Lo spettro della dialisi

Lo spettro della dialisi SI PUÒ' EVITARE? Lo spettro della dialisi Benefici effetti del Ramipril I L rene è un organo di imporI tanza vitale, poiché è attraI verso di esso che l'organismo elimina le scorie derivanti dai vari processi metabolici. In caso di grave insufficienza renale le possibilità di vita sono legate alla periodica depurazione del sangue per mezzo della dialisi, con il miraggio (che il più delle volte rimane tale) di un trapianto di rene. Ma sia la dialisi sia il trapianto renale sono gravati da gravi disagi fisici e psicologici, obbligando la prima alla schiavitù di una macchina, il secondo (nella pur fortunata evenienza che se ne sia potuto usufruire) a un continuo trattamento anti-rigetto, non privo di effetti collaterali. Stando così le cose, ogni nuova possibilità di rallentare la progressione del danno renale, allontanando il più possibile il ricorso alla dialisi, rappresenta per molte persone una prospettiva di estremo interesse. E' ciò che sembra promettere lo studio «Rein» (Ramipril Efficiency in Nephropathy), i cui primi dati sono stati di recente pubblicati sulla rivista The Lancet. E' uno studio ideato e programmato dal gruppo Gisen (Gruppo italiano di studi epidemiologici in nefrologia), coordinato da Giuseppe Ramuzzi, direttore dell'Istituto «Mario Negri» e del Dipartimento di immunologia dei trapianti e delle terapie innovative antirigetto degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Lo scopo della ricerca era valutare l'effetto del ramipril, un farmaco appartenente alla classe degli Ace-inibitori, già da molti anni utilizzati nella cura dell'ipertensione arteriosa, sul decorso delle nefropatie croniche non derivate dal diabete mellito. Era già noto il benefico effetto di un altro Ace-inibitore, il captopril, nel ritardare il decadimento della funzione renale nel diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente), ma mai si era fatta una sperimentazione controllata sull'efficacia di questa classe di farmaci nel vasto campo delle nefropatie croniche non diabetiche. Lo studio «Rein» ha coinvolto 14 divisioni di nefrologia e 352 pazienti, suddivisi in due sottogruppi a seconda della gravità del danno renale, valutata dalla quantità di proteine perse nelle urine in 24 ore: se più o meno di 3 grammi. La sperimentazione era prevista in cinque anni, ma un comitato etico indipendente ha stabilito la sospensione della fase sperimentale nel sottogruppo con maggiore compromissione renale dopo solo due anni in quanto già significativamente evidenti i benefici effetti nel rallentare il deterioramento della funzione renale nei pazienti trattati con ramipril rispetto a quelli appartenenti ad un gruppo di controllo trattati con la terapia tradizionale (immediatamente passati al trattamento con ramipril). L'effetto protettivo del ramipril è attribuito alla sua capacità di rallentare il «traffico» delle proteine attraverso i glomeruli, a conferma dell'ipotesi che è proprio questo il fattore che maggiormente contribuisce alla progressione del danno renale. I soggetti appartenenti al sottogruppo con nefropatia cronica meno grave, nei quali meno eclatante è stato finora l'effetto del farmaco, continuano la sperimentazione. Se al termine dei cinque anni previsti, nel 1999, saranno confermati i benefici effetti nel rallentare il declino della funzione renale, si potrà ipotizzare che un trattamento precoce con ramipril, o con farmaci analoghi, possa allontanare di molto lo spettro della dialisi. Antonio Tripodina Uno studio ideato e programmato dall'Istituto Negri e dagli Ospedali Riuniti di Bergamo

Persone citate: Antonio Tripodina, Giuseppe Ramuzzi

Luoghi citati: Bergamo