Tra gli studenti del f98 riformista di Maurizio Molinari

Tra gli studenti del f98 riformista REPORTAGE DOVE NACQUE LA RIVOLUZIONE Tra gli studenti del f98 riformista All'università un meeting per il ministro defenestrato TEHERAN DAL NOSTRO INVIATO «Vado alla facoltà di Scienze». Con questa frase, mormorata ai guardiani dell'Università, oltre tremila studenti hanno varcato ieri pomeriggio senza dare troppo nell'occhio i cancelli dell'ateneo dove mosse i primi passi la rivolta che spodestò la dinastia dei Pahlavi. Uno per uno, occhi bassi per gli uomini e chador nero per le donne, sono confluiti in silenzio nell'aula magna della facoltà che 20 anni fa diede i natali alla rivoluzione khomeinista e che oggi è teatro della mobilitazione a favore delle riforme del presidente Khatami. La facoltà di Scienze è da sempre il laboratorio di idee iraniano. Lo fu negli Anni Sessanta, lo fu ancora ai tempi delle sollevazioni contro lo Shah, torna ad esserlo oggi come teatro del braccio di ferro fra Khatami e la Guida della Rivoluzione AU Khamenei. Appe- na superata la soglia del grande edificio biancastro ci si trova immersi nel pieno della lotta politica. Fra megaposter di Khatami e murales che chiedono «libertà» centinaia di ragazzi e ragazze neanche trentenni scandiscono nei corridoi il nome di Abdullah Nouri, l'ex ministro degli Interni defenestrato la scorsa settimana dal Parlamento dominato dai conservatori perché accusato di «insufficienze». La folla aumenta con il passare del tempo e si accalca nell'aula magna in attesa dell'intervento proprio di Abdullah Nouri, braccio destro del presidente Khatami che dopo il veto del Parlamento ha reagito nominandolo suo vice. «Sciogliamo, annulliamo il Parlamento», «un solo Paese, un solo governo», «il popolo è col governo» scandisce la folla innalzando tutto quanto può esprimere sostegno al presidente: suoi ritratti, foto di Nouri, scritte a mano su cartoncini, ritagli dei giornali anti-conservatori. Di fronte a questa platea che, per una volta, fa saltare la rigida separazione di posti fra uomini e donne, il primo a prendere la parola è l'ex comandante dei Pasdaran, i «Guardiani della Rivoluzione» khomeinista, 1'«ingegnere» Duzguzani. Consapevole che nessuno lo può chiamare ((traditore», Duzguzani difende Nouri accusando il Parlamento. «In Iran ci deve essere un solo governo - dice Duzguzani mentre la folla scandisce il suo nome - quello eletto dal¬ la gente, non bisogna tradire la volontà del popolo con i giochi di parole». Come dire: il popolo ha eletto Khatami ed il Parlamento non gli si deve opporre con trucclii ed inganni. «Verità», «libertà» ripete ritmicamente l'intera aula, in piedi, pugni al cielo, interrotta solo dagli sparuti fischi di una decina di barbuti del «Partito di Dio» ostile alle riforme di Khatami. Per calmare gli animi ed evitare l'ennesima giornata di scontri ed arresti sale sul palco un altro fedelissimo di Khatami, il ministro della Cultura e della Guida Isja-. mica Atoellah Mohadjerani. ((Amici - esordisce a voce bassa vi chiedo slogan moderati, non andate troppo in là, potete nuocere al Paese». Parole prudenti, per dare voce ai timori di Khatami sulle ripercussioni che potrebbe avere una svolta troppo repentina. «Ma il Parlamento deve riflettere sul voto contro Nouri perché i conti non tornano, ci sono stati cinque votanti in più rispetto ai presenti» denuncia Mohadjerani prima di dare la parola proprio a Abdollah Nouri. L'ex ministro dell'Interno, al primo intervento pubblico dopo la sfiducia, non tradisce alcuna emozione. Turbante bianco, tunica nera e occhiali da sole saluta con un semplice gesto la folla che lo acclama ripetendo «Grazie Nouri». Poi, dopo citazioni coraniche e richiami alla rivoluzione, lancia il suo affondo: «In Iran c'è un conflitto fra due modi di essere e di lavorare. C'è chi vuole promuovere lo sviluppo politico, difendere i diritti dei cittadini e le libertà. E chi invece vuole incriminare questo modo di pensare». Affinché il messaggio sia ancora più chiaro aggiunge: «Il Parlamento è contro il governo ed ostacola il suo lavoro. Lo dimostra il fatto che il presidente Khatami, eletto con 21 milioni di voti, non ha i poteri che dovrebbero corrispondere alle sue responsabilità». «Ecco perché penso e dico che Khatami è un op- presso» conclude fra boati di sostegno e inni ad Allah. Un altro attacco ai conservatori era giunto in mattinata dall'aula del tribunale dove si è celebrata la quarta udienza del processo all'ex sindaco riformista di Teheran, Hossein Kharbashi, accusato di «corruzione». Kharbashi ha puntato l'indice contro il giudice: «Non accetto accuse di testi che hamio parlato sotto tortura e non accetto accuse notificate solo dopo il mio arresto». Fuori dell'aula del tribunale mi giovane, stringe in mano una copia del Corano e la bacia chiudendo gli occhi. «Spero che vinca la giustizia - ci dice - ma aspettiamo l'autunno». Il popolo di Khatami spera infatti di vincere a novembre le elezioni per il Consiglio degli Esperti che, nei complessi equilibri della Repubblica Islamica, è l'unica istituzione capace di condizionare le scelte della Guida Spirituale. Maurizio Molinari Poster del capo dello Stato, grida: «Libertà» e «Sciogliamo questo Parlamento» Studentesse iraniane durante la manifestazione di ieri dei giovani sostenitori delle riforme di Khatami all'università di Teheran e l'arrivo di Romano Prodi

Luoghi citati: Abdollah Nouri, Allah, Iran, Teheran