Allarme per la febbre dei Tropici

Allarme per la febbre dei Tropici L'infezione, chiamata «spacca-ossa», ha ucciso in Vietnam 17 bambini e oltre 2 mila persone sono ricoverate Allarme per la febbre dei Tropici Epidemie di dengue in Sud America e Asia UNA febbre improvvisa. Malessere agli occhi. Alla testa. Poi, l'impennata: muscoli e articolazioni diventano così doloranti da rendere quasi impossibile i movimenti. «Ho desiderato la morte, sembrava che le mie ossa si stessero frantumando», ha raccontato chi ha avuto un incontro ravvicinato con il dengue. Non è una novità, anzi, una vecchia conoscenza dal passaporto asiatico che in questi giorni imperversa fin nel lontano Brasile. Una febbre che ama viaggiare, ma solo a una condizione: che i percorsi toccati siano di fascia equatoriale. Un virus che segue onde calde e umide, passeggero sulle ali di un vettore dal nome minaccioso, la «zanzara tigre». Sri Lanka, Thailanda, Polinesia, America Latina e Centrale. I «dolori spacca-ossa» - perché così è giusto chiamarli - non risparmiano nessuno. I turisti sono avvertiti, ma anche le popolazioni locali non hanno armi una volta «punti» e infettati. Di dengue, generalmente, non si muore. Dopo quattro-cinque giorni di forti attacchi, i dolori finalmente diminuiscono e compare un rossore diffuso su tutta la pelle. Un decorso che si risolve quasi da solo. Ma di dengue, talvolta, si può anche morire. Sono i bambini le vittime predilette. E tocca proprio loro l'allarme che arriva dal Vietnam, dove un'epidemia di «febbre rossa» ha ucciso nell'ultimo mese 17 giovani e costretto al ricovero altri 2200 nei due ospedali della provincia di Dong Nai. Rispetto alle precedenti epidemie, stavolta l'ondata porta con sé nuove minacce: i medici asiatici sono particolarmente preoccupati dal fatto che il killer-dengue stia colpendo anche i neonati, evento del tutto nuovo visto che in passato attaccava esclusivamente soggetti di età superiore ai cinque anni. La mancanza di un vaccino ha fatto sì che l'incidenza della malattia - con sintomi molto simili alla malaria - sia pericolosamente aumentata: in Vietnam quest'anno è quasi raddoppiata rispetto al '97, quando i casi accertati furono 108 mila e i morti 200. «Il virus ha caratteristiche vicine a quelle della febbre gialla spiega il dottor Roberto Bertucci, specialista in malattie tropicali all'ospedale Amedeo di Savoia di Torino -, la malattia che causa è per definizione benigna, salvo forme emorragiche più gravi. Così come avviene per l'influenza, esistono "ceppi" nuovi e più resistenti, ed è probabilmente quello che sta accadendo in Vietnam». Per chi è in partenza e ha come meta delle vacanze un Paese molto umido, specialmente nella fascia attorno ai Tropici, valgono dunque tutte le attenzioni e le precauzioni anti-zanzare già normal- mente consigliate. Spray e creme repellenti, zanzariere, insetticidi e abbigliamento protettivo sono d'obbligo. Negli Anni 80 un'offensiva del dengue partì dal Sud America, per approdare nel '95 in pieno Centro America, dove si contarono 24 mila casi, di cui 2 mila in Messico. La sua «smorfia» da dinga, che nella linga africana swhaili sta a indicare attacchi di crampi - continua a fare paura. E in Italia? La «zanzara tigre» esiste, eccome, ma benché la sua puntura sia particolarmente dolorosa, manca l'habitat per la temibile «febbre spaccaossa». Almeno fino a quando le rivoluzioni climatiche non cambieranno completamente le carte in gioco. Claudia Ferrerò Indios in un villaggio amazzonico e la temibile «zanzara tigre» vettore del virus responsabile del dengue

Persone citate: Dong Nai, Roberto Bertucci