Barreca di A. R.
Barreca Barreca Assolto dopo 5 anni di veleni PALERMO. Quando fu incriminato e il Csm l'inquisì, lasciò la magistratura quasi u ie un «atto dovuto». Ora che è biato assolto pei non aver commesso il fatto dal l'imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa, Pasqualino Barreca, ex presidente della corte d'assise d'appello Jcl primo maxiprocesso alle cosche, si sente rinato. «Torno a respirare dopo cinque anni di odissea», confida. La sua condanna a quattro anni e mezzo di reclusione era stata chiesta sabato dal pm Roberto Condorelli, che lo aveva indicato come un giudice «a disposizione» dei boss. In tribunale a Caltanissetta il processo è durato un anno e mezzo. Nella tarda serata di lu nedi la sentenza assolutoria è stata letta dopo sette ore di camera di consiglio. Ora Barreca racconta: «Ho vissuto momenti brutti e non intendo accusare nessuno: anch'io sono un magistrato. Dico solo che i pentiti sono indispensabili, ma vanno utilizzati bene». Sono 15 i pentiti che hanno riversato su di lui un mare di fango. Francesco Marino Mannoia, Gaspare Mutolo, Balduccio Di Maggio, Salvatore Can cerni e Santo Di Matteo, il padndel bambino fatto strangolare ^ sciogliere nell'acido da Giovanni Brusca. Un castello di accuse che si è sgretolato e che nel i'ebbraii. '96 era già stato demolito dal gup Emanuele Secci, che aveva archi viato il caso. Ma la procura era ricorsa in corte d'appello e Barreca era stillo rinviato a giudizio. Centro di lui l'accusa ha anche usato i arma degli accertamenti patrimoniali, ma l'ex presidente ha dimostrato l'origine dei soldi, a cominciare da 33 milioni vinti con una schedina fortunata nel '59 alla Sisal. Ai giudici Barreca ha mostrato un giornale del tempo con la cronaca sulla vincita milionaria fatta dall'allora giovane pretoiu di Piana degli Albanesi. «Con quella bella sommerta comprai casa». Numerosi boss chiamati a giustificare il possesso di soldi e di beni finora hanno sostenuto di essere stati scelti dalla fortuna. Gli inquirenti antimafia hanno pure trovato traccia di un incredibile riciclaggio con maliosi che hanno incettato schedine vincenti, pagandole con denaro «sporco», per poter poi dimostrare di essersi arricchiti grazie a un provvidenziale 13. «Ma nel mio caso era tutto vero», afferma Barreca: «I mici guai sono cominciati nel '91 quando il ministro della Giustizia Claudio Martelli mi accusò di aver fatto fuggire il boss Pietro Vernengo». Si sospettò che gli arresti ospedalieri fossero stati concessi con superficialità al boss e quei brutti giorni di sette anni fa pesano ancora come un incubo su Barreca. [a. r.]
Luoghi citati: Caltanissetta, Palermo, Piana Degli Albanesi
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