II Ppi: no al Grande centro

II Ppi: no al Grande centro I cattolici del centrosinistra: chi osteggia il bipolarismo è un nostalgico II Ppi: no al Grande centro Prodi: l'Ulivo è un modello anche all'estero E POLITICA CAMALDOLI 0, grazie». I cattolici dell'Ulivo respingono le sirene di Cossiga sul «grande centro» e sulle ipotesi di far rinascere la De. Lo fanno dal monastero di Camaldoli (Arezzo), dove si è tenuto un convegno su «Responsabilità e scelte dei cristiani nell'Italia bipolare», organizzato dalla rivista dei Dehoniani «Il Regno». Lo fanno per bocca di Rosy Bindi, di Pietro Scoppola, di Dario Franceschini. Lo fanno senza risparmiare stoccate anche pesanti a quella parte della gerarchia ecclesiastica che da mesi ormai preme per fare uscire il Ppi dalla maggioranza. E, soprattutto, lo fa Romano Prodi che non entra nel merito delle questioni contingenti e quotidiane, ma che rilancia con forza l'idea dell'Ulivo e dello «spirito originario» che ha dato vita alla coalizione di centrosinistra e che ha consentito per la prima volta in Italia di «mettere insieme, attorno ad un progetto comune, di cambiamento del Paese, forze politiche che fino all'89 erano divise dalle ideologie, pur avendo sostanzialmente obiettivi comuni». «L'Ulivo - ha detto con orgoglio Prodi - è un'esperienza a cui guardano ormai con attenzione altri Paesi, compreso il Giappone». Secondo il premier c'è in tutto il mondo l'esigenza di creare un rapporto nuovo tra le forze democratiche e, in questo senso, Prodi ha annunciato l'intenzione di sviluppare il dialogo già avviato con Tony Blair, con Clinton, con il premier brasiliano Cardoso e con altri interlocutori di vari Paesi. Prodi ha parlato della crisi di rappresentatività dei partiti. Ha detto che stanno emergendo altri soggetti sociali come il terzo settore, le lobbies e le forme di auto-organizzazione. E, rilanciando di fatto anche l'idea del bipolarismo, ha attribuito alla coalizione il «ruolo più ampio di fare la sintesi di tutte le mediazioni politiche verso il Governo». Il premier ha teso la mano a Rifondazione («la coalizione ha bisogno di tutte le sue componenti»), ha parlato della situazione drammatica in cui si trovava il Paese quando l'Ulivo è salito al governo. Ha parlato del futuro e del problema giovanile («uno dei grandi obiettivi su cui mobilitare il Paese»). «Abbiamo ereditato - ha detto Prodi - un arto rattrappito. Per rirpristi narne la funzionalità ci vuole tempo, cosa che pare non ci vogliano dare». Sul tema specifico del convegno, cioè sul ruolo dei cristiani, il premier ha detto che l'Ulivo è servito anche «per mettere fine ad una divisione politica tra laici e cattolici che non aveva più senso». Infine, a proposito di chi «rappresenta veramente in politica i valori cristiani», Prodi non ha risparmiato una frecciata a Berlusconi: «Dovremmo vedere concretamente, spulciando quella che è stata in concreto l'attività in Parlamento e nelle commissioni, quali forze politiche si sono impegnate per difendere quei valori». E a chi ipotizza misteriosi retroscena sull'assenza di Marini al convegno, Prodi spiega che è dovuta «solo a ragioni famigliari». Più specifici (e anche più duri) gli interventi degli altri oratori, con Rosy Bindi che ha perfino «scomodato» lo Spirito Santo per rintuzzare le polemiche sollevate nelle settimane scorse dai vescovi più «conservatori». dea, data per scontata in molti ambienti, secondo cui «il Ppi sta al governo ed i cattolici stanno col Polo». Niente di più sbagliato, secondo il professore. E cita i risultati di una indagine svolta dall'Istituto Cattaneo di Milano, secondo la quale il partito più cattolico di tutti è il Ppi, il partito che singolarmente ha più voti cattolici è Forza Italia, ma la coalizione alla quale i cattolici hanno dato in massima parte il loro consenso è l'Ulivo. Dunque, dicono i popolari, la strada intrapresa è quella giusta. E non basterà Cossiga a farla cambiare. [r. i.] Ancora più esplicito nei confronti della presidenza della Cei è l'attacco di Dario Franceschini (vicesegretario Ppi) a «quanti continuano a pensare ad un mondo ancora diviso in blocchi e dimostrano così di vivere di nostalgie e di essere incapaci di guardare avanti. Gente che - secondo Franceschini - dice no al bipolarismo perché ne vorrebbe un altro diverso da quello presente. Si tratta di personaggi che cercano di creare il futuro sulle loro nostalgie, mentre invece è importante rivalutare il ruolo dei cattolici in questo bipolarismo». Nel suo intervento lo storico Pietro Scoppola ha respinto l'i¬ Il presidente del Consiglio Romano Prodi è intervenuto al convegno a porte chiuse di Camaldoli sulle responsabilità dei cattolici nel sistema bipolare

Luoghi citati: Arezzo, Giappone, Italia, Milano, Rifondazione