Fossa chiede incentivi Visco: sono già troppi di R. R.

Fossa chiede incentivi Visco: sono già troppi Ma si pensa a misure sul costo del lavoro Fossa chiede incentivi Visco: sono già troppi ROMA. Non ci sarà una legge Tremonti-bis, ovvero una detassazione massiccia degli investimenti. Si trattava solo di un equivoco, assicurano tutte le fonti governative. Ciò che esiste, si sostiene alle Finanze, sono due cose differenti: 1) si è chiesto (con scarsa speranza) alle autorità europee competenti se sono possibili ulteriori incentivi a chi investe nel Sud; 2) in prospettiva, si pensa ad alleggerire il costo del lavoro, con uno sgravio contributivo e non fiscale. In ogni caso, fa presente il Tesoro, non c'è molto spazio di manovra, perché gli obiettivi di deficit pubblico concordati per ottenere l'ammissione all'Euro vanno rispettati. Gli ultimi dati sui conti dello Stato non sono del tutto tranquillizzanti. Dal lato delle entrate, le cose vanno bene benché un numero di contribuenti maggiore del previsto (circa la metà, invece di un quarto) abbia rateizzato i versamenti Irap. Il salto nell'ignoto con la nuova imposta ha avuto successo. Dal lato delle uscite qualche anomalia c'è, rispetto agli obiettivi: ai fattori già noti (enti locali, Poste) si è aggiunto un eccesso di spese nella Sanità. Come effetto combinato, l'attivo del Tesoro nel mese di giugno sarà sui 20.000 miliardi, meno del previsto. In luglio e agosto si dovrebbe avere un recupero. Per il Sud, il ministro delle Finanze Visco assicura che gli sgravi in vigore sono già sufficienti, che in questo senso «l'Italia è il Paese più incentivato del mondo»; tuttavia «se fosse possibile fare di più, lo farei volentieri», aggiunge. Trattamenti fiscali di favore non sono ammessi dall'Unione europea. Visco ha scritto ai commissari competenti di Bruxelles, Karel van Miert e Mario Monti per sapere se c'è qualche margine; si augura di sì ma tende a escluderlo. In caso di risposta negativa, si potrà casomai «migliorare, razionalizzare, correggere, integrare», non di più. «Bisogna avere il coraggio - ribatte il presidente della Confindustria Giorgio Fossa - di andare a Bruxelles per trattare una riduzione fiscale duratura che cominci dal Sud e poi si allarghi al Centro e al Nord. In generale, preferisco convenienze anche minori ma strutturali e durature nel tempo, perché l'impresa non è un fungo, non nasce nell'arco di una notte». Visco insiste che chi investe al Sud già paga solo il 19% come imposta societaria, che gli impianti si possono costruire quasi gratis, che ci sono crediti di imposta per i nuovi assunti: «Di più è difficile immaginare». Quanto a sgravi generalizzati per le imprese, Visco è sempre stato contrario a detassare gli investimenti, come fece il governo Berlusconi con la legge Tremoliti. Secondo i suoi consiglieri economici, l'alto costo di provvedimenti del genere non è ripagato dai benefici: mentre per esempio gli incentivi auto hanno portato un getti- to maggiore di quello perduto e hanno dato spinta all'intero sistema economico, la Tremoliti ebbe anche effetti collaterali negativi, come un eccesso di domanda di macchinari rispetto al potenziale produttivo dell'industria italiana del settore, che fece lievitare i prezzi e crescere le importazioni. «Il Mezzogiorno già conviene agli imprenditori», aggiunge a sua volta il ministro del Lavoro Tiziano Treu. Secondo i suoi dati, «il costo del lavoro per unità di prodotto nelle regioni meridionali è in media più basso del 20% rispetto al CentroNord, e le condizioni diventano ancora più favorevoli dove sono operanti patti territoriali e contratti d'area». Qual è il problema, allora? Su questo Treu è esplicito: a trattenere gli imprenditori è «la sicurezza», in altre parole la situazione dell'ordine pubblico: «Su questo resta ancora molto da fare». Oggi partiranno al ministero del Lavoro gli incontri del «tavolo quadrangolare» tra governo, imprese, sindacati e amministrazioni locali. Si comincerà parlando dell'emersione del lavoro nero. [r. r.]

Luoghi citati: Bruxelles, Fossa, Italia, Roma