MONTAGNA MORGANA

MONTAGNA MORGANA MONTAGNA MORGANA GHIACCIAI immani, alte vette innevate che si perdono tra le nuvole, torrenti impetuosi, rocce e dirupi, pinete e verdi pascoli. Sono i soggetti prevalenti nei 121 dipinti esposti a Palazzo Bricherasio dal primo luglio al 27 settembre in una mostra dal titolo «La seduzione della Montagna. Da Delacroix a Depero». Una rassegna storico-tematica quindi, che prosegue la ricerca «iconografica» avviata lo scorso anno da Marisa Vescovo con la mostra «Le luci del Mediterraneo»: ossia il Mare Nostrum quale soggetto e ambiente d'ispirazione per tanti pittori del '900. In questo caso la Fata Morgana che seduce gli artisti è la montagna, che da mero sfondo paesaggistico adottato già da Leonardo diventa soggetto autonomo, prediletto da molti pittori, a cominciare dalla seconda metà del Settecento. Dipingendo monti, vallate e gole scoscese, gli artisti preromantici, soprattutto tedeschi, tentano di cogliere il sentimento del Sublime teorizzato dal fi¬ losofo Kant, ovvero quella commistione di paura e fatale attrazione che assale e pervade l'uomo di fronte alle forze scatenate della natura. La mostra, concepita e realizzata dal Museo di Grenoble (dove è stata presentata la primavera scorsa), in questa edizione torinese, organizzata dalla Fondazione Palazzo Bricherasio, dal Comune e dalla Provincia di Torino, si presenta al pubblico in forma rinnovata, con l'aggiunta di una ventina di dipinti di artisti italiani selezionati dalla curatrice Marisa Vescovo, ma purtroppo anche con la perdita di autori importanti come ad esempio David, Friedrich, Constable, Turner, Monet, Courbet, Segantini e Kandinsky. Gli artisti documentati sono comunque oltre sessanta: francesi soprattutto, ma anche inglesi, tedeschi, svizzeri e italiani, attivi tra la metà del '700 e i primi decenni del Novecento, che il percorso espositivò, rigorosamente cronologico, accomuna e suddivide, in base alle diverse scelte stilistiche e poetiche, tra classici, Romantici, Realisti, Visionari e Moderni. A differenza di quanto annuncia il sottotitolo, la mostra non si apre cronologicamente con Delacroix e il suo «Paesaggio dei Pirenei», eseguito nel 1845 in una fase che ormai prelude al realismo, ma con opere datate tra 1763 e 1790 di autori poco noti in Italia al grande pubblico: Joseph, Wolf, Kònig, de la Rive, Chatelet. Subito dopo si entra nel vivo dell'Ottocento con una schiacciante prevalenza francese (non va dimenticato che la mostra è stata organizzata in prima battuta dal Museo di Grenoble): Bertin, Bidault, Leprince, Gassies, Granet, Valenciennes, Michallon, Viollet Le Due, Theodore Rousseau. Una egemonia interrotta dai quadri degli inglesi John Robert Cozens e Ruskin, del tedesco Dahl e degli italiani proposti dalla Vescovo: D'Azeglio, Gigante, Fontanesi, Reycend, Delleani, Maggi, Morbelli, Boetto, Olivero, Sobrile. Nei primi anni del Novecento, la descrizione prevalentemente naturalistica della montagna si perde nella nuova ricerca espressionista condotta da Kirchner e Heckel, e sfiora l'astrattismo con Jawlensky. Guido Curio Palazzo Bricherasio Via Lagrange, 20 Lun. 14/19; mart.-domenica20/19 Ingresso lire 12.000 MONTAGNA MORGANA Dall'alto tre opere diDel/eani, Jawlensky e Maggi esposte a Palazzo Bricherasio

Luoghi citati: Italia, Montagna, Torino