Un missile rompe la tregua Uso-Iraq

Un missile rompe la tregua Uso-Iraq L'attacco da parte di un F-16 americano, l'annuncio dato con 8 ore di ritardo. Baghdad: siamo innocenti Un missile rompe la tregua Uso-Iraq Sparato contro un radar che aveva inquadrato jet inglesi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Pochi ormai ne ricordano l'esistenza, ma la «no fly zone» è viva e ieri ha fatto registrare una nuova occasione di «confronto» con l'Iraq. Un missile è stato sparato da un aereo F-16 americano contro una batteria missilistica irachena non molto lontano da Bassora. Il colpo, a quanto pare, si è perduto a circa 18 chilometri dal bersaglio (non si sa se per scarsa mira dell'F-16 o perché voleva essere solo un «avvertimento»), ma naturalmente la cosa ha suscitato subito un risveglio di tensione, con relativa «guerra di comunicati» fra americani e iracheni, più la partecipazione dei russi. La ricostruzione dell'accaduto è stata fatta dagli americani così: verso le 6,30 italiane di ieri mattina quattro aerei «Tornado» inglesi e l'F-16 americano stavano pattugliando la zona meridionale dell'Iraq. La loro era una delle centinaia di missioni che americani, inglesi e francesi fanno regolarmente per assicurarsi che gli iracheni - in quella zona come nell'altra a Nord del Paese - rispettino il divieto ai loro aerei militari di levarsi in volo, così come è stato stabilito dopo la guerra del Golfo per impedire all'aviazione di Saddam di colpire i curdi al Nord e gli sciiti al Sud. Ad un tratto i radar iracheni sono stati «accesi» per localizzare i quattro Tornado e l'F-16. In termini militari questo è considerato una specie di preludio a un attacco e gli ordini impartiti ai piloti occidentali prevedono un'automatica «aggressiva misura difensiva»: sparare, appunto, come l'F-16 ha fatto. Anche tutto quello che è accaduto dopo è stato automatico: stato d'allarme per la forza militare americana nel Golfo (circa 20.000 uomini, dai 37.000 che erano durante l'ultima crisi, quando Baghdad aveva espulso gli ispettori dell'Onu e soltanto l'intervento in extremis del segretario generale Kofi Annan aveva evitato il bombardamento); risposta irachena che definiva lo sparo del missile «un attacco ingiustificato, una prova dell'aggressività americana contro l'Iraq perché nessun radar era stato acceso»; e l'intervento russo che invitava Washington ad andarci piano. «E' necessario circoscrivere questo incidente per evitare che provochi un'escalation», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri russo, Vladimir Ra- khmanin. La notizia dell'incidente è stata data almeno otto ore dopo che era avvenuto. Otto ore di segreto riservate non solo ai «media» ma anche a Bill Clinton, che è stato informato nell'albergo di Shanghai dove aveva fatto ritorno dopo una cena con il sindaco della città, Xu Kuangdi. Come mai tutto quel ritardo?, è stato chiesto a Sandy Berger, il consigliere del Presidente per la sicurezza nazionale. Lui non ha dato nessuna spiegazione, limitandosi a dire che ha informato Clinton alla prima occasione che ha avuto. La cosa è sembrata alquanto strana e un po' tutti hanno avu- to la tentazione di gettarsi sul «giallo» di quelle otto ore di segreto. Avevano forse ragione gli iracheni nel dire che i radar non erano stati accesi e quindi il pilota dell'F-16 aveva sparato il suo missile senza motivo, sicché ci voleva il tempo per mettere in piedi una storia plausibile? E se il pilota aveva sparato senza motivo, lo aveva fatto di propria inziativa o aveva ricevuto ordini in questo senso? Siccome la dietrologia non è una scienza solo italiana, per un po' le ipotesi sul perché di quel «black out» informativo sono continuate. Ma alla fine almeno per ora - è sembrata prevalere l'idea che probabilmente gli Stati Uniti non hanno dato all'incidente una grande importanza. Allo stesso Pentagono dicevano di considerarlo un episodio isolato. «Non abbiamo idea - ha detto una fonte anonima - del perché abbiano acceso quel radar. Per noi comunque è una prova di "intenti ostili" e i nostri piloti sono addestrati a rispondere». Franco Pantarelli Anche Clinton a Shanghai non è stato informato prontamente Mosca teme «un'escalation» e protesta l KIRKOK •• v SIRIA l^M«-:^w^^m / BAUI# DARBANDIKHAN ^ / EUFRATE 3ANDIKHAN » •SAMARRA? • •'BAGHDAD j mime ARABIA SAUDITA ZONA DI ESCLUSIONE AEREA Da un F-16 dell'Air Force è partito il missile della discordia tra Usa e Iraq

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Franco Pantarelli, Kofi Annan, Sandy Berger, Vladimir Ra