Prodi all'Europa: in Italia va tutto bene di Stefano Lepri

Prodi all'Europa: in Italia va tutto bene a Francoforte apertura ufficiale della Banca, Duisenberg si schiera con Fazio: non solo monete Prodi all'Europa: in Italia va tutto bene Con Ciampi rassicura Kohl FRANCOFORTE DAL NOSTRO INVIATO Suona l'Inno alla gioia di Beethoven, compare sullo schermo il simbolo celeste e giallo dell'Euro. Doveva essere, questa solenne inaugurazione della Banca centrale europea, un momento di trionfo soprattutto per l'Italia? Certo Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi ne restano fermamente convinti. E' fin provocatorio, anzi, il presidente del Consiglio, nel rivendicare durante la sua breve comparsa alla cerimonia che «in Italia le cose vanno benissimo». Ma l'«evento epocale» dell'unione monetaria, che «segnerà il volto del nostro continente» (così ieri Helmut Kohl, di solito poco propenso alla retorica) coincide per noi con un momento di insicurezza e di agitazione. L'Euro metterà una moneta forte nelle tasche di tutti i cittadini, e darà alle imprese italiane un costo del denaro basso come non l'hanno visto da più di trent'anni. E se ha avuto un senso il Fcstakt, la cerimonia l'estiva con canti e balli ieri al Teatro vecchio dell'Opera di Francoforte, è stato di mostrare che l'unione monetaria sta riuscendo benissimo. Dimenticato il litigio di Bruxelles sulla presidenza della Beo, si va verso il 1° gennaio '99 senza la più piccola turbolenza sui mercati, e in una larga sintonia di vedute. I discorsi di ieri sono forse risultati soporiferi perché troppo concordi, dal cancelliere conservatore della Germania al primo mini- stro laborista della Gran Bretagna. Cantava il Reale coro di Maastricht, proprio così, davanti a sette capi di governo e 440 invitati tra autorità europee e nazionali, banchieri centrali, personale della Bce. E nessuno, nemmeno ai margini, ha speso una parola per far pesare all'Italia di essere, tra gli 11 Paesi ammessi, quello che ce l'ha fatta con maggioro difficoltà. A quanto pare, il problema con l'Italia ce l'ha l'Italia: è all'interno che si teme - nel controcanto alla retorica festiva - di non essere all'altezza, per un motivo o per un altro, per instabilità politica o per mancanza di competitività: e di rischiare banche in diffi¬ coltà, imprese in mano agli stranieri, investimenti dirottati altrove. Ciampi invece si è commosso, ricordando con il cancelliere Kohl e l'ex presidente della Commissione europea Jacques Delors, il periodo in cui a credere nel progetto dell'unione monetaria era stata «una minoranza». Ciò a cui con l'Euro i governi nazionali rinunciano, è apparso chiaro ieri, non è tanto la sovranità monetaria - già rigidamente condizionata dai mercati - è anche ima buona parte dello spazio di manovra nella politica economica. Tony Blair l'ha saputo esprimere nel modo più chiaro: «Tenteremo di frenare il cambiamento, di resistere alle riforme strutturali dell'economia, per poi dare la colpa alla Bce se le cose vanno male?». No, nessun governo lo potrà. Le riforme da fare, ha proseguito il primo ministro britannico, sono quelle «necessarie a migliorare il funzionamento dei mercati dei prodotti, del lavoro e dei capitali», perché «con i tassi di cambio bloccati per sempre, avremo bisogno di maggiore flessibilità dei mercati». Non c'è spazio per tornare a vecchie politiche non solo di espansione della spesa pubblica, ma nemmeno di dirigismo. Su questo c'è una larghissima concordanza, al di là degli schieramenti politici (anche in Francia, a giudicare dalle recenti lodi del primo ministro Lionel Jospin al modello americano). In buona sostanza, si tratta di proseguire con coraggio sulla strada già imboccata, come fa notare il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. C'è un passo del discorso inaugurale del presidente della Bce Wim Duisenberg che potrebbe essere benissimo stato scritto da Fazio stesso: la politica monetaria «ha bisogno di essere appoggiata da politiche di bilancio sane e da una evoluzione dei salari in linea con la produttività; altrimenti, la stabilità dei prezzi potrà essere mantenuta solo a un alto costo in termini di reddito e occupazione». In questo senso, nulla cambia: sono i tradizionali «tre pilastri» della Banca d'Italia. Duisenberg, rettificando una precedente presa di posizione, annuncia che «il sistema delle banche centrali europee dovrà definire quantitativamente che cosa intende per stabilità dei prezzi»: in qualche modo dare un obiettivo di inflazione. Fazio è poi contento che in tutto il discorso Duisenberg abbia usato il termine «sistema di banche centrali» per sottolineare che al timone dell'Euro starà una struttura federale e collettiva. Stefano Lepri Da Roma venti di nervosismo Il ministro del Tesoro si emoziona Tony Blair: non c'è più spazio per tornare alle vecchie politiche ***** * * * * Il presidente del Consiglio, Prodi, all'inaugurazione della Banca centrale europea