«Le espulsioni? Un fallimento» di Francesco Grignetti

«Le espulsioni? Un fallimento» «Le espulsioni? Un fallimento» ROMA. Il sistema dell'espulsione di immigrati clandestini non funziona. A denunciarlo sono da sempre i ministri dell'Interno, in ultimo Giorgio Napolitano, che non a caso ha chiesto c ottenuto nuove norme, entrate in vigore 3 mesi fa. Il ministro garantisce che la musica cambierà. Ma il sindacato autonomo di polizia Sap protesta: «L'afflusso di clandestini di questi giorni sta mettendo a nudo l'inconsistenza di una legge farsa la cui applicabilità faceva perno sulla realizzazione di alcune strutture. Ma i centri di accoglienza, previsti uno per provincia, non ci sono». Quanto era disastroso il vecchio sistema, comunque, lo documenta un recentissimo libro del sociologo bolognese Marzio Barbagli («Immigrazione e criminalità in Italia», Il Mulino). Barbagli, che è di sinistra, nel libro è stato costretto a rivedere alcuni suoi giudizi buonisti. Ammette, parafrasando Woody Alien, che «sempre più spesso scopro di avere idee clic non condivido». Ed è lapidario sulla «curiosa situazione in cui la legge ha messo le forze di polizia italiane, di non potere espellere mio straniero irregolare se non con il suo consenso». Già, se mancava il consenso dell'interessato, tra il 1990 e il 1998, l'espulsione non si faceva. Decine di migliaia di decreti d'espulsione non sono stati rispettati. E se la media di espulsioni realizzate sfiora il 10 per cento di quelle intimate, è solo grazie all'Albania - unico caso di Paese che si riprende i clandestini senza fiatare - al Brasile e alla Colombia. Ma la spiegazione di Barbagli sulla facilità a rimpatriare brasiliani e colombiani non è granché lusinghiera per la legge italiana; «Alcuni di loro, in particolare prostitute e viados, decidono talvolta di farsi rimpatriare perché evitano così di pagare il biglietto aereo». Il fatto è, comune in tutti i Paesi sotto pressione di immigrazione clandestina, che l'irregolare usa Un libro il sisinadeE le nuovfaticano denuncia ema guato e norme a partire ogni mezzo per evitare eli essere individuato e restituito al suo Paese. La principale furbizia è nascondersi dietro ima girandola di nomi e di nazionalità. Oppure girare come una trottola. Un caso esemplare per tutti, mi ex jugoslavo: «Fermato il 6 maggio 1989 a Lecce, dichiara di chiamarsi Robert Bairami. Il questore decreta il suo rimpatrio con foglio di via obbligatorio. Il 14 luglio viene fermato dalla polizia di Triesti; per identificazione. L'8 ottobre viene denunciate a Caltanissetta per furto aggravato, il 24 febbraio 1992 la questura di Li.cce decreta la sua espulsione dall'Italia. Il 13 maggio è fermato a Rovigo per identificazione. Il 9 settembre la questura di Pesaro decreta di nuovo la sua espulsione. Il 18 gennaio 1993 la polizia di Firenze lo ferma per identificazione. Il 9 febbraio è denunciato a Bologna per induzione alla prostituzione, violenza privata e sequestro di pei-sona. L' 11 maggio è fermato a Venezia per identificazione. Fino a quel momento ha sempre dichiarato di chiamarsi Robert Bairami. Ma il 20 luglio '93, arrestato a Ferrara per tentato furto, sostiene che il suo nome è Memedo Naser. Le stesse generalità ripete il 9 settembre a Bologna. E qui Barbagli si ferma. Ma lui, l'ex jugoslavo, s'è fermato davvero? E' tornato a casa sua o vaga per l'Italia anche adesso? Il sistema a girandola, comunque, funziona perfettamente per inceppare le espulsioni. Scrive Barbagli: «E' molto difficile, se non impossibile, espellere uno straniero se non si riesce a identificarlo completamente. Nessuno Stato accetta infatti di fan; entrare nel suo territorio mia persona espulsa da un altro Stato se non ha la certezza che si tratta di mi suo cittadino e non sono note le sue generalità. Così, le procedure di controllo richiedono molto tempo». Francesco Grignetti Un libro denuncia il sistema inadeguato E le nuove norme faticano a partire

Persone citate: Barbagli, Giorgio Napolitano, Marzio Barbagli, Robert Bairami, Woody Alien