D'Aleniti: un dovere l'accordo con Bertinotti

D'Aleniti: un dovere l'accordo con Bertinotti La verifica va avanti in un clima più disteso, decisivo il «parlamentino» di Rifondazione D'Aleniti: un dovere l'accordo con Bertinotti «Ma nessuna assunzione per l'Agensud» ROMA. Nessuno pensa ad un'altra maggioranza, «l'unica possibile è questa» dice anche Lamberto Dini, e se la verifica fissata ieri da Prodi per il 14 luglio dovesse sortire esiti negativi si andrebbe alle elezioni. Così almeno la pensa Franco Marini, nell'evidente intento di «pungolare» Prodi a cercare la via del riformismo possibile, e possibilmente gradito a Rifondazione. Ieri è stata una giornata, come spesso negb ultimi tempi, di incontri e contatti. Ci si è messo anche Robert Hue, il segretario dei comunisti francesi, che da tempo governa con la sinistra di Lionel Jospin. Dopo aver visto Bertinotti, ha incontrato D'Alema e poi Prodi. E, a sorpresa, Ha spiegato che lui non vede tra Botteghe Oscure e Rifondazione «tutte queste differenze». Hue si è guardato bene dal consigliare Bertinotti di andare al governo: una domanda che i gior¬ nalisti gli hanno rivolto perché da alcuni giorni è ripresa a circolare l'ipotesi di un rimpasto di governo, successivo alla famosa verifica. La prossima settimana sarà in qualche modo decisiva: ma già questa, che si chiude con il Comitato politico nazionale, il «parlamentino» di Rifondazione, porta con sé i suoi segnali. I quali sono tutti in direzione di una distensione. Ieri D'Alema è tornato a gettare acqua sul fuoco, pur chiudendo le porte alle assunzioni modello Iri reclamate da Bertinotti, e da lui stesso non escluse tre giorni prima. In un intervento sull'Unità ha ribadito: «Abbiamo il dovere di conciliare la nostra piattaforma riformatrice con posizioni più conservatrici presenti nella maggioranza, e segnatamente in Rifondazione comunista: con Bertinotti dobbiamo trovare un'intesa se non voghamo buttare a mare, insieme alla governabilità, un pezzo della credibilità della sinistra italiana». Frasi che concedono al «nemico» dell'altra sinistra lo spazio per avviare una trattativa, sia pure obtorto collo. E infatti Bertinotti ha alzato gli scudi: «Abbiamo pungolato troppo poco il governo», è tornato a ripetere. Ieri Bertinotti era a Napoli, e ha spiegato le ragioni del proprio pessimismo sulla verifica: «Il governo non ha ancora avanzato proposte, noi ne abbiamo presentata una ma non abbiamo ricevuto risposte. Noi lavoriamo per una svolta, ma se essa non dovesse esserci, il rischio per il Paese è reale». Al «pessimismo» di Bertinotti ha fatto eco quello di Marini: «Vorrei vedere Prodi più attivo: ha governato bene, adesso deve prendere l'iniziativa». Marini ha raccontato in un'intervista a Repubblica di aver trovato Bertinotti «disponibile», e di'non credere che la mag¬ gioranza sia vicina a una rottura, perché non ne esiste una di ricambio. Uno spiraglio previsionale sull'esito della verifica lo si avrà alla fine della due giorni, oggi e domani, in cui si riunirà il Comitato politico di Rifondazione, chiesto e ottenuto da Cossutta per fare chiarezza sul mandato che poi il segretario avrà per andare a sedersi al tavolo della trattativa con la maggioranza di governo. Pare certo che alla fine, come sempre nella storia del piccolo partito di viale del Policlinico, si troverà una linea unitaria. Ma intanto, significativamente, girano le «conte» tra gli schieramenti: sia i bertinottiani, favorevoli a un mandato ampio, anche per la rottura con Piodi, sia i cossuttiani, meno favorevoli alla crisi, ritengono di avere la maggioranza. Di certo, un ruolo chiave lo giocherà la minoranza, 45 membri su 330, di Marco Fer¬ rando e Livio Maitan. Una minoranza che però potrebbe a sua volta suddividersi in due tronconi. Intanto, in attesa della verifica, anche altre forze politiche preparano il proprio documento: ieri è stato la volta di Boselli, che ne ha anche parlato con Prodi. I Socialisti Italiani non sono disposti a «rinunciare alla laicità dello Stato» su temi quali la scuola e la bioetica. Mentre Lamberto Dini, nelle vesti di leader di Rinnovamento Italiano, ha fatto sapere che «il programma del governo non si cambia per dare spazio a Rifondazione». Di fronte alla verifica che sarà lunga e difficile, il governo si compatta. Ieri Pierluigi Bersani ha respinto l'ipotesi di un rimpasto, e Rosy Bindi ha sostenuto che «il Paese ha bisogno di stabilità, e di un governo sostenuto da questa maggioranza, di cui anche Rifondazione fa parte». [ant. ram.] Il leader dei Democratici di sinistra Massimo D'Alema

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