasto della corte asburgica e sotto la regia del principe di Mettermeli. Da un certo punto di vista, le lotte, le gelosie e le astuzie diplomatiche del 1815 potrebbero anche ricordare quelle oggi in atto tra tedeschi, francesi, inglesi, russi e così via, anche se, per dire, Eltsin è più periferico di Alessandro I e Wolfgang Schussel, il ministro degli EsteI ri dell'attuale Repubblica auI striaca (cui spetteranno gli oneri diplomatici e organizzativi della presidenza dell'Ue) non può avere ambizioni metternichiane. Ma in realtà tutto è ora diverso, i nazionalismi possono sopravvivere in superficie o per aspetti particolari, mentre la sostanza della storia europea è radicalmente cambiata, dopo rivoluzioni e sommovimenti di ogni tipo e varie guerre, di cui due diventate, da europee, mondiali (col risultato di sloggiare l'Europa dal trono del potere globale, a favore essenzialmente dell'America, ma non solo). Allora le suggestioni storiche del «ritorno a Vienna» vanno interpretate più che altro come lezione per le cose da fare, perché l'Europa ritrovi, non più conflittualmente, ma unitariamente, un suo ruolo mondiale. La lezione del Congresso del 1815 è ovviamente che le rivalità intereuropee, oltre un certo limite, non hanno senso, perché indeboliscono tutti. La lezione del decennio 19451955 e della successiva neutralità forzata dell'Austria è che il crollo del comunismo ha rappresentato e rappresenta la grande occasione per riunificare, nel segno di un'omogeneità democratica, gli europei dell'Ovest e dell'Est. Vienna, simbolo massimo, storicamente e culturalmente, dell'Europa di mezzo, della Mitteleuropa, assume la presidenza dell'Ue nel momento giusto, quando entra nel vivo l'allargamento dell'Unione da Ovest a Est, e quando si ripropone il problema che l'allargamento non diluisca la capacità decisionale delle strutture europee, e anzi la rafforzi: condizione essenziale perché l'avvento della moneta unica non resti fine a se stesso, ma acquisti un chiaro significato anche politico. A questi temi cruciali sarà dedicato un vertice straordinario già in ottobre. Auguri alla presidenza austriaca dell'Unione europea. Aldo Rizzo ao^J

Persone citate: Anton Karas, Eltsin, Orson Welles, Wolfgang Schussel