La metamorfosi della Quercia

La metamorfosi della Quercia I CONSIGLI DEL COLLE La metamorfosi della Quercia Scalfaro convince il segretario: niente crisi TROMA ARDO pomeriggio di martedì, al Quirinale: Oscar Luigi Scalfaro dice «apertis verbis» a Massimo D'Alema .ciò che finora gli aVeva fatto capire indirettamente. «Una crisi al buio sarebbe una jattura per il Paese, le elezioni anticipate una catastrofe», è il convincimento del Presidente. Stesso giorno, qualche ora più tardi: gran riunione dei vertici diessini - ministri inclusi - con il segretario che ripete gli stessi concetti ribaditigli dal capo dello Stato. Ma come, si chiede qualcuno in quella stanza, il leader che fino a una decina di giorni fa agognava la prova di forza con Bertinotti, ora è diventato tanto conciliante? Così è. D'Alema spiega ai ministri: «Non fate la voce grossa con il prc: non si può aprire una crisi». Di più. Il segretario riconosce la «fondatezza di alcune critiche di Bertinotti», sottolinea che quello del Prc non è un «documento di rottura», e, di nuovo rivolto ai rappresentanti diessini nel governo, aggiunge: «E' sbagliato pensare che il risanamento porti nuova occupazione. La riduzione dei tassi d'interesse non si è tradotta in azione riformista. La verità è che bisogna mettere in campo una politica, perché l'esecutivo ha dei problemi seri nei rapporti con l'opinione pubblica. Prodi, perciò deve fare presto: non si può aspettare agosto per battere un colpo». E a queste frasi di D'Alema si aggiungono queUe, pubblicate il giorno dopo dal «Manifesto» che lo intervista. Il leader della Quercia non esclude che l'Agenzia del Sud possa fare assunzioni, chiede incentivi per le aziende che investono nel Mezzogiorno, e, sempre per il Sud, pensa ad un «grande piano di investimenti pubblici finalizzato alla creazione di infrastrutture fondamentali». La metamorfosi «rifondarola» di D'Alema non fa fare salti di gioia né a Prodi, né al ministro del Tesoro Ciampi. Di fronte alle richieste di questo genere, a sollecitazioni ad allentare i cordoni della borsa, i due hanno una linea univoca. «Niente assistenzialismo: quell'epoca è finita e il Paese, se vuole andare avanti, non se lo può permettere», ripete ai fedelissimi l'inquilino di Palazzo Chigi. E Ciampi non nasconde di guardare di cattivo occhio l'Agensud: «I conti sono quelli che sono e noi abbiamo preso un impegno con i nostri partner europei», spiega ai collaboratori. Dunque, il D'Alema che non minaccia più crisi o elezioni è ugualmente un D'Alema che mette in difficoltà Prodi e il governo. Ma non è solo per la mai sopita rivalità tra il segretario diessino e il presidente del Consiglio che il leader della Quercia abbraccia questo atteggiamento. C'è anche la questione di concorrenza a sinistra, e c'è la paura che Botteghe Oscure paghi lo scotto dei «problemi del governo nei rapporti con l'opinione pubblica». Del resto, tutti questi motivi li lascia intendere lo stesso D'Alema, nella riunione diessina di martedì sera. «Non è - spiega - che noi litighiamo con Rifondazione e poi l'accordo lo fa qualcun altro. Se nascono complicazioni con il Prc, se la dovranno sbrigare il governo e il suo presidente del Consiglio». Passaggio chiarissimo (che spiega perché Bertinotti ami ripetere: «Qualcuno vuole lasciare Prodi con il cerino in mano») al pari di quest'altro: «Avremmo dovuto essere noi e non il Prc a porre la questione di una messa a punto dell'azione dell'esecutivo. Dobbiamo insistere sull'apertura di un nuovo ciclo riformatore: attenzione al rischio che le poche cose buone che potranno giungere dopo la verifica non vengano interpretate come il risultato della protesta di Rifondazione». Morale della favola: i ds stan¬ no preparando un documento con le loro richieste al governo. Probabilmente, venerdì pomeriggio lo invieranno a Palazzo Chigi. Per Prodi, un altro problema, che si aggiunge a quello di Rifondazione, senza contare il fatto che dal partito che dovrebbe essere più vicino a lui, cioè il Ppi, non è che il presiden¬ te del Consiglio riceva un grande aiuto: Marini, spesso e volentieri, gioca di conserva con D'Alema. Per questo motivo Prodi ha una tentazione, che però è di difficile attuazione: quella di non convocare il vertice, bensì, dopo aver ricevuto tutti i contributi dei partiti del centro sinistra, di andare diret¬ tamente in Parlamento. Così non dovrebbe sottostare ai condizionamenti dei segretari, i quali, nelle aule di Camera e Senato, si troverebbero di fronte ad un intervento del tipo «prendere o lasciare», essendo obbligati a scegliere la prima opzione. Ma il peggio per Prodi deve ancora venire. Per Prodi, e per D'Alema. Già, perché Bertinotti continua a ripetere ai suoi questa frase: «A novembre, l'Europa ci costringerà a fare determinate scelte in campo di politica economica e sociale, e allora il governo e i ds dovranno decidere da che parte stare: dalla nostra o da quella opposta». Sì, c'è il rischio che tutte le manovre di questi giorni, di D'Alema e Prodi, vengano vanificate, da una nuova, e questa volta più seria, verifica autunnale, a semestre bianco aperto. Maria Teresa Meli Il capo dei Ds ai suoi ministri: «D'ora in poi, se nascono complicazioni con Fausto se la sbrighino il governo e il presidente del Consiglio» Prodi medita di non convocare il vertice di maggioranza Dopo aver ascoltato i partiti parla direttamente alle Camere? Chigi si camamma. La nodo in scena a rni è che D'Atanno trovanBertinotti più se prevedere. onia è concenà di favorire il è anche vero roversi, come private (solle- citato dal Ppi), Rifondazione non sembra intenzionata ad alzare vere barricate. Le basterebbe che salvasse la forma. E questo perché Bertinotti vuole centrare l'obbiettivo sul quale si sta formando, nei fatti, un inedito fronte unico D'Alema-Marini-Rifondazione: l'emergenza occupazione. Dice Franco Marini, segretario del Ppi: «Il secondo ciclo del go¬ verno è caratterizzato da lavoro e occupazione giovanile e ha ragione Bertinotti quando dice che puntare sul solo sviluppo, come volano, non basta più». Dice Massimo D'Alema che il testo presentato da Rifondazione «non è di rottura» e arriva a concedere che l'agenzia per il Sud possa (come chiede Bertinotti) assumere direttamente, in alcuni casi, ma con l'impegno di ai suoi ministri: «D'ora in poi, mplicazioni con Fausto se la sbrighino presidente del Consiglio» ternative non èpiù di eQuestnon le vma, né Bertinonon è dele eleziProdi pventualsa portasimo D'Alema el Ppi, Marini. inotti il leader dei Ds, Massimo D'Alema Sotto, il segretario del Ppi, Marini. A destra Fausto Bertinotti

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