Primo anniversario gelido Jiang fischiato a Hong Kong di Fernando Mezzetti
Primo anniversario gelido Jiang fischiato a Hong Kong Primo anniversario gelido Jiang fischiato a Hong Kong HONG KONG. Venuto per le celebrazioni del primo anniversario del ritorno dell'ex colonia alla Cina, il presidente cinese Jiang Zemin ha avuto ieri un assaggio diretto della democrazia vigente nel territorio autonomo malgrado sottili operazioni autoritarie degli ultimi tempi. Contro Jiang, giunto l'altro giorno, si sono avute manifestazioni fuori dello stadio in cui sono state tenute le celebrazioni ufficiali e intorno al Centro congressi in cui in serata si è tenuto il banchetto per oltre mille persone. Il leader cinese riparte oggi dopo aver inaugurato un aeroporto da 20 miliardi di dollari, dove poche ore dopo giunge il presidente Clinton, che conclude la visita in Cina con una tappa nell'ex colonia. Le misure di sicurezza per un presidente che va e uno che viene sono rigide. L'altra notte la polizia ha scoperto tre uomini armati nella zona delle cerimonie, poco distante anche dal luogo in cui alloggerà Clinton. I tre, secondo gli agenti erano cinesi, avevano un fare sospetto e sono fuggiti alla vista della polizia, che ha comunque notato che uno di loro aveva due pistole, un altro uno strano aggeggio appeso al collo, come una macchina fotografica. Ieri, mentre Jiang presiedeva le celebrazioni per la riunificazione, gruppi di democratici hanno esibito striscioni con la scritta «Processo al macellaio di Pechino», o «Liberate i dissidenti»; altri hanno bruciato una bara, a onore delle vittime della repressione del giugno '89, innalzando, a ricordo di un episodio realmente accaduto in quei giorni, uno striscione con una colonna di neri carri armati fermata da un omino vestito di bianco, e la scritta «Il popolo non dimentica». Ma in altre zone della città, dove ha voluto mischiarsi alla folla facendo un giro in uno shopping center, Jiang è stato circondato di manifestazioni di simpatia, attorniato da gente che voleva salutarlo, stringergli la mano: conferma indiretta di sondaggi demoscopici secondo cui la maggioranza dei sei milioni e mezzo di abitanti sono soddisfatti della riunificazione, ma non del governatore installato da Pechino, Tung Chee-hwa, e della sua amministrazione. Gli stessi esponenti democratici, che alle recenti elezioni hanno avuto la maggioranza ma che per il perverso sistema elettorale restano minoranza nel Parlamento locale riconoscono che Pechino ha sostanzialmente finora rispettato l'autonomia sancita nella formula «un Paese due sistemi». Per questo, mentre le proteste avutesi sarebbero impensabili a Pechino, i deputati dell'opposizione e il loro leader Martin Lee erano ieri sera tra gli invitati al banchetto, anche se non c'è stato un vero e proprio incontro con Jiang. Probabilmente Lee avrà un breve colloquio con Clinton nell' ambito di un ricevimento. L'anniversario si è svolto in una atmosfera di depressione per l'onda della crisi asiatica da cui Hong Kong è stata colpita in modo particolare. E' diventata la città più cara del mondo, togliendo questo dubbio onore a Tokyo, mentre molte ricchezze sono andate in fumo. In meno di un anno la Borsa è crollata del 50 per cento, il settore immobiliare del 40 per cento. Le perdite in capitale in Borsa arrivano a circa 437 mila miliardi di lire, quelle nell'immobiliare a circa 460 mila miliardi di lire. Secondo la stampa locale, è come se ogni famiglia avesse perso 460 miliardi di lire. Nel suo discorso allo stadio, Jiang ha detto agli abitanti di Hong Kong che dovranno affrontare ulteriori sacrifici prima che l'economia si riprenda. «La crisi non è passata, le difficoltà continueranno per un certo tempo». Ma ha voluto dare anche rassicurazioni, riaffermando il pieno sostegno di Pechino per superare le difficoltà. Fernando Mezzetti
Persone citate: Clinton, Jiang Zemin, Martin Lee, Tung Chee-hwa
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