Due pentiti: il pizze su «Tane da morire»

Due pentiti: il pizze su «Tane da morire» Il musical sulla mafia, i produttori negano Due pentiti: il pizze su «Tane da morire» PALERMO. Due pentiti, ex esattori del racket mafioso delle estorsioni, sostengono che i boss hanno imposto un pizzo di 30 milioni ai produttori di «Tano da morire». Soldi versati a uno degli attori, che li avrebbe subito girati ai boss, e per metà destinati ai detenuti. Piomba così l'ombra del sospetto su un musical grottesco che ha coperto di ridicolo Cosa nostra e che tanto successo ha raccolto nelle sale, dopo la consacrazione a Venezia. Mentre i pentiti Giuseppe Arena e Marcello Fava hanno raccontato come sono (o sarebbero) andate le cose, produttore, regista e protagonisti smentiscono. Roberta Torre, la regista: «Ho girato tante volte a Palermo, sempre in tranquillità. Penso proprio che sia stata questa mia autonomia ad infastidire qualcuno. Che si possa lavorare qua, senza pagare tangenti, deve aver provocato una ribellione alla rovescia e qualcuno s'è messo a calunniarci». Ravidà e Robiony A PAG. 7

Persone citate: Giuseppe Arena, Marcello Fava, Ravidà, Roberta Torre, Robiony

Luoghi citati: Palermo, Venezia