Al papà il perdono arriva al funerale

Al papà il perdono arriva al funerale Catania, dopo il dramma del bimbo morto perché dimenticato in auto l'uomo è ancora sotto choc Al papà il perdono arriva al funerale Davanti alla bara bianca la riconciliazione dei coniugi CATANIA NOSTRO SERVIZIO Cercano il perdono gli occhi di Salvo Deodato dentro la chiesa di San Camillo dove ieri si sono celebrati i funerali del piccolo Andrea, morto per ustioni gravi dopo essere stato dimenticato dal padre dentro l'automobile. Seduto accanto alla moglie Maria Giovanna Augugliaro, l'ingegnere fisico Salvo Deodato quasi accarezza con il proprio corpo la bara bianca. Quando dopo la comunione don Franco Venturino, parroco della chiesa di San Camillo, invita i fedeli a scambiarsi un segno di pace, Maria Giovanna si gira verso il marito e lo abbraccia a lungo. Il perdono, dopo la tragedia costata la vita al bimbo di appena 20 mesi, sta in questo abbraccio commosso a pochi centimetri dalla piccola bara bianca. Dieci, cento abbracci da parte degli amici della famiglia - alla fine della cerimonia funebre - sono per Salvo, nei cui occhi scavati dentro una barba folta si legge la disperazione del dolore e della colpa. «Non fermatevi a guardare solo quel particolare, la morte di Andrea» ammonisce il prete nell'omelia. «La verità - aggiunge - è nella totalità, quello che è avvenuto sarà espiato con il dolore». A Salvo Deodato, uomo di fede così come la moglie Maria Giovanna, il parroco rivolge parole di affetto osservando che il cuore stesso del cristianesimo sta nell'immagine di un padre vivo che piange la morte di suo figlio e di una madre affranta e disperata ai piedi della Croce. «Non cerca colpevoli la tragedia che piangiamo» commenta l'arcivescovo di Catania Bommarito, che prima della Messa ha incontrato i coniugi Deodato per portare loro «tutte le lacrime della Chiesa catanese». Salvatore Deodato, 37 anni, ingegnere fisico impiegato presso la St Microeletronics eh' Catania, ha ricevuto l'invito a comparire dal magistrato che conduce l'in- chiesta, il sostituto procuratore presso la pretura Maria Pia Urso. L'interrogatorio, annunciato per ieri mattina, è stato rinviato perché l'uomo non si è ancora ripreso dallo stato di choc dopo quello che è avvenuto. Dal magistrato, invece, si è recata la madre del piccolo Andrea, Maria Giovanna, 34 anni, avvocato, per chiedere che al suo bambino venisse evitato il tormento dell'autopsia. «Voglio il mio bambino» ha ripetuto ossessivamente in lacrime davanti al magistrato «per favore ridatemi il mio bambino». E' bastata l'ispezione esterna del cadavere per chiarire al medico legale Carlo Rossitto le cause che hanno provocato quella fine atroce. Andrea è morto per una ipertermia, un eccesso di calore che ha prima piegato il corpicino del piccolo per poi provocare un edema cerebrale. Sul corpo erano ancora evidenti i segni delle cinture di sicurezza del seggiolino dov'era stato sistemato per essere accompagnato all'asilo nido. «Se era bello, Andrea? - risponde commossa una vicina di casa della famiglia Deodato, in attesa di un bambino -. Lo vedevo tutti i giorni e pregavo Dio che il mio figlio in arrivo gli somigliasse, con quei riccioli biondi e quegli occhi azzurri. Un angelo in terra». All'asilo nido «C'era una volta», distante poche centinaia di metri dall'abitazione dei Deodato, venerdì non avevano fatto caso all'assenza del bambino. «Con quel caldo, pensavo che i genitori avessero deciso di lasciarlo a casa - spiega Tea, una delle puericultrici -. Alle 14 invece ho visto la mamma di Andrea che chiedeva di suo figlio. E' sbiancata in viso quando le abbiamo detto che il piccolo non c'era». Proprio dall'asilo nido Maria Giovanna Augugliaro ha chiamato al telefono il marito. «Perché Andrea non è qui?». La risposta è arrivata dopo alcuni attimi di silenzio: un urlo disperato e la corsa inutile verso l'auto. Nicola Savoca II parroco: quello che è avvenuto sarà espiato con il dolore Il vescovo: non cerca colpevoli la tragedia che piangiamo

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