la crociata del re virtuale
la crociata del re virtuale CASA D'ORLEANS L'erede al trono di Francia festeggia i 90 anni e attacca la politica Ue la crociata del re virtuale II conte di Parigi contro la moneta unica PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE All'armi, miei sudditi. Predica la ribellione anti-euro Henry, conte di Parigi nonché aspirante sovrano. Per festeggiare i suoi primi 90 anni, una sontuosa festa in costume rinascimentale celebrerà oggi ad Amboise - il castello reale in cui morì Leonardo da Vinci - il re virtuale cui le cinque repubbliche successive non sembrano aver incrinato le ambizioni monarchiche. Ma temendo che la fausta ricorrenza si arenasse in un anodino garden party fra salatini, pettegolezzi e fotografi in agguato che spiano i flirt tra i teen-agers della nobiltà, Henry l'anticipa con un'intervista-fiume su «Le Figaro». Titolo: «La Francia ritroverà la sua libertà ribellandosi». Un monarca giacobino? «Monseigneur» - il titolo con cui il deferente intervistatore gli si rivolge - non apprezzerebbe l'analogia con i rivoluzionari che decapitarono (in senso non solo metaforico) la Maison de France. E tuttavia il suo appello (quasi un testamento politico, dirà qualcuno) suona la carica per mobilitare il popolo contro chi lo (mal)governa. La Gauche, innanzi tutto. «La Sinistra oggi al potere non è più nulla, non somiglia a nulla e si dice "plura lista" solo per mascherare la sua totale nullità». E la Destra? «Non ha saputo "digerire" le evoluzioni sociali. Tra la Francia e i leader della Droite c'è un abisso. Al buon senso preferiscono le combines, i mezzucci». E complice la loro ignavia, il Paese corre verso il baratro. «La moneta unica getta l'Europa e la Francia in un'impasse catastrofica». Con il 1° gennaio 1999 - profetizza il Conte di Parigi, che vive a Chantilly ormai orbata degli Azzurri - la nazione cui i Capetingi seppero imprimere «una stabilità politico-economico-culturale» attraverso un «arbitraggio» che «riequilibrava le forze diversive», be' «sarà distrutta». Nientemeno. Uno Stato non è più tale, osserva il novantenne Henry, «se cessa di batter moneta e amministrare la "sua" Giustizia». La parola d'ordine diviene allora «rivolta». Ma ai rivoluzionari che monseigneur le Comte vorrebbe reclutare per la Crociata del Franco, non si chiede un regicidio repubblicano. Inutile assaltare l'Eliseo e Matignon. Bisogna semmai obbligarne gli inquilini a concedere un referendum sull'euro. Come sostiene da tempo il partito comunista. Che dietro «monsignore» faccia capolino il «compagno Henry»? Il fine giustifica i mezzi: meglio l'alleanza oggettiva con i Rossi che «ritrovarsi provincia di un grande magma europeo». Il signor Conte rimpiange de Gaulle, che amò riamato. Quando c'era Lui, almeno, la sovranità non la si negoziava con il primo banchiere di pasaggio. E Mitterrand? «Gli dissi: "Lei ha più poteri di Luigi XIV"». E l'infame «sorrise». Enrico Benedetto Henry, conte di Parigi, anni fa
Persone citate: Comte, Enrico Benedetto Henry, Leonardo Da Vinci, Luigi Xiv, Mitterrand
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