Verifica, il successo a portata di mano di Alberto Rapisarda
Verifica, il successo a portata di mano Il premier convoca gli alleati per giovedì. Prudenti Maccanico e Letta (Ppi) : la crisi non è esclusa Verifica, il successo a portata di mano D'Alema: accordo probabile. Ma Bertinotti: troppo ottimismo ROMA. La «verifica» della tenuta del governo, improvvisamente, prende toni meno drammatici. L'accordo che fino a quattro giorni fa sembrava quasi impossibile, oggi sembra (forse) a portata di mano. Massimo D'Alema, per esempio, considera l'accordo dell'Ulivo con Rifondazione comunista come «molto probabile». E se lo dice lui, che era stato additato come quello che voleva cogliere l'occasione per un chiarimento definitivo con Bertinotti, anche a costo di una crisi, significa che almeno in apparenza, una parte dei problemi è stata superata. Ma non tutti, come si vedrà. E' lo stesso Bertinotti a smorzare facili entusiasmi: «Francamente non condivido l'ottimismo di D'Alema se non come un augurio», commenta il segretario di Rifondazione. Romano Prodi si è concesso un prolungamento dei tempi della «verifica» per sdrammatizzare ed, anche, per «ridimensionare» i suoi alleati. Come si era capito, il presidente del Consiglio ha deciso di annullare l'incontro collettivo dei suoi alleati previsto per lunedì e ha convocato tutti a Palazzo Chigi per giovedì 9. Nel frattempo i partiti di governo gli consegneranno i loro programmi che il professor Prodi valuterà per poi scrivere il discorso che leggerà alle Camere per chiedere una rinnovata fiducia. A questo punto, il lieto fine sembra possibile. Perché la minaccia di elezioni anticipate si è rivelata un'arma spuntata (non le vuole nessuno e tanto meno Scalfaro che lo ha detto agli interessati). «Non sono un'ipotesi credibile», ammette D'Alema. Però, ancora volteggia il possibile approdo ad una crisi di governo, che mirerebbe a spinger fuori Rifondazione e aprire ai centristi disponibili. Nella maggioranza, infatti, c'è chi sembra preoccupato dal fatto che tutto si stia risolvendo in modo troppo facile, senza che Rifondazione comunista prenda impegni seri e vincolanti. Si lamenta il ministro Antonio Maccanico, secondo il quale non si sta assistendo ad «una sceneggiata», ragion per cui lui non esclude la crisi di governo. Sullo stesso tono è il segretario «ulivista» del partito popolare, Enrico Letta, che pretende da Bertinotti «un accordo preventivo sulla procedura» da seguire, nel caso l'O- nu autorizzasse l'intervento della Nato nel Kosovo. Questa volta, dice Letta, lo sganciamento di Rifondazione sarebbe «inaccettabile». E fa intravedere la crisi. Non è, quindi, tutto facile come le numerose dichiarazioni ottimiste dei dirigenti democratici di sinistra potrebbero far credere (ma Mussi dice che mantiene «una doverosa prudenza»). D'Alema ha tenuto, ieri, un gran consulto di tutti gli organi direttivi del partito, compresi i gruppi e i ministri, per esaminare la situazione non facile. «Mai come in questa riunione abbiamo avuto un atteggiamento così conciliante verso Rifondazione», confessava Mauro Zani, quasi con sorpresa. I democratici di sinistra, infatti, non chiedono a Rifondazione di cambiare la propria natura e riconoscono che bisogna restare al «patto di desistenza» elettorale visto il «divario strutturale» che sconsiglia di tentare di attirare Rifondazione nell'orbita dei Ds. Tutto questo, ha detto D'Alema, per impostare un'operazione che sembra puntare ad «abbracciare» strettamente Bertinotti, dimostrando che il legame tra i due partiti di sinistra c'è ed è profondo. Il tutto, forse, per rendere poco giustificabile di fronte agli elettori di sinistra la rottura che Bertinotti avrebbe in mente di compiere a novembre. D'Alema era addirittura arrivato a prevedere che l'Agensud avrebbe potuto assumere lavoratori in proprio, come chiede Rifondazione. Ma su questo il segretario dei Ds è stato corretto dai suoi ministri. L'impressione è che D'Alema abbia temuto che gli alleati lo lanciassero in campo a battersi da solo con Bertinotti per provocare una crisi che altri desiderano. E per questo si sia rapidamente sfilato. Sotto le acque apparentemente meno turbolente del centro-sinistra, problemi ce ne sono. H «verde» Pieroni, per esempio, sostiene che il vero problema dell'Ulivo non sia Rifondazione ma il partito popolare, che sta prendendosi sempre più libertà di movimento. Per prepararsi a maggioranze che comprenderanno i cossighiani? Ieri il coordinatore della segreteria del Ppi, Antonello Soro, ha accolto la nascita della Udr «con naturale interesse e assoluto rispetto». Alberto Rapisarda Silvio Berlusconi leader di Forza Italia
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