Quirinale, parte il foto-candidati

Quirinale, parte il foto-candidati ALLEANZE TRASVERSALI Quirinale, parte il foto-candidati Favoriti Mancino e Amato, ma c'è anche Scalfaro ROMA EL bel mezzo del fallimento della Bicamerale il segretario diessino Massimo D'Alema, arrabbiato con Silvio Berlusconi che quel naufragio aveva provocato, pronosticò al Cavaliere un futuro politico da isolato. «Ha fatto una scelta sbagliata - disse - una specie di suicidio perché così si mette fuori dai giochi». Lì dove per giochi si intendevano anche quelli per il Quirinale. Andare avanti a colpi di maggioranza su tutto, dalle riforme istituzionali alle elezioni del presidente della Repubblica: era questa la minaccia che Botteghe oscure ventilava all'indirizzo del leader di Forza Italia. Ma si trattava di qualche tempo fa, di una reazione a caldo provocata dal fallimento del progetto che stava tanto a cuore a D'Alema. Da allora, molte settimane sono trascorse, gli animi si sono se non raffreddati quanto meno intiepiditi, e nella Quercia hanno mutato opinione. E' stata anche la vicenda Nato a suggerire ai diessini che l'idea di eleggere un capo dello Stato senza l'appoggio dell'opposizione non può portare a nulla di buono. Sì, perché questo significherebbe sottostare ai condizionamenti di Fausto Bertinotti. 0, peggio ancora per Botteghe oscure, svincolarsi da Rifondazione andando a finire nelle braccia di Cossiga e ottenendo che magari l'Udr ridiventi l'arbitro della situazione. «Cossiga tenta di metterci all'angolo», è il ragionamento del leader della Quercia, che non intende regalare all'ex capo dello Stato un'altra occasione dopo quella della Nato. Tra l'altro - e questa è una circostanza da non sottovalutare, anzi - le votazioni presidenziali sono a scrutinio segreto e quando è così può accadere veramente di tutto. E allora? Allora questo significa che il futuro inquilino del Colle, chiunque egli sia, deve sperare nell'appoggio di Berlusconi. Il quale Berlusconi un segnale, dalle colonne del «Foglio», lo ha già mandato, seppure in maniera alquanto indiretta. In un'intervista al quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, il Cavaliere ha spiegato: «Andiamo verso l'elezione del nuovo presidente della Repubblica e di un nuovo Parlamento europeo: la comunanza di valori e programmi popolari eu ropei avrà il suo spazio e dovrà contare il giusto nelle prossime scadenze politiche». Queste frasi, rilasciate proprio al giornale che nelle scorse settimane aveva fatto intendere di gradire la candidatura di Nicola Mancino al Quirinale, sono state interpretate come un'apertura di credito del leader di Forza Italia nei confronti del presidente del Senato. E Mancino ha molte possibilità, sebbene abbia dei «nemici» proprio nel suo partito, il ppi di Marini. Ma c'è chi pensa, dentro le file dei ds non dalemiani, oltre che nell'ala laica di Forza Italia, a un altro nome, quello di Giuliano Amato. L'ex esponente socialista riassume in sé diverse «doti» che lo rendono un papabile. Innanzitutto viene dalla sinistra e il segretario della Quercia voleva assolutamente coinvolgerlo nella «Cosa due», perciò per Botteghe Oscure sarebbe difficile ora sbarrargli il passo. Ma Amato è anche colui che, da presidente dell'Antitrust, ha «difeso» Berlusconi leader di Forza Italia e patron di Mediaset. Di più : l'ex dirigente del Garofano potrebbe riuscire gradito pure al mondo cattolico che non dimentica le sue critiche all'aborto. Insomma, Amato avrebbe diverse «chances». Inclusa quella fornitagli dalla regola (mai scritta, ma molto praticata) secondo cui se una laico sale al Quirinale, a palazzo Chigi è opportuno che vada un cattolico: una regola che servirebbe a «stoppare» D'Alema. E un'eventualità del genere, ai nemici interni ed esterni del segretario della Quercia, non dispiacerebbe affatto. Comunque, su questo progetto, accarezzato da una parte della sinistra e da una fetta del Polo, si cerca di mantenere il massimo riserbo, al fine di non bruciare una candidatura che andrebbe preparata (innanzitutto convincendo il diretto interessato, che dalla politica attiva si è voluto affrancare, ad intraprendere una simile avventura). Ma se Amato è l'«outsider» che, a sorpresa, potrebbe irrompere nella contesa del Colle, di possibili candidati ve ne sono altri. Che dire, per esempio, di Scalfaro? L'attuale capo dello Stato, da qualche tempo in qua, non si stanca di ripetere che lui non ha la minima intenzione di prolungare la sua permanenza al Quirinale. Il presidente lascia intendere chiaramente che non aspira a questo obiettivo. Però, le indiscrezioni che circolano nel Transatlantico, forniscono un'altra versione. Il «tam tam» di Montecitorio racconta che l'ipotesi di rielezione di Scalfaro (che era legata alla Bicamerale) non è tramontata. Se a settembre maggioranza e minoranza riallacciassero i fili delle riforme istituzionali, allora l'attuale capo dello Stato potrebbe essere il candidato adatto, in una fase necessariamente di transizione in cui le forze politiche sarebbero impegnate a ridisegnare la Costituzione. E siccome pare che D'Alema non disdegnerebbe l'eventualità di riaprire il confronto sulle riforme istuzionali, una prospettiva del genere non è del tutto campata in aria. Sarà per questo, forse, che il presidente della Repubblica, da quando la Bicamerale è defunta, continua ad invitare le forze politiche a riprendere il dialogo e ripete che le riforme istituzionali vanno fatte, e sono importanti? Certo, Scalfaro ha uno svantaggio: non sembra essere nelle grazie di Berlusconi, ma l'inquilino del Colle continua ad avere colloqui e incontri quasi periodici con Gianni Letta. Un altro personaggio politico di cui si era fatto il nome è Luciano Violante. Rifondazione comunista (il capogruppo Oliviero Diliberto in testa) lo ha accusato di voler riscrivere la storia del fascismo per ingraziarsi An e ottenerne i voti. Ma la sua uscita dell'altro giorno sul Cavaliere provoca dei dubbi. Definire i problemi di Berlusconi con la giustizia «affari criminali» e poi sperare nei suoi voti? Improbabile, se non impossibile, e infatti il presidente dei deputati forzitahsti Peppe Pisanu, maliziosamente, ha commentato così quelle frasi del presidente della Camera: «Evidentemente Violante ha capito di aver perso la corsa al Quirinale». Maria Teresa Meli Robert Hue, segretario dei comunisti francesi incontra il leader di Re e poi dice: «Non vedo grandi differenze tra voi e Botteghe Oscure» A sinistra: il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Sopra: il palazzo del Quirinale A destra: Giuliano Amato Il presidente del Senato Nicola Mancino autorevole candidato alla successione di Scalfaro

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