Cinema di fine millennio di Lietta Tornabuoni

Cinema di fine millennio Cinema di fine millennio S'intitola «Storie di fine millennio» la rassegna organizzata per l'estate dal Museo Nazionale del Cinema: appuntamento da domenica 28 giugno a mercoledì 9 settembre al Massimo Due, via Montebello 8. In cartellone tanti recenti film di fantascienza, in un'alternanza tra successi internazionali («Independence Day», «Contact»), pellicole passate inosservate («Crossworlds», «Space Truckers») e d'autore («Fino alla fine del mondo»). I biglietti costano 7 mila lire. AL cinema le storie di fine millennio sono giochi, intrattenimento, divertimento, barzellette oppure favole nere: al massimo forniscono un brivido da Luna Park, come quando si volteggia sulle montagne russe provando il piacere della paura mescolato al senso di sicurezza garantito a chi ha pagato il biglietto. Non sono giochi speciali pre-Duemila, ma i soliti vecchi giochi fantascientifìco-allarmanti, variabili a seconda dei tempi, della politica internazionale, dello sviluppo tecnologico. Oggi come nei Cinquanta, domina il Male esterno, il Nemico venuto da fuori, l'Altro differente da noi: a voler distruggere la Terra sono alieni, astronavi ostili («Independence Day», «Mars Attacks!»), mostri divoratori («Alien»), invasori ladri («Space Jam»), creature malefiche (Zorg ne «Il quinto elemento»), insomma tutti quegli antagonisti che quarant'anni fa simboleggiavano il timore dei comunisti e che adesso simboleggiano gli spaventi delle grandi correnti migratorie da Sud a Nord, da Est a Ovest. Oggi come nei Sessanta, domina il terrore della forza oscura della tecnologia: nel passato l'energia atomica e nucleare usata per la guerra e per la distruzione della specie, adesso l'elettronica o l'ingegneria biologica usate per alterare o sottrarre l'identità personale («The Net», «Il tagliaerbe»), per cancellare o modificare la memoria («Strange Days», «Johnny Mnemonic»), per portare gli uomini alla perdita di se stessi. Le storie di fine millennio raramente hanno trame positive (soltanto Wim Wenders, in «Fino alla fine del mondo», desidera poter ridare la vista alla cieca Jeanne Moreau oppure poter registrare i sogni), a volte sono somiglianti ai film catastrofici e altre volte no; comunque restano giochi e non sono affatto serie nell'evocare un possibile crollo del nostro pianeta. Nel caso, l'avvento d'un nuovo sgomentante millennio e la scomparsa della vita che conosciamo sono molto più presenti nel cinema sociale: nei film che descrivono un mondo nel quale il lavoro scompare o si rarefa insieme con tutte le relative regole etico-psicologiche («Due sulla strada», «The Full Monty»), nel quale l'inerzia coatta imprime all'esistenza e ai rapporti personali svolte inimmaginate («L'età inquieta»), nel quale la fine dell'ambizione individuale e della speranza di progredire impone alla gente giovane la mancanza di futuro. Lietta Tornabuoni Cinema di fine millennio Uria scena delfilm «Slargate» con Kurt Russell e James Spader, inserito in rassegna

Persone citate: Alien, James Spader, Jeanne Moreau, Kurt Russell, Space, Wim Wenders