Altro scontro con Palermo

Altro scontro con Palermo Sui «forzieri» decide la Camera Altro scontro con Palermo Marcello Dell'Utri PALERMO. Ancora uno scontro giudiziario tra Berlusconi e i magistrati: stavolta sono quelli di Palermo. La procura antimafia sospetta che capitali di provenienza illecita siano finiti, tramite Marcello Dell'Utri, nelle holding di Silvio Berlusconi e ne vuole aprire i forzieri. Ma i legali del presidente di Fi, Giuseppe De Luca e Ennio Amodio, si oppongono al decreto di perquisizione, per le «prerogative riconosciute all'on. Berlusconi quale appartenente alla Camera dei deputati». Dunque un invito a chiedere autorizzazione a Montecitorio. La Procura replica con «richiesta di esibizione e consegna di copia degli atti», motivata da improrogabili «esigenze processuali» nell'ambito dell'indagine per riciclaggio contro Dell'Utri. Il leader di Forza Italia interviene con una dichiarazione e spiega perché si è opposto alla perquisizione, chiedendo invece che la richiesta venisse inoltrata alla Camera. «Non perché mtendessi nascondere qualcosa, ma perché - scrive tutto il Parlamento potesse rendersi conto della persecuzione di cui sono oggetto». «La notizia che viene data con tanto clamore da Palermo - continua Berlusconi nasce da una mia iniziativa giudiziaria contro l'ennesimo atto di una delle solite procure». L'obiettivo di Berlusconi è quello di chiamare il Parlamento a testimone della «persecuzione» nei suoi confronti «basata sul nulla o sulle invenzioni di qualche lestofante prezzolato e magari "pentito". Non mi sono infatti mai opposto a che la polizia giudiziaria potesse prendere direttamente visione di tutta la contabilità in modo che la procura di Palermo potesse arrendersi di fronte all'assoluta mancanza di qualsiasi traffico illecito. Tanto la mia posizione era lineare e trasparente che proprio in questo senso si è concluso l'intervento della polizia giudiziaria, la quale ha preso atto della mia completa disponibilità all'accesso alle carte. La stessa procura di Palermo ha dovuto prendere atto che non aveva il potere di disporre atti autoritari come la perquisizione o il sequestro. Nessun fatto nuovo, quindi, ma solo l'ennesimo episodio e la riprova di quell'accanimento giudiziario contro di me che dura da quattro armi, da quando cioè sono sceso in politica». L'inizio di questa schermaglia processuale è un decreto di perquisizione del 16 giugno in cui i pm di Palermo chiedono di acquisire copia dei documenti contabili di alcune società, le cosiddette «Holding», che controllano l'intero capitale della Fininvest. Sei giorni dopo, il 24 giugno, giunge a Palermo notifica di opposizione degli avvocati De Luca e Amodio. «Nelle holding - scrivono i legali - si trova concentrato il patrimonio personale dell'on. Berlusconi che costituisce punto di riferimento e strumento della sua attività imprenditoriale, come tale quindi protetto dalla tutela costituzionale accordata a tutti i parlamentari». Gli avvocati invitano perciò la procura di Palermo a chiedere l'autorizzazione alla Camera. Ma la Procura, come detto, rinnova la richiesta, sostenendo che nell'acquisizione di «pacchetti film» da parte della società «Reteitalia spa», negli Anni 70 e 80, sarebbero confluiti capitali illeciti che fanno capo ai boss Stefano Bontate e Mimmo Teresi. «Le richieste della Procura di Palermo sono destituite di fondamento» replicano gli avvocati Roberto Tricoli, Enzo e Enrico Trentino, Giuseppe Di Peri e Francesco Bertorotta del collegio difensivo dell'on Dell'Utri. [Ansaj Marcello Dell'Utri

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