Aut aut di Odierna di Ant. Ram.
Aut aut di Odierna Aut aut di Odierna «Se cade il governo ci prendono a pedate» ROMA. Da Camaldoli, dove i Popolari sono riuniti a convegno, un «no grazie» al neocentrismo. Dall'assemblea dei rinati socialisti di De Michelis, Enrico Boselli, un socialista che è nella maggioranza di governo, respinge l'ipotesi di «apertura alle destre». E' sempre la solidità della maggioranza, alla pre-vigilia della attesa verifica che il presidente del Consiglio Romano Prodi ha fissato per il 14 e il 15 luglio prossimi, l'argomento principe della giornata politica. In una lunga conversazione con Rossana Rossanda del Manifesto, Massimo D'Alema è tornato sul tema caldo del momento: i rapporti con Rifondazione. Nello stesso numero del quotidiano in cui Luigi Pintor difendeva la politica bertinottiana, l'ansia di opposizione se non si imprime una svolta di sinistra al governo, il segretario di Botteghe Oscure, senza mezzi termini, ha detto che se non si trova un accordo con Bertinotti «ci prendono a pedate». Ovvero: «Se il 15 luglio ci presentassimo agli italiani dicendo che la maggioranza che ha sconfitto il centrodestra è finita perché Bertinotti e D'Alema non si mettono d'accordo sulla fase 2, saremmo presi a pedate». D'Alema fa anche un'altra affermazione, assai importante ai fini del rapporto con il parente dell'altra sinistra: «Noi non possiamo avere, dopo lo sforzo del risanamento, un secondo tempo senza riforme». Nell'intervista, durante la quale Rossanda dice che D'Alema le si rivolgeva «come alla zia di Bertinotti», D'Alema ha anche fatto autocritica sull'atteggiamento tenvito da presidente della Bicamerale, dove «il dibattito è stato condotto in modo verticistico e separato: un errore serio». Ma, se le dichiarazioni del segretario diessino fanno da sponda alla corrente cossuttiana di Rifondazione, che preme su Bertinotti affinché non si lasci tentare dalla via dell'opposizione, di certo per il governo alla prova della verifica si aprono anche altri fronti. Il Polo, quando si tratta di criticare la maggioranza, ha sempre fatto notare che essa è disomogenea perché comprende un'arco di posizioni politiche che vanno «da Dini a Bertinotti». E proprio ieri il leader di Rinnovamento Italiano, come già Rifondazione, i Popolari e i Socialisti Italiani, ha presentato le proposte per la nuova fase di rilancio dell'azione di governo. Dini non ha alcuna intenzione «né di spostare a sinistra l'asse del governo, né di punire i ceti medi produttivi», come invece accadrebbe se le proposte di Rifondazione venissero accolte. E propone, per l'occupazione e il rilancio del Mezzogiorno, che sono poi il vero nodo della contesa, flessibilità e facilitazioni contributive e fiscali alle imprese. «Bertinotti dovrebbe, per il bene della coalizione, rinunciare a qualcosa». Pronta la risposta di Bertinotti: «Le nostre richieste non sono un mercato, non sono oggetto di scambi o patteggiamenti». [ant. ram.]
Luoghi citati: Roma
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