«Scusatemi, se griderò forte Francia»

«Scusatemi, se griderò forte Francia» «Scusatemi, se griderò forte Francia» Platini: tifo per laJuve, ma il mio cuore è qui PARIGI DAL NOSTRO INVIATO In tribuna d'onore, al fianco di re Juan Carlos o di Chirac, Michel Platini è quel signore con la giacca un po' stretta e le mani che si incrociano per nascondere la stabilità precaria del bottone: è un filino ingrassato dal giorno in cui si presentò nella sala stampa del «Comunale» di Torino per annunciare che si ritirava dal calcio. Volle dirlo nella sua lingua, «c'est fini», e in quel momento ci convincemmo che non avrebbe più giocato a fare il francese in Italia e l'italiano in Francia, come scrisse Brera: la vita lo riportava da dove era venuto. Non stupisce quindi che in una lunga e bellissima intervista pubblicata ieri da «L'Equipe», Platini abbia confessato che venerdì tiferà per la Nazionale di Jacquet. «Sono francese al 150 per cento ha detto - e ogni italiano comprenderà che non posso non sostenere la Francia, sebbene nel mio ruolo debba mantenere un certo contegno: avrei fatto la "ola" quando la Francia ha finalmente segnato contro il Paraguay, ma in tribuna al mio fianco c'era il capo dello Stato paraguayano». Michel s'è limitato a un sospiro di sollievo come tifoso e organizzatore, un gesto impercettibile colto dalla tele- visione. Il bottone ha sussultato. Platini è stato molta parte del calcio francese. Ha vestito per 72 volte la maglia della Nazionale, i suoi dieci gol permisero alla Francia di vincere l'unico trofeo in bacheca, gli Europei dell'84, giocati in casa. E' stato il capitano e il et. Ma è l'Italia che l'ha reso grande. L'Italia e la Juve e l'avvocato Agnelli che se ne innamorò guardandolo proprio in una amichevole contro gli azzurri. «Se sono quello che sono oggi lo devo a loro - ammette Platini -. La Juve mi ha fatto conoscere nel mondo, vi ho vinto tutto e vi ho passato cinque anni meravigliosi insieme a compagni formidabili. Quanto ad Agnelli mi piacerebbe dire che è un mio amico ma non ho certo la confidenza per battergli la mano sulla spalla. Conoscendolo ho scoperto che è uomo di una semplicità sconcertante: mi ha detto che non sarebbe venuto a vedere la finale del Mondiale per non disturbarmi, gli ho risposto che se c'è una persona che deve disturbarmi è proprio lui. Sarà mio ospite». Ai francesi, Michel ha provato a spiegare come l'esperienza italiana io abbia formato. La Juve è la sua squadra («tifo per lei anche se affronta i francesi»), anche se non ne diventerà mai un dirigente («Agnelli l'avrebbe voluto ma cosa ci sarei andato a fare? Non si vive due volte la stessa storia d'amore»). Ma l'esperienza a Torino gli è stata fondamentale per capire l'Italia e, forse, se stesso. «Quando vi arrivai non parlavo l'italiano, tranne due o tre parole di piemontese, che è un'altra cosa, e volli che il mio contratto con la Juve fosse scritto in inglese. A Conturbia, il paese di mio nonno, andavo qualche volta e adesso non ci vado più. Ma amo il popolo italiano, che è ironico, vive e si diverte. Mia moglie Christelle in Italia ha imparato a cucinare la pasta, io conoscevo Versace e dopo le sfilate andavo a Milano a prendere quello che volevo pagandolo una sciocchezza. In Italia ho imparato a vestirmi. Alla Juve ci stavano attenti: se le e . se non erano intonate alla ^Tmicia, Tardelli o Gentile gri'1 a». Er s so m >esto match. Jacquet nei giv. • si >rsi ha parlato di una sfida tra amici fraterni. Platini non ci crede, «i ostri popoli sono un po' cugini ina q landò gli italiani ci guardano non hanno mai la sensazione che noi facciamo altrettanto. Da ragazzo, in Iorena, quando rubavano una borsa si diceva che era colpa dei Ritals, gli italiani. Non c'è un rapporto d'amore. Nel calcio accade l'opposto. Boniperti spiegava che ai suoi tempi quando volevano tirarsi su di morale giocavano con i france¬ si: era un giudizio che mi rendeva estremamente sciovinista. Ma nel calcio l'Italia è davvero un altro mondo». Lo pensa ancora, sebbene dal '78 gli azzurri non abbiano più imbroccato una vittoria con i francesi. «Nell'86 li battemmo negli ottavi di finale. Eravamo due volte più forti di loro, ora il pronostico è aperto. La Francia può vincere perché se sta bene fisicamente può battere chiunque: ma deve stare bene. Partite come quella con il Paraguay lasciano sempre qualche scoria, d'altro canto possono produrre un effetto liberatorio nella squadra che ormai deve giocare per vincere, per entrare nella leggenda». Quanto potranno incidere il ritorno di Zidane e la presenza di tanti francesi nel campionato italiano? «Zidane rende il calcio più bello, sono fiero che lo si giudichi il mio erede, anche se per esserlo veramente dovrà segnare gol che facciano vincere la sua squadra. Io sono stato per tre volte capocannoniere in Italia. Lui, Deschamps, Djorkaeff e gli altri, assicurano certamente qualcosa alla Francia, soprattutto perché avranno una motivazione terribile. Dovranno tornare in Italia tra qualche settimana dicendo: visto che avete fatto bene a prenderci?». Marco Ansaldo TUTTO SEMBRA FAVORIRE GLI AZZURRI Bilancio favorevole all'Italia nei confronti con la Francia: su 30 partite, 17 vittorie anur- re, 7 pareggi e 6 sconfitte, con 74 gol italiani e 42 francesi. Nell'ambito della fase finale dei Mondiali, tre precedenti: 1938 a Parigt quarti] Italia-Francia 3-1 1978 a Mar delta Plata gir. el.] Italia-Francia 2-1 1986 a Mexico C. otiavi] Italia-Francia 0-2 Secondo le quotazioni della Snai, l'Italia è favorita nel match di venerdì: la vittoria degli azzurri viene infatti offerta a 2,40 (cioè giocando 1000 lire se ne incassano 2400, con un guadagno di 1400), il pareggio a 3,00 e la vittoria dei transalpini a 2,60. Per la vittoria finale dei campionati, sempre Brasile favorito (2,85) seguito da Italia (4,50) e Francia (5,50). —,—_ , _———