«Salvo la Russia o mi dimetto»

«Salvo la Russia o mi dimetto» II piano anti-crisi di Kirienko «Salvo la Russia o mi dimetto» MOSCA NOSTRO SERVIZIO La Russia sta affrontante la più grave crisi economica della propria storia e il nuovo premier Serghej Kirienko è pronto a giocare la propria testa pur di convincere la Duma ad approvare un pacchetto di leggi per salvare la situazione. Ieri, presentandosi a una platea ostile che solo due mesi fa si era per due volte rifiutata di approvare la sua candidatura a premier, il giovane capo del governo russo ha promesso di dimettersi se il suo programma anticrisi dovesse fallire. Mai prima d'ora il Cremlino aveva usato toni così concilianti con il Parlamento a maggioranza nazional-comunista. E mai le iniziative dell'esecutivo sono state accolte così favorevolmente: praticamente tutti i gruppi parlamentari si sono impegnati in questa o quella misura ad appoggiare il piano del governo. La Duma ha addirittura deciso di rinviare le proprie vacanze per lavorare al pacchetto di 21 leggi proposte dal governo e già ieri pomeriggio alcuni di questi documenti erano stati approvati in prima lettura. Un armistizio, quello tra il governo e l'opposizione, che si spiega con una situazione economica davvero disperata. Lo Stato russo attualmente è in una situazione che può essere descritta solo come prossima alla bancarotta. Secondo le cifre presentate ieri da Kirienko, la Russia è indebitata fino al collo: i debiti ammontano al 44 per cento del Pil, e un terzo del prodotto interno lordo viene speso per gestire questa cifra astronomica. E i pagamenti mensili sulle obbligazioni di Stato superano di gran lunga le entrate del Cremlino. In altre parole, la «crescita» pronosticata dall'ex governo Cemomyrdin all'inizio del '98, è definitivamente sfumata nel nulla: la produzione continua a scendere, così come le esportazioni e gli investimenti. L'unico indice in crescita permanente sono i mancati pagamenti tra le imprese e lo Stato, che hanno raggiunto l'assurda cifra di 160 e passa miliardi di dollari. Una situazione che ha spinto il governo a sfornare d'urgenza un piano anticrisi che prevede misure drastiche per raddrizzare la situazione entro tre mesi. Gli obiettivi principali sono due: aumentare la raccolta delle tasse e stimolare l'industria. Con misure il cui peso inevitabilmente ricadrà sulle spalle della popolazione: nuove tasse, tra cui l'aumento dell'Iva dal 10 al 20 per cento sugli alimentari, eliminazione di tutta una serie di agevolazioni fiscali e tagli alle spese sociali. Sono previste anche misure severissime per gli evasori fiscali. Lo Stato progetta di mettere sotto controllo le spese dei suoi cittadini benestanti. E il nuovo capo del Dipartimento fiscale ha già aperto una caccia ai potenziali contribuenti, con raid della polizia armata fino ai denti nei mercati rionali e nei palazzi del centro, per scoprire appartamenti affittati illegalmente. Sono in arrivo anche bancarotte clamorose di aziende-simbolo: la candidata numero uno è la leggendaria «AutoVaz» di Togliattigrad, la più grossa azienda automobilistica russa. Tutto questo dovrebbe, secondo i piani di Kirienko, ridurre le spese dello Stato di 12 mila miliardi di Iure e aumentarne le entrate di 6 mila miliardi. Ma è già evidente che nemmeno questo basterà a salvare l'economia russa, colpita gravemente dalla crisi finanziaria mondiale (ieri l'indice della Borsa di Mosca è sceso di nuovo nonostante le iniziative del gabinetto di Kirienko). E così nella capitale russa procedono freneticamente le trattative con il Fondo monetario internazionale per ottenere un prestito di 15 miliardi di dollari che salverebbe il rublo dalla svalutazione e il Paese dal crack definitivo. Anna Zaf esova Il nuovo primo ministro Serghej Kirienko (a sin.) durante il dibattito alla Duma

Persone citate: Anna Zaf, Kirienko, Serghej Kirienko

Luoghi citati: Mosca, Russia