«Fuori i cattolici dal ghetto»

«Fuori i cattolici dal ghetto» IL PRIMATE POLACCO «In quanto cittadini devono esprimersi su morale e giustizia» «Fuori i cattolici dal ghetto» Glemp: bisogna riscoprire la politica ATORINO NCHE nella cattolicissima Polonia la Chiesa si riserva il diritto di bacchettare la classe politica e lo attua nel pieno rispetto della libertà di espressione, esattamente se non di più come in Italia da quando il Papa e la Conferenza episcopale hanno cominciato «a chiamare le cose con il loro nome». Allora nulla di nuovo sotto il sole, non sarebbero insomma giustificate le accuse da parte dei laici inviperiti per le ingerenze ritenute inopportune? Ne parliamo col cardinale Jozef Glemp, primate di Varsavia, durante la sua sosta a Torino assieme al presidente del Senato Grzeskowiak ed al presidente di Solidarnosc Krzaklewski. Eminenza, la gerarchia ecclesiastica fa bene ad esternare dal pulpiti? «Mi pare si tratti di un pregiudizio verso la Chiesa, quello cioè di poter esercitare una grande influenza sull'attività dei partiti. Lo ritengo una grande esagerazione perché gli uomini della Chiesa, che sono nello stesso tempo cittadini, hanno il pieno diritto di esprimersi su temi specifici che li riguardano: la morale, la giustizia sociale, la bontà e la verità». Ma non correte il pericolo di esagerare nello scendere in lizza su terreni che non sono di vostra stretta competenza? «Non direi in quanto nella politica emergono orientamenti di disprezzo nei confronti del vero e del giusto. Ecco il limite evocato dal Santo Padre con linee precise che non toccano la sfera politica guardando invece sempre all'interesse della comunità». La Polonia si è dilaniata nel dibattito per la legge sul'aborto approvata dai postcomuni sii e voi avete tuonato contro i dispositivi che la liberalizzano. Una battaglia persa... «Certamente noi lottiamo ma qui la gerarchia conta poco, valgono di più i cattolici persuasi del diritto alla vita di ogni uomo, sin dall'inizio. In altri termini, non cesseremo mai di combattere su questo punto in difesa dei diritti umani». Tuttavia non tutte le guerre sono andate a buon fine. Avete appoggiato la candidatura di Walesa alle ultime elezioni presidenziali ma l'ex elettrici- sta di Danzica è rimasto al palo. Forse siete meno ascoltati del passato, avete perso lo smalto di unica vera forza di opposizione goduta durante il regime di Jaruzelski? «Sì, è vero anche se il sostegno dell'espiscopato polacco non riguardava tanto la persona di Walesa quanto la sua linea in difesa dei valori cristiani e della tradizione cattolica. Non dimentichiamo però che in ogni cambiamento del sistema prevalgono i pareri individuah, emergono dubbi e ciascuno guarda al proprio interesse. Insomma, non sono meravigliato per il comportamento della nostra gente». Allora ognuno per la propria strada al momento del voto? «Talvolta accade che la visione politica della Chiesa non sia precisa, che non sia messa a fuoco, che non corrisponda al parere popolare. A volte possiamo sbagliare su questioni particolari». Lei rivendica il ruolo storico della Chiesa sul proselitismo e nei confronti del dialogo ecumenico... «Io sono soddisfatto. I nostri semi¬ nari sono piem mentre non sono soddisfacenti gli sforzi per sollecitare l'incontro con altre religioni. Con i protestanti abbiamo compiuto progressi, meno con gli ortodossi. Per quanto riguarda l'antisemitismo esso è un fenomeno artificiale ma non escludo qualche sacca di risentimento verso gli ebrei. La recente visita del premier israeliano Netanyahu in Polonia si è svolta in un clima di calma e di dignità. Siamo tolleranti e non fondamentalisti. L'attuale primo ministro Buzek è protestante, dunque un cristiano, e piace a tutti». Che eco ha avuto a Varsavia il tormentato dibattito in Parlamento a Roma sull'ingresso della Polonia nella Nato che ha spaccato la maggioranza ulivista di Romano Prodi? «Per fortuna non è cambiata l'immagine dell'Italia e questo è molto importante». Quale opinione ha degli ex comunisti riciclati in partiti di nuove denominazioni democratiche? «Sono figure ibride, professano il capitalismo ma restano marxisti». Piero de Garzarolli Il cardinale Jozef Glemp primate di Polonia ieri in visita a Torino