Il Fisco «spreme» l'auto 125.000 miliardi nel '98 di Renzo Villare

Il Fisco «spreme» l'auto 125.000 miliardi nel '98 L'Italia conferma il record europeo Il Fisco «spreme» l'auto 125.000 miliardi nel '98 Per ogni veicolo3,8 milioni all'erario il 12% del reddito di una famiglia TORINO. L'auto italiana è sempre più spremuta dal fisco e l'eccessiva burocrazia ne soffoca lo sviluppo. Secondo le anticipazioni che l'Anfia, l'associazione nazionale dei costruttori, rende note ogni anno, gli automobilisti italiani verseranno nel 1998 nelle casse dello Stato, includendo anche l'Irpef su salari e stipendi, oltre 125 mila miliardi di lire, pari al 22% dell'intero gettito e al 6,5% del prodotto interno lordo, riconfermando al settore il ruolo di maggior contribuente. Come dire - afferma l'Anfia - che ogni auto frutterà quest'anno all'erario 3 milioni 800 mila lire. Se tale cifra viene rapportata al reddito medio prò capite essa inciderà sul reddito dell'automobilista medio per almeno il 12%. Tenendo conto che la pressione tributaria, sia generale che sull'auto, è in Italia tra le più alte d'Europa mentre il livello di reddito è tra i più bassi ne deriva - sostiene l'Anfia - che «il carico fiscale sulla motorizzazione penalizza fortemente l'auto nel nostro Paese». L'elevata tassazione condiziona infatti la domanda interna di auto, penalizzando vendite e produzione, con ricadute negative sull'intera economia nazionale. Il settore automobilistico ha infatti una fra le più elevate capacità di attivazione del sistema economico, tanto che si stima che nello scorso anno, per lVeffetto incentivi» che ha rilanciato vigorosamente la domanda, circa lo 0,5%, un terzo della crescita del pil, sia stato determinato dall'auto. Secondo uno studio Acea, l'associazione europea dei costruttori, in Italia l'incidenza delle imposte indirette dell'auto su quelle totali è stata del 41,1 %, la più elevata nell'Unione europea che ha una media del 32,4%. In Germania, ad esempio, è del 34,8%, del 25,2% in Francia, del 32,2% in Gran Bretagna. Dei 125 mila miliardi, 55 mila arrivano dalle imposte sui carburanti e lubrificanti, 26 mila dall'Iva sull'acquisto di vetture nuove e usate, 10.500 dalla tassa di possesso che - ricorda l'Anfia - a partire dal 1° gennaio '98 accorpa diverse altre imposte, «un primo passo verso lo snellimento burocratico», e 5000 miliardi dalle tasse sulle assicurazioni. Ciò nonostante sono indispensabili ulteriori interventi di semplificazione in termini di tempi e di costi. A questo proposito l'Anfia ricorda che «la leva dell'alleggerimento fiscaie rappresentata dagli incentivi scade improrogabilmente a fine luglio, con possibili ricadute negative sulla tenuta del mercato. Occorre pertanto trovare strumenti alternativi in grado di assicurare un alleggerimento permanente al carico fiscale sull'auto, oltre a semplificazioni burocratiche nel prelievo». Ultima annotazione, non meno importante, riguarda le imposte dirette, ulteriormente appesantite con un aggravio fiscale per le società stimato nel '98 intorno a 2000 miliardi. E' stato introdotto infatti un tetto ammortizzabile per l'auto aziendale pari a 35 milioni ma deducibile solo al 50%, in pratica 17,5 milioni, in assoluto il più basso d'Europa. In Gran Bretagna il limite ammortizzabile è di 34 milioni, di 35 in Francia e Irlanda, di 64 in Austria mentre per tutti gli altri Paesi dell'Unione europea la deducibilità copre l'intero costo della vettura. Questa limitazione porterà tra il '97 e il '98 ad un calo della domanda in Italia di circa 100 mila auto aziendali. Renzo Villare