Agnelli: bisogna sperare in Cossutta di Marco Zatterin
Agnelli: bisogna sperare in Cossutta Agnelli: bisogna sperare in Cossutta «Ma non avrei mai creduto di arrivare a questo» TORINO. «Nella vita tutto credevo, ma non di arrivare a questo». Per la seconda volta in pochi giorni, Giovanni Agnelli torna a valutare i travagli della politica italiana, e dopo la «spiacevole» constatazione dell'esistenza di una maggioranza per la politica interna e per quella estera, si ritrova con stupore a vedere le sorti del governo ancorate ai buoni uffici di un leader di Rifondazione comunista. «In questa verifica mi pare difficile il negoziato con Bertinotti - ha detto ieri il presidente d'onore della Fiat in una conferenza stampa al termine dell'assemblea Ifi - e sono molto sorpreso che le nostre speranze siano ormai tutte in Cossutta». Il passaggio è importante, aggiunge, non va sottovalutato, perché «ha delle possibilità di portare a un programma per l'occupazione, per lo sviluppo e per il rilancio. Quindi di darci modo di avere un certo periodo di tranquillità». Ecco, il lavoro, il centro di tutto, l'elemento che ora più che mai tiene insieme i destini della politica e dell'economia, della stabilità e del risanamento. Ed ecco inevitabile la domanda su Cesare Romiti, che domenica ha accusato il governo di aver fatto poco o nulla per l'occupazione scatenando un putiferio. «Non è una critica nuova - ha commentato Giovamii Agnelli - lui sostiene da tempo che sarebbe stato possibile entrare in Europa e, contemporaneamente creare sviluppo. Il suo era un wishful thinking. Ne abbiamo parlato. Io non credo che sarebbe stato possibile fare due politiche contemporanemente. Romiti sì, ed è stato coerente». Prima l'Europa e poi il lavoro, insomma, e per l'Avvocato bisogna tenere bene a mente che si potrà avere un aumento dell'occupazione solo «dopo un paio di anni di crescita al 2-2,5 per cento su tutto il continente». E intanto che fare? Umberto Agnelli ritiene che non si tratti solo di una questione di mezzi, ma che decisiva sia l'influenza del quadro in cui ci si muove, e che le regole del gioco siano prioritarie. Regole economiche e no. «Anche gli interventi nel campo istituzionale - ha insistito il pre- sidente dell'Ifil - rientrano nelle riforme necessarie». E questo, ha precisato, proprio per creare un sistema di alternanza, prospettiva che riscuote il consenso di Giovanni Agnelli. «E' complicato avere questa commistione fra sistema maggioritario e sistema proporzionale che non dà mai una stabilità al governo, al massimo dà una stabilità condizionata. Siamo in un Paese con due maggioranze, cosa che può andare bene nel breve termine, ma non è così che si fa strada». La conseguenza, per Umberto Agnelh, è «che non si crea fiducia nei nostri soci» dell'Unione monetaria. In attesa dell'esito della trattativa politica, il presidente d'onore della Fiat smorza i toni della polemica sui rinnovi contrattuali che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. E' stato il presidente di Federmeccanica, Andrea Pininfarina, a prospettare l'ipotesi di un autunno caldo. Giovanni Agnelli lo definisce «un giovane combattente, bravo, capace, coraggioso: il nostro giovane D'Artagnan». E aggiun¬ ge: «Personalmente credo che vengano a scadenza i contratti del '93 e per i meccanici c'è anche molta carne al fuoco. Non credo, però, che sarà un autunno caldo ma certamente un autunno non facile sindacalmente». Fra le regole da cambiare, il presidente d'onore della Fiat vorrebbe mettere anche qualche codice della Giustizia, soprattutto dopo i recenti fatti che hanno visto coinvolgere la sorella Susanna. «Il mio giudizio è che essere indagato non vuol dire assolutamente nulla - ha risposto Giovanni Agnelli - quello che mi sorprende è che se uno è indagato non venga informato, perché il principio dell'essere indagato è dar modo alla persona di conoscere e mettersi in condizioni di difendersi». La cosa che colpisce, ha concluso, è «che uno possa essere indagato senza saperlo e contemporaneamente, invece, lo sappia la stampa». Marco Zatterin
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