Jacquet, quaggiù nessuno lo ama

Jacquet, quaggiù nessuno lo ama UN CITI' OPERAIO Jacquet, quaggiù nessuno lo ama «Ma farò egualmente un bel regalo alla Francia» CLAI REFONT AINE ON ha coraggio e non ha charme. Se chiedi a un francese perché si parla cosi male di Jacquet, il citi dei prossimi avversari dell'Italia, risponde che gli mancano le due qualità fondamentali per farsi amare dove si gioca il «calcio champagne», la formula sopravvissuta alla generazione di Giresse e Platini. E' credibile che i francesi non abbiano cultura del calcio: un allenatore che schiera Zidane e Djorkaeff, Henry e Trezeguet, praticamente quattro punte, è uno che specula? Da quattro anni, cioè da quando l'hanno assunto, Jacquet ha rinunciato a farsi capire dai tifosi della Nazionale. Lascia che dicano, tanto sa di essere arrivato al capolinea: dopo il Mondiale si ritirerà e quando lo annunciò, mesi fa, nelle redazioni dei giornali saltarono i tappi di vino perché finalmente il «Campagnard», il «campagnolo», si levava di torno. Peccato che in tutto questo tempo non si sia ancora trovato con chi sostituirlo. «Indietro non si torna - spiega il et -. Ho 57 anni e ne ho passati 44 nel calcio, per me che amo il cinema, il teatro, l'alpinismo e le buone letture sono anche troppi. Ho pile di libri che mi aspettano, troppi affetti da coltivare perché sono mancato ai miei figli e voglio rifarmi con i nipoti». Non ha fretta però. «Non abbastanza da chiudere il mio Mondiale con l'Italia: nove giorni di lavoro in più non sono un dramma», sorride pensando alla finale che la Francia vuole fortissùnamente. «Da quattro anni penso a quel giorno. Alibiamo avuto l'intermezzo dell'Europeo, sbagliato per inesperienza: non eravamo più deboli dei cechi e neppure dei tedeschi ma non abbiamo avuto la personalità per superare un momento di crisi. Con il Paraguay abbiamo dimostrato che siamo cresciuti: il Paraguay non ha giocato a calcio, noi sì e ci eravamo impantanati. Ne siamo usci- ti e psicologicamente la squadra è più solida». A che prezzo? «Abbiamo lasciato qualche uomo nella battaglia. La fatica e le emozioni ci hanno stremato, ma adesso va meglio». Petit oggi riprenderà ad allenarsi, Henry probabilmente no. La squadra salvo quell'inconveniente è decisa. Jacquet dice che non vuole cambiare il modulo: i francesi già lo criticano, se togliesse una punta non lo perdonerebbero più. Forse il suo difetto è di non avere un passato rilucente come Platini e la generazione allo champagne. «Io giocavo mediano», dice il et, come se nel ìuolo dimesso ci fosse la sua colpa. Eppure era un buon mediano, che arrivò per due volte alla Nazionale. «Non molto ma abbastanza per inorgoglire mio padre che venne a vedermi a Marsiglia, nel '68, contro la Germania di Beckenbauer. Lui era un patriota, aveva fatto la Resistenza». In verità aveva fatto soprattutto il macellaio a Sailsous-Couzan, un villaggio di 1500 persone nel cuore della Loira. «Da ragazzo mio padre mi portava alla fiera per comprare le bestie e al ritorno non potevo andare ad allenarmi se non s'era finito di squartarle e tagliarne i pezzi. Poi andai in fabbrica, sveglia alle quattro e il pomeriggio mi allenavo. Se vincevo il mio tornio girava che era una meraviglia, se perdevo girava a vuoto». Eppure questa storia francese come un film di Carnè, uno dei suoi registi preferiti, non ammalia i giornali e i tifosi. Jacquet non ha charme, dicono. «Non sa comunicare». «Però ballo bene - ironizza il et -, negli anni Cinquanta, quand'ero operaio, ero il re del paso doble in tutte le balere della regione». E quanto le è servito? «Il calcio è un po' musica, è eleganza. Ma la vita mi ha insegnato anche l'importanza di essere concretila mia Nazionale lo è». Più dell'Italia? «Sarebbe impossibile. Però l'Italia l'ho già battuta a Napoli ed era la mia prima partita da commissario tecnico». Dall'altra parte c'era Sacchi. Marco Ansaldo Dopo i Mondiali darà le dimissioni: «Ho già dedicato troppo tempo al calcio, ora mi aspettano i figli e i nipoti» Aimé Jacquet ha 57 anni e da quattro è il et francese; da calciatore era un mediano giocò due volte in Nazionale; batte l'Italia a Napoli nella sua prima partita da et piloti. o fino ato un e», ha io è un la vita saldo Aimé Jacquet ha 57 anni e da quattro è il et francese; da calciatore era un mediano giocò due volte in Nazionale; batte l'Italia a Napoli nella sua prima partita da et