«Ho paura dei pettegolezzi»

«Ho paura dei pettegolezzi» «Sono una mamma e nonna severa, che ama la libertà» «Ho paura dei pettegolezzi» Gae Aulenti: un vizio molto italiano GAE Aulenti è in casa sua a Milano, accanto al suo studio, indossa calzoni blu scuri e camicia blu scura. Fuma una sigaretta Chesterfield senza filtro. E' appena tornata da un lungo viaggio negli Stati Uniti, architetto Aulenti, lavora da un anno a San Francisco per il Museo di Arte Asiatica che possiede una collezione straordinaria di oggetti che vanno dalla Turchia al Giappone, dalla Mongolia all'Indonesia. Ma lei è una specialista di musei? «Sì, mi sono sempre interessata all'arte soprattutto contemporanea. Dopo il Museo d'Orsay a Parigi che ho finito 12 anni fa mi sono procurata la cosiddetta specializzazione che ha fatto esplodere altri incarichi come il Musée d'Art Moderne al Centro Pompidou di Parigi e poi il Palazzo Grassi a Venezia e il Museo d'Arte Catalana a Barcellona, poi il Museo a Istanbul di Arte Contemporanea del quale è stata aperta una prima fase ma la seconda fase adesso è sospesa da quando hanno vinto le elezioni gli islamici che non si interessano all'arte moderna. Oltre al Museo di San Francisco ho anche curato una mostra di arte italiana a New York al Museo Guggenheim». Ma lei lavora poco in Italia. «E' molto difficile lavorare perché anche se si vincono concorsi non è detto che il lavoro si faccia o si fa con tempi di decisione lunghissimi». E i committenti privati? «Con loro tutto funziona molto bene perché sanno quello che vogliono e si fa tutto in tempi brevi perché sanno anche che economicamente conviene». Lavorerà per il Giubileo? «Sì, abbiamo vinto il concorso per la scuderia del Quirinale che diventerà sede di esposizioni temporanee ad altissimo livello». Lei preferisce le opere pubbliche a quelle private? «Sono più interessanti perché per un architetto oltre al fatto di curar- si della forma bisogna occuparsi della rappresentatività del luogo. E, come dire, si vola più alto». Si considera un'intellettuale? «Ma credo di sì. Non si può fare architettura senza conoscere la musica, la filosofia, l'arte, la letteratura». E' appassionata di musica? «Sì, la mia passione si è espressa lavorando nella scenotecnica per le opere». Lei è molto amica di Maurizio Pollini e di Claudio Abbado. «Sì, con Pollini abbiamo fatto un'opera al Festival Rossiniano dove lui per la prima volta dirigeva e io per la prima volta facevo la regia oltre a disegnare le scene. Con Abbado abbiamo lavorato molti anni fa e poi abbiamo fatto "Un viaggio a Reims" di Rossini che ebbe un suc¬ cesso mondiale, da Pesaro alla Scala, a Tokyo, a Vienna...». E i suoi scrittori? «Io leggo molto perché è im alimento del quale non riesco a fare a meno da quando ero piccola e questo riempie i miei momenti liberi». E il cinema? «Mi piace molto, ma anche lì oggi cerco di sapere». E la moda? «Mi incuriosisce molto quello che fanno i designer, che conosco bene come Armani o Miuccia Prada. Mi interessa vedere qual è il filone di ricerca. Mi interessa pochissimo come apparenza. Voglio andare più a fondo». Ma sono bravi? «Quello dove sono bravissimi è il rapporto tra idea, produzione e diffusione. Cosa che il design non ha saputo fare. Il design italiano ha avuto periodi eccezionali ma non come la quantità produttiva che ha espresso la moda». Lei è vanitosa nel vestire? «Ho un solo modo di vestire che è il mio». Prada o Armani? «Nessuno dei due. Per la vita che faccio, una vita molto mobile con molti viaggi, devo avere una componente che non mi butti fuori dalle mie rotaie. E' meglio che apparire in immagini differenti». Però non mi dice come si veste? «Anche se ho cose di Armani, di Prada e di altri sono come mimetizzate dentro a degli Aulenti molto severi». Lei ha una figlia, 2 nipoti. E' mamma e nonna severa? «Dico di sì. Sono severa perché è la mia natura. Non sono severa perché meritano severità. La severità si manifesta nell'approvare una grande libertà perché trovo che è importante per acquisire consapevolezza a tutte le età». I nipoti li vede in vacanza? «Sì, in vacanza e in occasioni sfuggenti perché non abitiamo la stessa città. Man mano -che diventano grandi li si vede meno, ma ci sono lunghe telefonate». Le fa di domenica? «No, alla sera prima di pranzo». Le piacciono i pettegolezzi? (Ride di gusto) «Ne ho assolutamente paura. Il pettegolezzo si infiltra in maniera appiccicosa e non mi piace». Nemmeno con le amiche? «No, non mi viene neanche di accet- tarlo come conversazione. E' un vizio molto italiano ma per fortuna frequento per lavoro altri Paesi dove non si esercita». Qual è il suo Paese preferito e la sua città preferita? «Ho Milano come città di riferimento che mi piace perché è una città dove non ci si ferma. Si viene per partire, e si parte per ritornare. Mi piacciono molto Parigi e New York. A Parigi faccio passeggiate lunghissime. E' l'unica città dov'è naturale camminare». Essere donna ha reso la sua carriera più difficile? «Rispetto alle ambizioni sì. Ci ho messo molti aimi a fare dei lavori importanti", però mi sono mossa in silenzio senza protestare e farmene accorgere». Per tornare a quello che lei ha definito essere diventata la sua specialità, come giudica i musei italiani? «La cosa straordinaria italiana è che oltre ad avere grandi musei come gli Uffizi, Brera e i Musei Vaticani è di avere questa miriade di piccoli musei sparsi per il Paese che sono dei veri e propri piccoli tesori. Se si avesse la possibilità di fare un circuito e renderli tutti appetibili con i servizi corretti sarebbe uno dei cai-atteri maggiori che l'Italia potrebbe avere. Quasi nessuno sa che a Genova esiste il Museo Chiassone di arte giapponese». E' vero che forse ha in progetto di realizzare delle biblioteche municipali a Roma? «Per ora è solo un sogno e mi piacerebbe moltissimo. Anche perché una delle cose archeologiche più belle al mondo è la Biblioteca di Efeso». Alain Elkann Ullmio sogno? Realizzare tante biblioteche municipali a Roma. E vorrei fare un circuito dei piccoli musei gp ej 66 In Italia è molto difficile lavorare I tempi per decidere sono sempre troppo lunghi Non si può fare l'architetto senza conoscere la musica la filosofia, l'arte La lettura è un alimento cui non rinuncio nome .gaetana '"^^^m^A ani) R6«'^nzo:...,...jy»|t^'p:'-'-^«Mlone;ARCHITETTO Hobby; non Solo « A destra l'architetto Gae Aulenti