Un rogo d'oppio a Teheran di Maurizio Molinari

Un rogo d'oppio a Teheran Pino Macchi, ospite del presidente Khatami: questo è già un settore di collaborazione tra Iran e Stati Uniti Un rogo d'oppio a Teheran In prima fila lo zar antidroga dell'Orni TEHERAN DAL NOSTRO INVIATO Un enorme falò di 51 mila chili di oppio ha celebrato ai piedi del monte Tochal il risultato di un anno di guerra dell'Iran ai narcotrafficanti. Davanti ad una gigantesca impalcatura ricoperta da migliaia di sacchetti di stupefacenti sequestrati, è stato il presidente Mohammad Khatami a dare il via agli arcieri, che con frecce infuocate hanno provocato l'incendio, salutato da grida ad Allah (e qualche fischio) del pubblico, un migliaio di persone. Ospite a Teheran per l'occasione è stato Pino Arlacchi, l'ex senatore del Mugello chiamato nel 1997 da Kofi Annan a guidare l'Agenzia dell'Orni contro la droga. Per Arlacchi la lotta al narcotraffico ha assunto un ruolo chiave nei nuovi equilibri internazionali grazie al suo effetto positivo» sul processo di riawicinamento fra Stati Uniti e Repubblica Islamica. «Il cambiamento dell'atteggiamento di Washington nei confronti di Teheran delle scorse settimane - afferma - è stato influenzato molto dall'impegno iraniano contro il narcotraffico, e l'Onu è orgogliosa di aver contribuito a questo sviluppo». Arlacchi non lo dice, ma una missione top secret dell'Fbi sarebbe giunta in Iran nei mesi scorsi proprio nell'ambito di un programma internazionale anti-stupefacenti. «E' ancora presto per dire - continua - che Iran ed Usa collaborano direttamente nella lotta alla droga, ma è senza dubbio vero che attraverso l'Onu questo già avviene. Entrambi i Paesi ci aiutano lealmente, ci sostengono in tutti i sensi. Su questo terreno Iran e Stati Uniti sono sempre più vicini, fra loro si crea un'atmosfera di fiducia». Da parte sua, il presidente Khatami ha detto che «solo grazie al dialogo, che è alla base delle nuove relazioni inter¬ nazionali, il mondo può ottenere buoni risultati contro la droga». Poco prima del falò, Arlacchi ha salutato in pubblico Khatami, ringraziando l'Iran per «distruggere l'equivalente di 6 tonnellate di eroina con un un valore di mercato di 3 mila miliardi di lire. Una quantità sufficiente ad alimentare tutti i tossicodipendenti di Italia, Francia o Gran Bretagna». «L'Iran così conferma di essere un Paese-chiave per la lotta al narcotraffico e per questo - ha annunciato - i'Agenzia Onu contro la droga ha deciso di aprire un ufficio a Teheran». Per la Repubblica Islamica la droga è una ferita aperta: nel 1997 sono state sequestrate 195 tonnellate di stupefacenti (contro le 174 del 1996), e la lotta senza quartiere alla criminalità è senza esclusione di colpi, soprattutto nelle regioni orientali del Belucistan e del Khorrasan, al confine con l'Afghanistan. Numerose organizzazioni umanitarie denunciano da anni che in Iran la repressione del traffico illecito consente anche la pratica sistematica delle esecuzioni capitali, spesso senza alcun processo. Arlacchi si è poi incontrato in privato con Khatami e con il ministro degli Esteri, Kemal Kharrazi, proprio per definire «i passi da compiere» per realizzare il progetto anti-droga che vede partecipi anche Pakistan e Afghanistan. «Circa l'80% della droga che raggiunge l'Europa Occidentale parte dall'Afghanistan - spiega - e transita per Iran e Turchia. Stiamo facendo il possibile per chiudere questo varco e per prevenire lo spostamento delle rotte dei trafficanti più a Nord, nelle Repubbliche asiatiche dell'ex Urss». L'accordo raggiunto con i Taleban rientra in questa strategia, e Arlacchi rifiuta ogni polemica in merito: «Ci accusano di aver riconosciuto i Taleban, ma non è vero: il nostro compito è solo applicare la Carta dell'Orni sempre e con chiunque. Il patto con i Taleban comunque ha già prodotto la rimozione dal mercato di 2 tonnellate di oppio, ovvero 200 chili di eroina, quanto un medio Paese europeo riesce a sequestrare in un anno». Arlacchi si dice infine ottimista dopo l'esito della recente Conferenza dell'Onu a New York contro la droga: «Ha impegnato i Capi di Stato su un progetto mondiale che potrà divenire operativo appena arriveranno le risorse». Maurizio Molinari Con frecce infuocate gli arcieri hanno dato alle fiamme cinquanta tonnellate dello stupefacente Il grande falò di cinquanta tonnellate di oppio ieri a Teheran