«Gli sbarchi? Colpa vostro»

«Gli sbarchi? Colpa vostro» «Più volte abbiamo chiesto a Roma di aiutarci nei controlli» «Gli sbarchi? Colpa vostro» L'accusa di Tunisi: non ci date assistenza NORDAFRICANO TUNISI DAL NOSTRO INVIATO Aiutateci, invece di inseguire fantasmi. Un compito signore che si chiama Ali Saouche e in Tunisia è ministro dell'Interno lancia più o meno questo messaggio. E spiega come il governo tunisino non si senta per nulla colpevole: le preoccupazioni italiane lo coinvolgono ma non paiono preoccuparlo, poiché le sue posizioni sono molto nette. Si possono sintetizzare così: il problema dei clandestini in Italia non è certo dovuto alla Tunisia, che anzi fa più di quanto dovrebbe. E se poi davvero noi fossimo interessati a stroncare il fenomeno, perché non abbiamo fornito a Tunisi la collaborazione richiesta? Che tipo di collaborazione, signor ministro? «Questo Paese ha 1300 chilometri di coste ed un porto ogni quaranta chilometri: noi sorvegliamo attentamente attraverso la Gendarmeria e la Marina, continuiamo a compiere il nostro dovere fino in fondo, impieghiamo nei controlli migliaia di uomini e montagne di danaro. Ma come l'Italia sa bene, non esiste Paese rivierasco che possa tenere assolutamente chiuse le proprie frontiere. Abbiamo chiesto più volte al vostro governo di cooperare, di fornirci mezzi per rendere i controlli ancora più efficaci. Non c'è mai stata risposta anche se da Paese amico continuiamo a tenere stretti contatti ed a migliorare il dialogo». Ma perché il governo italiano rifiuta di intervenire lì dove sarebbe suo interesse farlo? «Noi non lo sappiamo. Vorrei però dirle che il grande traffico di clandestini in Italia non passa certo attraverso la Tunisia. Al contrario. Noi abbiamo intensificato i controlli, le posso dire che appena l'altro ieri abbiamo intercettato un battello diretto in Sicilia con 52 clandestini a bordo, che negli ultimi quattro anni, abbiamo bloccato più di 8600 persone che stavano tentando la stessa avventura. E tutto questo, ripeto, con mezzi scarsi. La Tunisia deve destinare i suoi fondi alla crescita, non può perdere i contatti con l'Europa, eppure continuiamo a fare tutto il nostro dovere». Forse le pene che irrogate non scoraggiano l'emigrazione clandestina. «Invece sono molto dure. Da quindici giorni a sei mesi di carcere per chi viene scoperto una prima volta, da sei mesi ad un anno per i recidivi, pene molto più alte per i comandanti dei battelli...». Qualcuno in Italia ipotizza invece che voi lasciate che l'ondata dei clandestini si abbatta sulle nostre coste proprio per sollecitare aiuti. «Non è questa la nostra linea, le cifre che le ho appena fornito lo confermano E' il momento di rivedere certe false idee, e poi è facile verificare ciò che dico: basta andare a vedere i nostri porti per accorgersi che non sono dei caravanserragli ma strutture organizzate e sorvegliate con efficienza. Naturalmente, controllare ogni approdo ed ogni battello è impossibile, da noi come da voi». Dunque, senza altri mezzi e maggiore collaborazione non c'è da sperare in nulla. In questa chiave, cosa pensa dell'idea che si sta facendo strada in Europa, quella di un controllo internazionale di Adriatico e Jonio, i nuovi «confini di Schengen»? «Penso che si tratti, appunto, di un problema europeo. Il mio Paese continua a fare il suo dovere e continuerà a farlo da Stato sovrano. Poi, quel che accade nelle acque intemazionali ci riguarda meno». Ma sarà possibile trovare una soluzione solo attraverso i controlli? «L'ho detto prima, un Paese rivierasco non riuscirà mai a blindare le proprie frontiere. Qui da noi e nel Mediterraneo la navigazione è libera in misura quasi totale. E' perfino scontato aggiungere che d'estate è più facile andare per mare, il traffico si moltiplica: chi può radiografare ogni peschereccio, ogni singolo battello?». Un'ultima domanda: fra le voci che si erano diffuse in Italia una voleva che migliaia di curdi fossero qui, in attesa di un «passaggio» verso le coste italiane. «Ed io che faccio il ministro dell'Interno le rispondo che in tutta la mia vita in Tunisia non ho visto un solo curdo». Giuseppe Zaccaria «Ci sono 1300 chilometri di coste e decine di porti: difficile sorvegliarli» «Per chi favorisce l'emigrazione clandestina ci sono pene severe» e e n o o a n e l o il; 8 w ' / C m l >' si -: «, i dd«lcUn Uno sbarco di clandestini nordafricani in Sicilia

Persone citate: Ali Saouche, Giuseppe Zaccaria