Per fuggire, ladro diventa assassino di Paolo Colonnello

Per fuggire, ladro diventa assassino Sorpreso mentre rubava in un capannone del Varesotto, ha fatto fuoco sul militare Per fuggire, ladro diventa assassino Varese: muore un carabiniere VARESE DAL NOSTRO INVIATO E' l'una e trenta di notte quando la radio della pattuglia di carabinieri in servizio a Caronno Pertusella, gracchia per un nuovo intervento. Un'operazione di routine, quasi banale: bisogna acciuffare un ladruncolo che si è infilato nel capannone di una fabbrica dismessa. Un ladro un po' strano, che forse ha sbagliato indirizzo, perché a Caronno lo sanno tutti che quella fabbrica, la Codelfa, specializzata nella produzione di cavi di rame per la Telecom, ormai è chiusa e dentro non c'è più nulla da rubare. Invece quel ladro è un killer spietato, che non esiterà a far fuoco uccidendo uno dei due carabinieri corsi ad arrestarlo. Il capopattuglia Giovanni Palermo, 35 anni, montato in turno da appena un'ora, ripassa con la sua gazzella a tutta velocità sotto casa, dove da poco ha lasciato assonnate la moglie Maria e la sua bimba di due anni. La fabbrica dismessa è proprio lì, a due passi dalle case popolari in cui con la sua famigliola si è trasferito da marzo, non più di 3-400 metri verso la periferia di questo paesone addormentato. L'appuntato Palermo ferma la macchina poco distante dal cancello della fabbrica, in via Oberdan, una strada buia sulla quale si affacciano altri palazzoni popolari. Ad attenderli c'è già un equipaggio della «Vedetta Lombarda», un istituto di guardie giurate avvertito dagli stessi carabinieri che hanno chiesto di mandare sul posto qualcuno in attesa dell'arrivo della pattuglia. Palermo lascia il collega Marco Zumino in auto e si avvia verso la cancellata dello stabili- mento. La pistola in mano, il colpo in canna: non è l'esperienza che manca a Palermo, in servizio nell'Arma da 12 anni. L'appuntato oltrepassa la cancellata già aperta dalle guardie giurate e da solo si avvia verso il portone di feiTO del capannone. Lo spalanca. Ma non ha il tempo di guardare dentro. Una raffica di proiettili lo colpisce in varie parti del corpo. 4-5 colpi che il bandito acquattato nell'ombra lascia partire da una calibro 9. Un proiettile raggiunge l'appuntato Palermo dritto al cuore: ammacca il distintivo della Regione Lombardia che il militare porta al petto e lo uccide all'istante mentre dalla sua pistola partono due colpi, forse, dirà più tardi il colonnello Pietro Dattuomo, comandante provinciale dell'Arma, esplosi «in causa mortis». Si scatena l'inferno. Sotto choc, il carabiniera Zummo e le due guardie giurate sparano all'impazzata, ma incredibilmente il bandito, che nasconde il volto con una calzamaglia, riesce ad allontanarsi uscendo proprio dal cancello principale della fabbrica. Percorre una decina di metri e attraversa i binari della ferrovia. Poi scavalca la recinzione in plexiglas di una villetta dall'altra parte della massicciata. Si ferisce alle mani. Forse si è storto una caviglia o forse un proiettile lo ha colpito a una gamba. Ora zoppica e il cancello della villa è troppo alto per essere scavalcato. Proprio in quell'istante fa ritorno nella casa Pierluigi Baresi, 32 anni. Sente i due cagnolini della villa ringhiare, si accuccia per accarezzarli. E quando si rialza scopre di avere una pistola puntata alla tempia. Il bandito lo minaccia: «Aprimi la porta e non ti succederà niente», dice in un italiano senza particolari accenti. Il giovane ubbidisce. L'uomo, ormai a viso scoperto, si allontanerà velocemente lungo la provinciale che porta a Cesate, visto da altre due testimoni di alcune case vicine, svegliate dai colpi d'arma da fuoco. Saranno loro, e soprattutto Baresi, a fornire nella notte l'esatto identikit del malvivente: un uomo tra i 30 e i 40 anni, di corporatura robusta, vestito con una maglietta scura e dei jeans blu, carnagione chiara, statura media, capelli rosso chiaro. Ma su questo particolare non c'è certezza: forse il giovane è stato tratto in inganno dai riflessi di una luce che in quel momento il¬ luminava il cortile della villa. Scatta una gigantesca caccia all'uomo con perquisizioni in tutta la zona ma che per tutta la giornata non darà alcun esito. Il confine con la Svizzera è relativamente vicino: 20 minuti d'auto e si arriva a Chiasso. Ma gli investigatori non perdono le speranze. «Di certo non si tratta di un semplice ladro - dice il colonnello Dattuomo -: un professionista si sarebbe fatto arrestare, sapendo che avrebbe rischiato massimo due giorni di galera. E soprattutto non avrebbe organizzato un furto annato di pistola». Ogni ipotesi è buona: dal latitante soipreso mentre cercava un rifugio, a un balordo pronto a tutto. Paolo Colonnello Uno strano furto: l'edifìcio scelto era vuoto da alcuni anni C'è un identikit del bandito L'appuntato Giovanni Palermo, 35 anni, padre di una bimba. A sinistra: il luogo dell'omicidio

Persone citate: Caronno, Dattuomo, Giovanni Palermo, Pietro Dattuomo

Luoghi citati: Caronno Pertusella, Cesate, Lombardia, Palermo, Svizzera, Varese