Morto d'infarto il magistrato Vinci di Giovanni Bianconi

Morto d'infarto il magistrato Vinci Fine tragica per uno dei giudici coinvolti nell'inchiesta «toghe sporche» Morto d'infarto il magistrato Vinci Era agli arresti domiciliari ROMA. E' morto d'infarto, nella clinica dove era stato ricoverato pochi minuti prima, l'expm di Roma Antonino Vinci. E' morto mentre si trovava agli arresti domiciliari, disposti la settimana scorsa dal gip di Perugia Sergio Materia che lo riteneva ancora in grado di inquinare le prove nel procedimento a suo carico. Già, perché Antonino Vinci, - 55 anni, da ventotto in magistratura - era uno dei giudici coinvolti nell'inchiesta «toghe sporche», quella sulla corruzione nel palazzo di giustizia di Roma. Immediatamente sono partite le prevedibili dichiarazioni polemiche nei confronti degli inquirenti che l'avevano arrestato; da Tiziana Maiolo, per la quale anche questa morte è «l'effetto di un sistema di criminalizzazione collettiva», allo sgarbiano Franco Corbelli, che annuncia esposti al Csm e al ministro della Giustizia. Più sobriamente i suoi avvocati difensori - Franco Coppi, Titta Madia e Giovanni Bellini - si rammaricano perché al di là del tragico evento, «questa scomparsa abbia impedito al dottor Vinci di poter dimostrare la sua innocenza, se il suo cuore non avesse ceduto al dolore per quei provvedimenti da lui ritenuti ingiusti. Ora contiamo che almeno la sua memoria sarà rispettata». Nel palazzo di giustizia di Pe¬ rugia parla solo il procuratore Nicola Miriano il quale esprime «umana comprensione» per la morte, ma senza dire nulla sul procedimento che riguardava Vinci: «Quanto accaduto mi rincresce dal punto di vista umano; non ho però alcun commento da fare sulla vicenda giudiziaria». Di quella vicenda parlano gli atti raccolti in un'inchiesta andata avanti per alcuni anni, parallelamente al processo sfociato nella condanna a un anno e quattro mesi di carcere, nel febbraio '97. Adesso tutte quelle carte finiranno in archivio, senza che sia arrivata una parola definitiva sul ruolo vero o presunto dell' expm nelle «tangenti giudiziarie» romane. Quando nel palazzo di giustizia della capitale arrivò la prima scossa di terremoto con l'arresto di Renato Squillante, nel marzo del '96, Vinci non sembrava particolarmente preoccupato. Né il suo nome comparve subito nell'elenco stilato da tante voci nei corridoi del tribunale - di chi aveva qualcosa da temere. Ma col passare dei mesi e l'avanzare delle indagini, anche lui entrò nel mirino degli inquirenti. Arrivarono accuse di suoi inquisiti che odoravano di vendetta, ma narravano vicende che nell'ipotesi accusatoria - potevano costituire altre tessere del mosaico che si andava deli- neando: processi presumibilmente «aggiustati» e trattamenti di favore per alcuni indagati a fronte di ricchezze inspiegabili con lo stipendio di magistrato, e spesso ben occultate all'estero. Con Antonino Vinci è andata così. Lui che all'inizio dell'era di Mani pulite fu chiamato «il Di Pietro di Roma» perché arrestava molto (in un mandato di cattura per altri magistrati è finita anche la frase dì rimprovero che l'ex-capo dei gip Renato Squillante gli avrebbe detto in corridoio, ascoltata da un fonte confidenziale dei carabinieri: «Ma insomma, non hai fatto un cazzo per sette anni, e adesso...») s'è ritrovato accusato di corruzione. Secondo l'ordine di arresti domiciliari della settimana scorsa, Vinci avrebbe «aggiustato» in cambio di alcune centinaia di milioni almeno due processi: quello famoso sui fondi neri dell'Iri, e quello sui cosiddetti «palazzi d'oro», nel quale avrebbe trasformato la corruzione in concussione a tutto vantaggio degli imprenditori indagati. Sullo sfondo un conto svizzero prima negato e poi rivelato da lui stesso un an¬ no fa (probabilmente per evitare un possibile arresto), con centinaia di milioni e gestito dall'avvocato Attilio Pacifico, uno dei cardini dell'inchiesta su Squillante, Previti e Berlusconi. Alimentato da tangenti per l'accusa, e da ricchezze di famiglia secondo Vinci. «Di quel conto - assicura l'avvocato Franco Coppi - avevamo ricostruito ogni movimento. E' tutto scritto nella memoria difensiva depositata tre giorni fa». Ma anche quella, adesso, finirà in archivio. Giovanni Bianconi Pochi giorni fa il gip di Perugia lo aveva ritenuto ancora in grado d'inquinare le prove nel procedimento a suo carico L'ex pm di Roma Antonino Vinci morto ieri per un infarto Si trovava agli arresti domiciliari dal 26 giugno

Luoghi citati: Perugia, Roma