Pm all'attacco di Violante
Pm all'attacco di Violante Azione penale obbligatoria, il presidente divide magistrati e politici Pm all'attacco di Violante «Così salta la nostra indipendenza» ROMA. «Finalmente non è più soltanto la nostra voce a porre il problema dell'arbitrarietà di fatto dell'esercizio dell'azione penale». Il presidente dell'Unione camere penali, Fabrizio Corbi, commenta con soddisfazione le parole del presidente della Camera Luciano Violante sul tema dell'obbligatorietà dell'azione penale. Posizione condivisa dal presidente della commissione Giustizia della Camera, Giuliano Pisapia (Prc), il quale sostiene tuttavia che il problema «non può essere risolto eliminando il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, ma rendendolo effettivo». «Oggi - sottolinea Pisapia non solo non vi è l'obbligatorietà dell'azione penale, ma vi è la discrezionalità che talvolta assurge ad arbitrarietà da parte dei singoli pubblici ministeri che nei fatti decidono, senza alcun controllo, non solo i reati da perseguire ma anche i soggetti su cui svolgere indagini». Anche il vicepresidente del Csm, Carlo Federico Grosso, è d'accordo con il numero uno di Montecitorio e rilancia la proposta di una «programmazione delle priorità», pur precisando che ciò «non significa eliminare il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale». Perplessi, invece, alcuni pm e lo stesso sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Ayala. «In ogni caso il prezzo da pagare è l'autonomia e l'indipendenza dei pm», sostiene il viceministro. Che aggiunge: «Se riconosciamo che di fatto l'azione penale è discrezionale, allora dobbiamo affrontare il problema e indicare chi deve decidere le priorità. E in ogni caso quindi cade l'autonomia e l'indipendenza dei pm». Nemmeno Maurizio Laudi procuratore aggiunto a Torino, ex membro del Csm, giudice sportivo per la Serie A di calcio - approva l'ipotesi del presidente della Camera di affidare a un responsabile politico la determinazione delle linee della lotta contro la criminalità; a suo giudizio, un ufficio di questo genere finirebbe col «dipendere dall'organo politico che lo ha creato». «La titolarità della politica criminale - osserva Laudi - non può essere affidata ad un organismo responsabile politicamente, perché ciò sarebbe l'anticamera del controllo di una sede politica, parlamentare o governativa che sia, sull'operato della ma¬ gistratura». Pollice verso anche da Marcello Maddalena, procuratore aggiunto a Torino: «L'obbligo dell'azione penale - afferma Maddalena, che di Violante è stato collega all'Ufficio istruzione presso il Tribunale del capoluogo piemontese - permette ai magistrati che svolgono le indagini di resistere a pressioni e influenze. Con qua- li criteri, poi, questo organismo dovrebbe esercitare il suo potere? A seconda dei casi abbiamo vicende gravi e meno gravi, reati grandi e piccoli. Nel campo delle bancarotte, ad esempio, ci sono il fallimento del barbiere e il crac del Banco Ambrosiano. Le decisioni sulla priorità si possono prendere solo esaminando casi concreti, e non in astratto». [r. int.j Le Camere penali «Finalmente non siamo più soli» Ma Laudi denuncia «No ai controlli di Camere e governo» Il presidente della Camera Luciano Violante
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