In cinque stanze i segreti di Lido Gelli

In cinque stanze i segreti di Lido Gelli Arezzo, indagati i figli dell'ex Venerabile. Maurizio: «Vogliono arrestarmi per convincere mio padre a consegnarsi» In cinque stanze i segreti di Lido Gelli Scoperto un appartamento con documenti e 7 miliardi AREZZO DAL NOSTRO INVIATO Di lei, nessuna traccia. Scomparsa, volatilizzata, dileguata. Da quasi due mesi e le speranze di venirne a capo non sono tante. Per questo la chiamavano la Venerabile Volpe, perché quando si muoveva il padre-padrone della poco commendevole loggia massonica Propaganda 2, o P2, non lasciava niente al caso. Tutto previsto, tutto preparato. Ora di Lido Gelli hanno trovato un appartamento-forziere, in un palazzone Anni 70 con pretese di eleganza, vicino al quartiere dello Stadio. Vuoto, senza un mobile, una attaccapanni, una sedia. Ma nello sgabuzzino, ben ordinati, documenti fiscali e denaro, circa sette miliardi, in lire ma soprattutto in dollari, sterline e marchi, insomma quella che chiamano valuta pregiata. L'appartamento non è un luogo qualsiasi. Si trova nella zona residenziale ex Sacfem, sei piani dipinti in un pacato color avana, giardinetto, campanelli in bronzo, tre ingressi e la portineria: è forse l'ultima casa, qui ad Arezzo, ad avere la portineria. Terzo piano, di sopra, nel superattico, abita Maurizio, il figlio della Volpe. E come ogni buon figliolo, lui ha seguito il suo arresto e il babbo nel suo lungo e tortuoso percorso. Attento e premuroso a Ginevra, quando il poco Venerabile venne processato e portato in aula in barella; attento anche ora, ma preoccupato, perché a quell'appartamento, affittato nei giorni successivi al 4 maggio, data della sparizione, gli inquirenti sarebbero arrivati seguendo le tracce, per la verità non invisibili, di Serena Paci, che del bravo ragazzo Maurizio è la moglie e, dunque, è pure la nuora di Licio Gelli. L'operazione si è svolta nell'ambito dell' inchiesta della procura di Roma sul crack del gruppo finanziario Di Nepi, nel quale erano indagati Gelli e 1' avvocato Raffaello Giorgetti, che assiste da sempre l'ex venerabile. Una collaboratrice dello studio legale Giorgetti è la prestanome che ha affittato le 5 stanze, 130 metri quadrati. Maurizio ora avverte il pericolo: «Mi è stato notificato un avviso di garanzia per associazione per delinquere e per prestito di denaro», dice. La sua casa e quella dell'altra figlia di Gelli, Maria Rosa, che abita poco distante, in via Beato Angelico, sono state perquisite. Ma non è questo che sembra preoccupare di più Maurizio. «E' in atto un tentativo che è quello di arrestarmi per forzare psicologicamente mio padre a consegnarsi». Se si deve restare alle apparenze, l'ex poco venerabile Maestro, non ha alcuna intenzione di mettersi nelle mani della giustizia. Non foss'altro perché i conti non tornano a suo favore: infatti, sarebbe debitore con la giustizia di 8 anni e spiccioli, e dal suo punto di vista, considerata l'età, quella sì venerabile, un po' troppi per trascorrerli nelle patrie galere. Dice Gelli junior: «Come al solito è lo Stato che, dopo aver fatto una figuraccia, cerca ora di rimediare in modo maldestro». Ma soldi e documenti c'erano, oppure no? «Ma che cosa volete che sia un miliardo 0 qualcosa di più? Sì, hanno trovato dei soldi e dei documenti». Il miliardo sarebbe molto abbondante, come detto, anzi sarebbero sette, e 1 documenti sarebbero quelli mai esibiti in un'aula di tribunale e che riguarderebbero il tristemente famoso crack del Banco Ambrosiano. In altre parole, non si tratte- rebbe di sciocchezzuole. Maurizio Gelli ha voluto precisare che «per la vicenda dell'Ambrosiano ho avuto 60 miliardi della Banca d'Italia, pagati su estero». Quindi, quel denaro trovato è di proprietà della famiglia, aggiunge. Come dire: nessun deposito segre¬ to per la fuga, nessuna assicurazione per il futuro immediato del babbo. Come invece sospettano, e assai, gli inquirenti, che ora si fregano le mani per la scoperta della stanza segreta. Quando scomparve, si volatilizzò, si dileguò, la Venerabile Vol¬ pe lasciò tutti con un palmo di naso. Uno scandalo venne definita quella fuga, un affronto intollerabile. In realtà, sembra sia stato tollerato: non è caduta una sola testa, per quella vergogna conclamata. Come dire che non ci sono responsabili. Oppure, tanti colpevoli, nessun colpevole. D'accordo, la venerabile Volpe era sparita, ma venne fatta una perquisizione storica, a Villa Vanda, regale residenza del noto Gelli Licio. Non portò a niente. Ore e ore a cercare non si sa bene che cosa e senza trovare qualcosa di realmente significativo. Come i 7 miliardi e i documenti dell'Ambrosiano, trovati ieri, per dire. Si parlo di una specie di camera blindata, un locale nel quale forse sono stati conservati i segreti più grandi sui quali il Gran Maestro ha messo le mani nella sua lunga carriera di «burattinaio» e che, in buona sostanza, hanno fatto la fortuna della sua loggia e la sua personale. Ma tutto questo il fuggiasco lo sa bene, come sa di aver organizzato nel migliore dei modi questa nuova mossa. Lui vuol dimostrare di non esser scappato ma di aver semplicemente evitato il carcere: che cosa sono, poi, i residui di pena? Così, quando sono caduti i giorni, ha fatto pubblicare sulla Nazione l'annniversario per la morte della moglie e poi quello per la figlia. Era domenica 21 maggio: «Nel decimo anniversario della scomparsa, il padre, i figli Alessio e Andrea, la sorella Maria Rosa, i fratelli Raffaello e Maurizio ricordano con struggente rimpianto Maria Grazia Gelli». Insomma, quasi a dire: io sono ancora qui. Vincenzo Tessandori L'alloggio affittato da una collaboratrice dello studio legale che assiste la famiglia Le carte sequestrate riguarderebbero il crack del Banco Ambrosiano A sinistra, il palazzo che ospita l'alloggio scoperto ieri. A destra Licio Gelli Maurizio Gelli. figlio dell'ex Venerabile. Sui soldi trovati ha detto: «Ma che cosa volete che sia un miliardo o poco più?»

Luoghi citati: Arezzo, Ginevra, Roma