Il looping delle mosche

Il looping delle mosche ZOO-AERONÀUTÌCA Il looping delle mosche Come fanno ad atterrare sul soffitto? LA scioltezza di una mosca che atterra su un soffitto ha generato per molto tempo controversie tra gli entomologi, gli ingegneri aeronautici e la schiera assortita di frequentatori dei bar degli Aero Club nel tentativo di capire come si effettua la manovra. Le argomentazioni per spiegare l'elusiva sequenza acrobatica della comune Musca domestica si incentrano sulle due familiari manovre in grado di mettere un aereo a pancia in su: il mezzo «looping» (rotazione attorno all'asse orizzontale, più comunemente noto come «giro della morte») e il mezzo «tonneau» (rotazione attorno all'asse longitudinale dell'aereo). L'unica conclusione emersa da tante dotte disquisizioni fu che nessuno in effetti capiva come faccia una mosca ad atterrare a gambe in alto sul soffitto. Fino dal 1945, presentando i risultati della sua ricerca alla Reale Società Entomologica di Londra, E.D. Eyles, un tecnico della Kodak, concluse che, con le riseve dovute ai limiti delle sue fotografie, la mosca effettuava l'atterraggio con un «mezzo tonneau» finendo per posarsi lievemente angolata rispetto all'asse del moto. Gli ingegneri aeronautici avvalorarono questa teoria e misero alle corde i sostenitori dell'atterraggio col «mezzo looping» sostenendo che questa manovra, data l'alta velocità di esecuzione e il piccolissimo raggio della traiettoria, avrebbe imposto ec- cessivi carichi dinamici (i noti «g») sulle ali della mosca provocandone il collasso strutturale. Reagendo a questo colpo, i sostenitori del «mezzo looping» addolcirono le loro posizioni proponendo, come ipotesi di compromesso, che le mosche lente atterrassero con un «mezzo looping» e quelle veloci con un «mezzo tonneau». Per ingegneri e scienziati si trattava di qualcosa di più che di mera curiosità. Gli insetti, nella loro padronanza del volo, sorpassano le macchine realizzate dall'uomo sotto vari aspetti e i progettisti sono assai interessati al comportamento di tutti gli esseri volanti. Come la mosca effettui la difficile manovra di atterraggio a pancia in su pote¬ va presentare negli Anni 50 un certo carattere di attualità in un'epoca che vedeva i progettisti di razzi impegnati nella ricerca dei metodi di attracco delle navicelle spaziali negli appuntamenti orbitali... Sta di fatto che lo scienziato americano William G. Hyzer fin dagli Ami 60 si impone di scoprire il segreto delle mosche. Utilizzando un dispositivo in grado di realizzare 9600 fotogrammi al secondo, cercò di attirare le mosche su un finto soffitto spalmato di sciroppo, pesce marcio e letame. L'esperimento ebbe inizialmente esiti scoraggianti. Perfino in zone agricole dove c'è abbondanza di mosche, gli incentivi naturali dimostravano una forza d'attrazione as¬ sai superiore a qualsiasi sostanza lo scienziato spalmasse sul suo «soffitto artificiale». I primi risulati utili Hyzer li ottenne in un secondo tempo introducendo mosche appena catturate sul fondo di una scatola per poi attirarle in alto verso una luce proveniente da un coperchio traslucido illuminato dal di sopra con una lampada a incandescenza. L'istinto che spinge le mosche a sfuggire dalla zona d'ombra fu la reazione comportamentale che consentì di ottenere i risultati definitivi. I fotogrammi fecero vedere che le mosche salivano quasi verticalmente con tutte le sei zampe distese e con quelle anteriori protese verso l'alto. Le due zampe anteriori assorbivano l'impatto iniziale col coperchio; a questo istante, facendo perno attorno al punto di presa, la mosca era in grado di far ruotare in alto gli altri quattro piedi portandoli a contatto col soffitto. La velocità di avvicinamento fu stimata nell'ordine di 25 centimetri al secondo. La quantità di moto all'impatto fu valutata dell'ordine di mezzo grammo-centimetro/secondo. Sufficiente a incollare solidamente i pulvilli filiformi del piede che tengono la mosca appesa a pancia in su sopra una superficie liscia. I battimenti indipendenti delle ali della mosca aiutano a stabilizzare il corpo durante la fase di attracco con le zampe posteriori. In volo la mosca usa le zampe posteriori a guisa di timone per dirigersi. Inoltre si avvale dell'effetto giroscopico delle altere (una sorta di bielle con una massa terminale, site su ciascun fianco del torace) usate come organi di bilanciamento. Queste masse vibrando in armonia con le ali facilitano la stabilizzazione del corpo sia in volo che durante l'atterraggio. Dalle immagini risultavano diverse varianti della manovra di attracco. In qualche caso la mosca sembrava effettuare un movimento di flessione elastica delle zampe e di pseudo-ribaltamento attorno all'asse del moto: una manovra che ad occhio nudo può anche essere scambiata con un «mezzo tonneau». Mario Bernardi ì.--'~':-":"- ÒVESCIAMÈNT® OTTENUTO GOlf UN MEZZO ROVESCIAMENTO H OTTENUTO % \ CON UN MEZZO A ■v «LOOPING» /8 •^^S^^Q) ...in solita ^^^^^^^^0 .. contatto ^^...contaHo gi* ...al parcheggio f^jmN V subito dopo 1 zampa con entrambe - ...rotazione sul soffifto lievemente / ^ X il deeoHo anteriore le zampe e aggancic angolata rispetto ol S verticale... destra. . anterion... a sei zampe... piano di solita... La città di Lecco sul lato meridionale del lago omonimo in Lombardia

Persone citate: Mario Bernardi, Musca, William G. Hyzer

Luoghi citati: Lecco, Lombardia, Londra