Un calvario ancora per 18 mesi

Un calvario ancora per 18 mesi il caso l'autostrada della morte Un calvario ancora per 18 mesi La società: il raddoppio sarà completato nel Duemila E MONDOVI' NTRO il Duemila raddoppio completo». E' questa la promessa dei vertici di Società Autostrade e della «Torino-Savona», ma prima di allora gli utenti dell'«A6» - nota anche come «autostrada della morte» - dovranno vivere ancora diciotto mesi di calvario. Il terribile incidente di ieri non è avvenuto nei tratti a carreggiata unica, ma ne è una conseguenza: il bus contro cui si è schiantato il furgone Mercedes aveva rallentato proprio in prossimità di una delle strozzature che gli automobilisti affrontano, quando sulla «To-Sv» finiscono i tratti raddoppiati. I 126 chilometri, progettati alla fine degli Anni 50 come collegamento tra gli stabilimenti Fiat e il porto di Vado, sono oggi soprattutto a servizio dei turisti: d'estate «via del mare» dei piemontesi, d'inverno «strada della neve» dei liguri. In un qualunque fine settimana di luglio o agosto, partendo da Torino, gli automobilisti diretti alle spiagge percorrono 43 chilometri «normali», poi incontrano la prima strozzatura, arrivano in prossimità del viadotto Stura (Fossano) e incontrano la carreggiata singola, hi poche decine di metri passano - se rispettano i limiti - dai 130 chilometri orari ai 90, ma tutto si complica se - co- me ieri mattina - si è già formata una coda di quattro chilometri. Finito il tratto di raddoppio l'automobilista, con in testa un tuffo nel Mar Ligure, si deve sorbire una ventina di chilometri a carreggiata unica. Si va a passo d'uomo vicino ai «cantieri della speranza», ma da Fossano a Mondovì c'è un pericolo sempre in agguato: si chiama scontro frontale. E' così che sono morti la maggior parte dei circa 630 automobilisti che hanno perso la vita in meno di 40 anni di «A6». Perché se, per arrivare prima all'agognata spiaggia, qualcuno tenta di scavalcare la coda con un sorpasso vietato, rischia di trovarsi di fronte chi viaggia in senso contrario. Le conseguenze sono sempre drammatiche. Dopo Mondovì è in corso la parte più importante dell'«operazione Duemila» e si avanza tra i cantieri del raddoppio. Ma completare la nuova carreggiata non è sufficiente. Ogni volta che vengono terminati i lavori è poi necessario sistemare la vecchia carreggiata (e quindi temporaneamente chiuderla) e allora si dilatano i tempi e le code del fme settimana. Comunque entro fine mese i «buchi» a carreggiata unica dovrebbero riguardare solo il via¬ dotto Tanaro, poco prima del casello di Ceva, e i sei chilometri tra Rivere (Roccavignale) e Montecala (Millesimo). Il ponte sarà raddoppiato entro settembre, mentre l'ultimo tratto in terra ligure sarà probabilmente l'ultimo ad essere aperto, ma nessuno mette in dubbio che l'inaugurazione avverrà entro il Duemila. L'inizio del terzo millennio è però una data che non fa dormire sormi tranquilli agli automobilisti. Per anni i piemontesi hanno imboccato con diffidenza la Torino-Savona, spaventati dai continui incidenti mortali. Oggi farlo nei fine settimana d'estate vuol dire garantirsi lunghe code, sia all'andata che al ritorno. E trovarsi incolonnati sull'«A6» quando si torna dal mare la domenica notte, magari ispirati dalle «partenze intelligenti», è davvero da trauma, perché per trovare sollievo dal caldo e dalle lunghe code non ci si può neppure fermare in un autogrill: l'unico aperto 24 ore su 24 è a Fossano, ormai alla fine del tratto a carreggiata unica. Per combattere le troppe vittime e i disagi c'è un comitato di utenti, c'è l'impegno di decine di parlamentari e uno - il ligure Gian Carlo Ruffino - ha addirittura perso la vita su quell'autostrada che voleva vedere raddoppiata. Per anni la società di gestione ha creduto alle promesse dei ministri dei Lavori pubblici, agli annunci di inserimenti dei miliardi per il raddoppio in questa o quella Finanziaria, ma per sbloccare la situazione c'è voluto un autofinanziamento. Il deputato Raffaele Costa con le sue campagne ha bloccato l'«A6», l'ha denunciata, ha fatto volantinaggio ai caselli e ad ogni incidente mortale grida allo scandalo: «Speravamo che la catena di morti si fosse interrotta, ma non è così e tutto questo aggrava la situazione di una provincia di Cuneo sulle cui strade ogni anno ci sono 140 vittime. Questo deve servire di monito a chi sta prendendo decisioni sulla viabilità del futuro». Luca Ferrua Costa: una catena di morti che non si riesce a spezzare I deceduti in 40 anni di funzionamento sono stati 630

Persone citate: Gian Carlo Ruffino, Luca Ferrua, Raffaele Costa