« Così il deserto ci assedierà » di F. Ama.
« Così il deserto ci assedierà » « Così il deserto ci assedierà » L'Sos del climatologo: un futuro torrido BOLLENTE ROMA I TALIA meridionale a rischio S desertificazione: questa è la minaccia che si nasconde dietro il gran caldo di questi giorni, secondo Vincenzo Ferrara, esperto di problemi del clima dell'Enea. Caldo record quest'estate, avvertono i meteorologi. Non è la prima volta. Potrebbe essere l'ultima? Oppure il futuro ci riserva una lunga serie di estati record? «La tendenza in atto è piuttosto chiara al riguardo. Il pianeta va incontro a un riscaldamento globale, diverso da zona a zona con un aumento medio di un grado e mezzo, due gradi. L'aumento è più elevato ai poli, così come le piogge si intensificano nelle zone settentrionali. Le basse latitudini sono invece soggette al rischio di desertificazione. Il Mediterraneo, l'Italia meridionale corrono questo pericolo». Da che cosa è causato questo pericolo? «Vari fattori concomitanti sono alla sua origine. L'aumento della popolazione provoca un'intensificazione dell'attività umana. Da ciò scaturisce un mutamento della natura del territorio, una dnninuzione della biodiversità, un incremento delle emissioni di gas a effetto serra. Tutto questo influisce sul clima». A ripercorrere il cammino della storia si ha la sensazione che questo processo sia in corso già da millenni. Un tempo il centro del mondo era collocato intorno alle fasce tropicali. «E' così. Seimila anni fa gran parte del deserto del Sahara era una terra fertile, coltivata. Il cambiamento del clima e l'uso scorretto delle tecniche dell'agricoltura hanno provocato una progressiva desertificazione. Lo stesso è accaduto in Egitto, dove, quando vi fiorì la civiltà dei faraoni, vi era acqua in abbondanza. Ora, invece, proprio l'acqua rappresenta uno dei maggiori problemi dell'Egitto». Il centro del mondo, nel frattempo, si è spostato più a Nord. «La tendenza futura è questa: i Paesi del Nord, già ricchi, diventeranno ancora più ricchi, i poveri sempre più poveri. A meno che non si riesca a intervenire». In che modo? «Sul nostro pianeta da sempre sono in corso cambiamenti. Non si deve dunque pensare di poter mantenere immutata la Terra. In precedenza però le trasformazioni erano graduali. Gli esseri umani avevano il tempo di adattarvisi. Negli ultimi tempi, invece, stiamo assistendo a un'accelerazione insostenibile delle trasformazioni. Né gli uomini né gli animali sono in grado di assuefarvisi. Soltanto gli insetti e i batteri. E' necessario, dunque, rallentare il processo». Ci si può riuscire? «Sì, se vi è un impegno globale, a livello internazionale e singolo, a livello di ciascun cittadino. Nel primo caso esistono accordi e convenzioni, alcune entrate già in atto, altre ancora in fase di discussione, che possono fare molto in questo senso. Nel secondo caso sarebbe necessaria una maggiore coscienza dei pericoli che si corrono. Ognuno di noi deve cercare di ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Questo può avvenire, ad esempio, attraverso un uso più razionale dell'energia, o attraverso consumi dal minore impatto sulle risorse ambientali».[f. ama.]
Persone citate: Vincenzo Ferrara
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