PRIVATIZZARE VUOLE DIRE SCEGLIERE di Alfredo Recanatesi

PRIVATIZZARE VUOLE DIRE SCEGLIERE PRIVATIZZARE VUOLE DIRE SCEGLIERE Q UELLA della Banca Nazionale del Lavoro si avvia ad essere la più complessa e travagliata delle privatizzazioni. Cercandone le cause, si giunge alla conferma che la proprietà pubblica è una cattiva proprietà. Il motivo di fondo che sta rendendo tanto impervia la strada della privatizzazione di quella che era la più grande banca italiana, infatti, è la rottura dell'intesa tra i suoi due massimi esponenti - il presidente Sarcinelli e l'amministratore delegato Croff - e l'incapacità del Tesoro - la proprietà, appunto - di risolverla. La storia è complessa, come 10 sono tutte queste storie. Tentando di renderla semplice, basterà dire che Sarcinelli si era trovato di fronte ad un progetto formulato un po' prima di lui, ed un po' al disopra di lui, che prevedeva la privatizzazione di una grande banca risultante dalla fusione tra Bnl e Banco di Napoli, previa la costituzione di un nocciolo duro di grandi azionisti tra i quali il maggiore avrebbe dovuto essere l'Ina. Il progetto non era male poiché avrebbe dato vita ad una banca di taglia europea, forte di una potente sinergia con una grande compagnia di assicurazioni, anch'essa ex Tesoro, e nello stesso tempo avrebbe potuto offrire un lieto fine al salvataggio del Banco di Napoli, che al contribuente ita liano è costato qualche migliaio di miliardi. Poi, però, sono sue cesse molte cose, e quel proget to, un pezzo per volta, si è perso per strada. Forze politiche loca 11 e nazionali, un po' di tutti i colori, hanno cominciato a fibrillare contro il rischio di una colonizzazione del Banco di Napoli, a tessere la difesa della Alfredo Recanatesi CONTINUA A PAG. 8 PRIMA COLONNA

Persone citate: Croff, Sarcinelli

Luoghi citati: Napoli