Craxi: io candidato? Non sono libero di Enrico Singer
Craxi: io candidato? Non sono libero L'ex leader spedisce un fax da Hammamet al congresso socialista, poi corregge il tiro in una intervista al Tgl Craxi: io candidato? Non sono libero De Michelis insiste: la parola agli elettori ROMA. Gianni De Michelis, prima di chiudere con la sua replica il secondo congresso del partito socialista, dal palco legge un messaggio. E' un foglio manoscritto appena arrivato via fax da Hammamet. E' un messaggio di Bettino Craxi e gran parte della platea lo ascolta in piedi. «Cari compagni, vi invio un saluto fraterno, commosso e grato. Ai vostri inviti rispondo con le parole di un socialista del secolo scorso: "Di ciò che resta di me, disponete"». Ripetendo la frase che Garibaldi scrisse alla neonata Terza Repubblica francese (1870) per mettersi al servizio della sua difesa dalla Prussia, Craxi fa arrivare la sua risposta all'ipotesi di candidarlo alle europee. I delegati che affollano la sala dell'hotel Ergife esplodono in un lungo applauso e gridano ritmando «Bettino, Bettino». Certo, la formula usata da Craxi - «di ciò che resta di me, disponete» - lascia volutamente margini d'incertezza sull'esito finale del progetto. E lo stesso Craxi, intervistato dal Tgl, getta acqua sul fuoco: «Io non sono un uomo libero, nelle condizioni in cui mi trovo io non posso essere utile nè alla mia famiglia, nè a me stesso, nè al mio Paese». Ma quando si tratta di votare le mozioni conclusive del congresso, passa quasi all'unanimità quella che impegna il Ps a lanciare già da settembre una sottoscrizione per raccogliere le 150 mila firme necessarie per presentare una lista, guidata da Bettino Craxi, per le europee che si terranno nel giugno '99. Gianni De Michelis difende l'iniziativa. «Mi sembrerebbe ridicolo che si impedisse agli italiani di dare un giudizio su Craxi che è stato uno dei protagonisti della marcia verso l'unione europea». Ma sulla strada della candidatura c'è un impedimento di natura giuridica: la sentenza definitiva del processo Eni-Sai è passata in giudicato e ha interdetto Craxi dai pubblici uffici. Replica De Michelis: «Se si vuole ancora usare la clava giudiziaria per impedire questa operazione, sarebbe inaccettabile». Ma il problema reale resta e Margherita Boniver lancia la sua idea: «Bisogna riaprire il processo Eni-Sai, anche perché fu un processo frettoloso in cui non sono stati nemmeno senti¬ ti i testimoni. Si parla tanto della revisione del processo Sofri: non vedo perché non si possa rivedere anche quello che ha condannato Craxi». Ma non ci sono soltanto problemi di natura giuridica. L'ipotesi di una candidatura Craxi alle europee solleva già una valanga di polemiche e divide vecchi e nuovi alleati. Ugo Intini, che guida l'altra anima dell'ex psi, spara a zero su Gianni De Michelis: «Un conto è contrastare la criminalizzazione della figura di Craxi, come abbiamo fatto anche noi socialisti democratici al congresso di Fiuggi; tutt'altra cosa è trasformare Craxi che è stato vicepresidente dell'Internazionale socialista, amico di Mitterrand, Gonzalez, Papandreu e Soares, in un simbolo del centro destra di Berlusconi e Fini». Anche don Gianni Baget Bozzo, consigliere di Berlusconi ed ex europarlamentare socialista, definisce l'idea «goliardica, irrispettosa e anche di cattivo gusto perché non ridarebbe a Craxi l'onore perduto, semmai lo esporrebbe a scherno». Baget Bozzo rilancia, invece, la proposta di Forza Italia: «La via per affrontare il problema è una commissione d'inchiesta parlamentare». Per Federico Orlando (Ri) la candidatura di Craxi sarebbe «una provocazione nei confronti delle istituzioni italiane». Per Mirko Tremaglia, di An, la proposta di candidare Craxi «supera ogni limite di decenza» e fa parte del «tentativo di restaurare la partitocrazia e di processare la magistratura». Reazioni che paiono non preoccupare più di tanto Bettino Craxi, impegnato invece a ringraziare Cossiga e Berlusconi («Amici che tali sono rimasti», sostiene, anche se subito dopo osserva che sono state parole «ai confini del necrologio») e a sparare su «Bosetti, Intini ed altri»: «Si comportano in un modo che non saprei se è opportunismo o vigliaccheria». Enrico Singer Gianni De Michelis e Giulio De Donato al congresso del Ps
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