«I rifiuti? Nell'ascensore» di Fra. Gri.
«I rifiuti? Nell'ascensore» «I rifiuti? Nell'ascensore» Ecco l'elenco dei guai, dai topi al sistema antincendio senz'acqua ROMA. Le malattie del Policlinico, che hanno spinto la magistratura romana a decidere per il sequestro preventivo, sono un lunghissimo elenco di malfunzionamenti, di inefficienze, di inerzie. Il primo dei problemi è l'impianto antincendio: esiste, ma non è collegato alla rete idrica. Cioè, banalmente detto, non c'è l'acqua. Atroce scoperta dei vigili del fuoco, di qualche tempo fa. Ricorderete l'allarme ai tempi della camera iperbarica di Milano, quella che andò a fuoco e senza impianto antincendio. «Stanno procedendo i lavori. L'allacciamento ancora non funziona. E comunque è chiaro che poi l'impianto dovrà essere collaudato, essendo stato costruito da molto e mai più seguito», dice Riccardo Fatarella, l'amministratore straordinario che da ieri è anche custode giudiziario del complesso. In termini giuridici, si tratta di violare una buona serie di norme. Il codice penale, articolo 451, che punisce con la reclusione fino a un anno chi «per colpa omette di collocare, ovvero rimuove, o rende inservibili, apparecchi o altri mezzi destinati alla estinzione di un incendio». Ma anche la legge 626/94 sugli «obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto» alla sicurezza nei posti di lavoro. Infine una recentissima direttiva europea. «Ma non sottovaluterei i cornicioni pericolanti e le prese elettriche che non sono affatto a norma», butta lì Fatarella. Secondo problema, e la motivazione del giudice ne parla diffusamente, è la questione igienico-sanitaria. Sì, perché a dispetto del prestigioso nome, al Policlinico di Roma non si seguono a puntino le buone norme della pulizia. Basti dire del famoso «bacillus cereus», presente nella sala operatoria di oftalmologia, che infettò alcuni pazienti operati agli occhi. Ma poi gli amministratori spiegano a denti stretti che «non si rispettano molti circuiti sporco-pulito». Vuole dire, fuori di gergo ospedaliero, che la spazzatura e i panni sporchi vengono accantonati e trasportati in corridoi e ascensori che invece dovrebbero essere destinati ai degenti. Figurarsi la gioia di bacilli e virus. Quello che non si fa al Policlinico da almeno 50 anni, insomma, e la struttura umbertina ne risente vistosamente, dovrebbe ora affrontarsi con provvedimenti d'urgenza. Il custode giudiziario Fatarella, che da commissario straordinario s'è reso conto che avrebbe lottato invano per i prossimi quattro-cinque anni, sostiene che si dovrebbe fare in tempi accelerati. Il curatore promette tra sette giorni un piano per la ristrutturazione: evidentemente è quel piano di lavori da 180 miliardi, già annunciato, che ora viene ritirato fuori. In questo contesto, non si può sottovalutare la questione delle sale operatorie. Tipo quella dove i Nas trovarono le trappole per topi sotto i lettini. «Sulle 60 del Policlinico, ce ne sono sette-otto che erano state chiuse dalla magistratura. Qualcun'altra l'avevamo appena restaurata e riaperta. Da oggi però sono tutte sotto sequestro», spiega ancora Fatarella. [fra. gri.]
Persone citate: Fatarella, Riccardo Fatarella
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