Arresti a casa per il papà dei Nannini

Arresti a casa per il papà dei Nannini Crac a Siena Arresti a casa per il papà dei Nannini SIENA. Un conto «goloso», fin troppo, capace di inghiottire montagne di soldi. E poi le aziende che si sovrappongono, si spandono, si riducono, si acquistano e si rivendono con grande elasticità. Finisce agli arresti domiciliari Danilo Nannini, settantasettenne patron del panforte senese, padre del pilota di Formula 1 Alessandro, di Gianna Nannini, star del rock italiano, padre del Ricciarello, il dolcino più amato dagli italiani. L'accusa per lui è di bancarotta fraudolenta ed è stata formalizzata al gip dal sostituto procuratore di Siena Roberto Rossi al termine delle inchieste condotte dalla Digos sui movimenti societari della «Nannini dolci italiani». Il gip ha emesso ieri l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per Nannini, in considerazione dell'avanzata età e per gli altri due amministratori di industrie dolciarie consociate Mario Mauri e Alberto Franchi. L'inchiesta nasce dal fallimento della «Nannini dolci italiani», uno dei soggetti di una jointventure che nel '95 creò rapporti commerciali fra la società «Corona 1888» di Alberto Franchi, con sede a Terni, rapporto che favoriva uno scambio tecnologia-capitale in marchi tedeschi. «Nannini dolci italiani» aveva inglobato, con l'acquisto delle quote societari per 1 mibardo e 400 milioni di lire, la «Nannini dolci senesi». Quel prezzo venne rivalutato fino a 3 miliardi di lire da una finanziaria romana, rivalutazione che venne pagata nonostante il bilancio in rosso. Il denaro, secondo quanto ricostruito dalla Digos, filtra attraverso un conto a doppia intestazione - Nannini dolci italiani e Corona 1888 -, un conto che viene definito «buio», capace, secondo gli inquirenti, di «inghiottire» il denaro e far sparire tutto. «Nannini dolci italiani» fallisce: al momento del fallimento ritira il capitale in marchi messo nella joint venture con Corona 1888 e lo cede a un'altra società. [c. e]

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