Regista una foca monaca

Regista una foca monaca RIPRESE NEGLI ABISSI Regista una foca monaca Con una minicamera sul dorso dell'animale SE è difficile studiare in natura specie che vivono in territori impervi, come i gorilla di montagna o i panda, ancora più difficile è spiare i comportamenti di animali marini nell'immensa conca oceanica. Vi sono specie acquatiche che vengono in terraferma per riprodursi, come foche, tartarughe, elefanti di mare o pinguini. In questo caso è agevole studiarle nella fase terrestre. Ma quando si rituffano in mare, dove trascorrono la maggior parte della loro esistenza, l'occhio dello studioso non è più in grado di seguirli e la fase acquatica della loro vita rimane un mistero. L'uomo però non si arrende. Proprio questo mistero stimola il suo ingegno. Ed ecco l'ultima trovata. Non ci si accontenta più della telemetria per seguire sott'acqua le evoluzioni di foche 0 di leoni marini, telemetria che ci dà peraltro risultati abbastanza modesti. Si fa diventare l'animale stesso protagonista. E non solo protagonista. Lo si fa diventare anche cameraman e regista. L'idea, frutto di dieci anni di ricerche, è di Greg Marshall, un biologo marino della National Geographic Television di Washington: si applica una cinepresa direttamente al dorso della foca o del leone di mare. Il dispositivo, chiamato Crittercam, è stato applicato finora a vari animali marini, come tartarughe, squali, foche, capodogli. Ma quelli che hanno dato i migliori risultati sono foche e leoni di mare perché entrambi, dopo un lungo viaggio marino, tornano sempre agli stessi luoghi di riproduzione ed è possibile così recuperare il film che, ignari, hanno girato. La principale difficoltà che ha incontrato Marshall è stata quella di creare un dispositivo così piccolo e leggero da non disturbare l'animale, ma che fosse anche capace di resistere alle al- 1 te pressioni degli abissi. Nell'apparecchio sono inclusi misuratori della profondità, della temperatura e della luce, nonché un microfono che registra i suoni eventualmente emessi dall'animale, L'invenzione è diventata di pubblico dominio con l'uscita del primo film: «Vita segreta di una foca monaca». Protagonista una foca monaca delle Hawaii, un specie che ha subito uno spaventoso calo numerico (60 per cento) negli ultimi 40 anni e oggi conta circa 1200 individui. Certo, la sensazione dello spettatore è stranissima. E' come se si mettesse lui stesso nella pelle della foca. Per un momento ha l'impressione di nuotare dietro la testa dell'animale, ma appena il pinnipede fa una piroetta, anche l'ambiente circostante si capovolge: d'improvviso sulla sua testa c'è il fondo marino, mentre la luce solare filtra dal basso. Con questa singolarissima tecnica è stato possibile stabilire dove vanno a mangiare le foche monache. Si pensava finora che andassero a fare incetta di cibo nelle acque poco profonde degli atolli. Invece si è scoperto che si dirigono verso il mare aperto e incominciano a cacciare quando raggiungono la zona compresa tra i 60 e i 100 metri di profondità, una zona che, a differenza di quella degli atolli, non gode di protezione. Qui le foche cacciano polpi, granchi, pesci corallini e gronghi. E i pescatori umani fanno loro la concorrenza. Noi sappiamo benissimo come si riproducono elefanti, leoni di mare ed altri pinnipedi che trascorrono l'epoca degli amori in terraferma. I maschi arrivano per primi, combattono tra loro per scegliersi ciascuno il territorio che ritiene migliore. E la rivalità tra i maschi si fa ancora più accesa quando giungono le femmine. Sono gli individui dominanti, i più forti, quelli che riescono ad avere la meglio e a formarsi un harem che difendono strenuamente dagli attacchi dei rivali. Ma nelle specie di pinnipedi che si riproducono in mare, quale strategia adottano i maschi per intercettare le femmine nel momento in cui entrano in acqua? Finora non lo sapevamo. Il Crittercam ci ha permesso di scoprirlo. Lo dobbiamo alle lunghe ricerche che Daryl Bonèss, ricercatore capo della Smithsonian Institution di Washington, ha effettuato nelle fredde acque dell'Oceano Atlantico al largo della Nova Scotia. I maschi si comportano in modo davvero strano. Nel periodo cruciale della stagione riproduttiva si avvicinano alla spiaggia, nuotano lungo il fondo e facendo vibrare il collo emettono rumori bassi e rimbombanti che in un curioso crescendo sfociano in un suono fortissimo. Continuano a nuotare e a far chiasso per parecchio tempo. Ma ogni quattro o cinque vibrazioni del collo salgono a galla emettendo un fiotto di bollicine. Dopo aver osservato questo comportamento per varie stagioni consecutive, Daryl Boness non ha avuto dubbi. Secondo lui si tratta di una parata amorosa per far colpo sulle femmine. E avvalora questa ipotesi la constatazione che quando una femmina entra in acqua, non si accoppia con il maschio più vicino, come avviene negli harem terrestri, ma sembra che operi una scelta, che scelga insomma quello che più le aggrada. Ci si augura che il Crittercam possa dare risposta a molti altri inteiTogativi. Che possa spiegare ad esempio per'quale motivo i leoni di mare della Nuova Zelanda si sentano così irresistibilmente attratti dalle reti a strascico dei pescherecci. E questa è forse la principale causa del progressivo calo numerico di una specie così rara. Ne rimangono sì e no 12.000 esemplari, la maggior parte dei quali vive nelle remote isole Auckland. Questi leoni di mare sono veri campioni di immersione. Scendono fino a 570 metri sotto il livello del mare e possono rimanere immersi fino a 11 minuti. Per svelare ciò che fanno a quelle profondità, varie femmine di leoni di mare della Nuova Zelanda sono state munite di un Crittercam corredato da un anello di luce rossa (la luce che non disturba gli animali) capace di illuminare un'area di due o tre metri davanti al muso. Si spera, perfezionando sempre più l'invenzione, di spiare ciò che succede in quel mondo tenebroso ancora inaccessibile all'uomo. Isabella Lattes Coifmann Il dispositivo chiamato Crittercam, applicato anche a leoni marini squali e capodogli L'idea, di un biologo di Washington, è frutto di 10 anni di ricerche e ha dato lusinghieri risultati ra presente |l||j|pÌ|Ì|||issirni esemplari) 0 dove era fino a pochi detenni fo ~ solo qualche sporadica osservatone, « farse individui erratici 8» In alto una foca monaca fotografata sott'acqua In una folta prateria di posidonia A fianco un esemplare a riposo su una scogliera

Persone citate: Daryl Boness, Daryl Bonèss, Greg Marshall, Isabella Lattes Coifmann

Luoghi citati: Hawaii, Nuova Zelanda, Washington