L'ufficio anti-cavolate di Antonella Rampino

L'ufficio anti-cavolate Mussi e Diliberto, l'accoppiata che ripara i guai L'ufficio anti-cavolate UROMA FFICIALMENTE, D'Alema e Bertinotti si lanciano anatemi. Ma poi, dietro le quinte, c'è chi si occupa di ricucire. Un esempio? L'Urea. L'acronimo, che un paio di mesi fa aveva fatto capolino tra le cronache politiche in una frasetta pronunciata dall'onorevole Mussi, rimanda invece a una realtà vera ed efficiente, o almeno così si dice. Urea sta per «Unione Riparatori Cazzate Altrui». Ora, è noto che in politica operano i guastatori: tra professionisti e dilettanti, sono una legione. Così l'onorevole Fabio Mussi e l'onorevole Oliviero Diliberto, rispettivamente capoclasse nei banchi in cui siedono i parlamentari di Botteghe Oscure e quelli di Rifondazione comunista, hanno fondato in coppia non si quanto scherzosamente, ma certo con molto sense of humour - un team di «riparatori», la famosa Urea, appunto. La sua ragione sociale è evitare che i provvedimenti del governo vengano impallinati a forza di cavoiate, ed «è in funzione dal secondo giorno in cui Prodi si è installato a Palazzo Chigi», dice Diliberto. Ma deve la sua efficienza alla simpatia fatta di sigari toscani, vino rosso e facilità al bon mot che lega Diliberto e Mussi. Operativamente, si tratta di una cosa molto seria. L'altro giorno, per esempio, era in dirittura d'arrivo - e a sole quattro ore dal «vertice» tra Bertinotti e Marini - la proposta di legge per l'innalzamento della scuola dell'obbligo a 16 anni. Una cosetta tranquilla, per una maggioranza che si divide ripetutamente e su tutto, e specialmente sulla scuola: ma che i ragazzini abbiano un'istruzione che vada un po' al di là della terza media era cosa condivisa da tutti, perfino in un Ulivo che vive i travagliati esiti della desistenza con Rifondazione. Ciononostante, la tranquilla riunione dei capigruppo su questo tema era stata preceduta da una travagliata nottata di discussione. «Mi raccomando - aveva redarguito gli sherpa Oliviero Diliberto prima di arrivare alla riunione tra noi capigruppo, dove ci sarà anche il ministro Berlinguer, tutti devono avere preso conoscenza del testo». Il momento della riunione arriva e a quel punto si scopre che invece Mattarella, presidente dei deputati di Marini, quel testo non l'aveva mai neanche visto. C'era di che far saltare l'accordo, all'interno della maggioranza, anche su un passaggio che è come bere un bicchier d'acqua. Risultato: Diliberto si è strategicamente assentato dalla riunione, pregando via biglietto il ministro Berlinguer di fare altrettanto. Gli sherpa sono andati avanti, Mattarella ha preso visione ed è stato raggiunto così, faticosamente, anche quello che era il più facile degli accordi possibili. Tuttavia, come si sa dalla storia di questa maggioranza, vi sono casi in cui nemmeno l'Urea può molto. E' allora che entra in funzione la «diplomazia del Canonau»: tutti a cena a casa di Diliberto. Sua moglie, però, è disperata: perché ormai, nelle situazioni più complicate, che come si sa non sono poche, segretari di partito e ministri si auto-invitano. All'inizio, la giovane ex allieva del professore di Diritto romano che è stato a sua volta allievo di Volterra, e che è oltretutto fresca sposa, entrava in ansia. Un ministro è sempre un ministro, anche a tavola. Ma poi, col prolungarsi della vita del governo, ci si è abituata: ormai, bastano spaghetti per tutti. E in caso il frigorifero sia vuoto, c'è sempre «ZenoEia», ristorante siriano con spettacolo di danzatrici del ventre che è ormai anche un po' il dopolavoro dell'Urea. Antonella Rampino

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