MEDICO E SOCIETÀ

MEDICO E SOCIETÀ MEDICO E SOCIETÀ SE nell'ultimo secolo la vita media ha subito un allungamento che si può grosso modo considerare pari a quello verificatosi dall'età del bronzo ai primi del Novecento, questo è in parte dovuto ad avanzamenti straordinari nella terapia di molte malattie acute e croniche. Si veda il caso dei by-pass vascolari e degli interventi a cuore aperto, che in un paio di decadi si sono trasformati da sconvolgente novità a procedimenti quasi di routine; o si consideri, per citare un esempio di cui ho un'esperienza personale, quello della sostituzione artificiale di un organo. Quando nel marzo '60 un medico di Seattle, il dottor Scribner, iniziò il primo trattamento cronico dell'insufficienza renale terminale, venne considerato una sorta di visionario dall'opinione pubblica, dai colleghi e anche dalle autorità competenti, che gli assegnarono quasi per scommessa i fondi per trattare cinque pazienti per 5 anni, termine considerato del tutto utopistico. Né il dottor Scribner né il suoi collaboratori avrebbero allora osato immaginare sia che alcuni dei primissimi pazienti sarebbero stati vivi tutt'oggi, sia che dialisi e trapianto renale avrebbero in breve tempo permesso a centinaia di migliaia di persone con i reni distrutti da una malattia di vivere, e bene, per decenni (nel solo Piemonte vivono, grazie alla dialisi o al trapianto renale, circa quattromila persone). La possibilità di sostituire artificialmente la funzione perduta di un organo vitale può essere considerata non solo l'emblema dei progressi tecnici, ma l'origine dei più rilevanti problemi «filosofici» della medicina nell'ultimo secolo. Ma qual è stato l'impatto della nuova medicina nell'antica professionale del medico e quale, in definitiva, nella vita della gente comune? Sotto la spinta di una serie di straordinari progressi, che hanno riguardato tanto la diagnostica quanto le terapie, al medico si chiede oggi una serie di competenze tecniche molto importanti: un medico deve sapersi destreggiare tra decine di opzioni diagnostiche (ad esempio, Tac, angio Tac, Tac spirale, risonanza magnetica, ecc.), deve aggiornarsi costantemente, possibilmente in inglese (a questo scopo si può avvalere di bibliografie computerizzate che in pochi minuti forniscono, riassunti o per esteso, tutti i nuovi lavori scientifici su determinati argomenti), deve anche tenere conto di un mondo in cui confini si sono ristretti e imparare a riconoscere, ad esempio, malattie tropicali o patologie genetiche tipiche di popolazioni lontane. Alla necessità di una grande preparazione tecnica si accompagna l'esigenza di mantenere o, dove perduto, di recuperare, l'interesse e il rispetto per l'uomo come persona; come ha recentemente sottobneato uno dei pionieri della dialisi, il professor Oreopulos, greco di nascita e americano di formazione, «se voghamo mantenere la nostra identità come medici, dobbiamo ritornare alle nostre radici come guaritori». In effetti, sono stati anche gli straordinari Giuseppe Piccoli presidente corsi di laurea in medicina e chirurgia (segue a pagina 70)

Persone citate: Giuseppe Piccoli

Luoghi citati: Piemonte, Seattle