ESISTE SOLO IL QUI E ORA di Franca D'agostini

ESISTE SOLO IL QUI E ORA ESISTE SOLO IL QUI E ORA Iparadossi di Rovatti IL PAIOLO BUCATO Pier Aldo Rovatti Cortina pp. 209 L. 22.000 L titolo di una canzone degli Oasis, precisamente: Be here now, costituisce un ottimo punto di avvio per comprendere ciò che Pier Aldo Rovatti intende per «la nostra condizione paradossale», come dice il sottotitolo del suo recente volumetto Il paiolo bucato. Being here now, essere-qui-ora, è infatti il dato fondamentale se non il presupposto unico dell'esperienza comune che per l'appunto chiamiamo «nostra». La «nostra» condizione è nello stare qui, dentro l'essere e dentro il mondo. Non c'è molto di più, che si possa dire nostro. Tale è la forza del qui-ora, che anche l'altrove e l'ulteriore, anche il fuori-dal-mondo, a ben guardare, stanno nel qui, nell'ora e nel mondo. Cosicché il mondo ospita l'altro mondo. Il «tutto-è-qui-e-ora» si tramuta, alternativamente, in: non c'è altro che il qui e ora e all'opposto in: anche l'altro è qui e ora. Si può andare avanti molto a lungo in questo gioco di rovesciamenti improvvisi, improvvise cadute-e-risalite: uno sport praticato a livelli agonistici da autori come Hegel, Kierkegaard, Nietzsche, e in cui più o meno consapevolmente, di buon grado o con riluttanza, si ritrova chiunque, dopo Hegel, Kierkegaard è Nietzsche, faccia professióne di un certo radicalismo filosofico. Che il paradosso sia in realtà il paradigma della nostra condizione, è diventato in effetti abbastanza chiaro verso la fine degli anni Settanta, quando si cominciò a parlare di «paradossologia» per definire una scien- za trasversale che andava formandosi tra psicoanalisi, filosofia, logica, cibernetica. Uno dei nuclei germinali dell'intero processo erano stati i famosi seminari di Bateson, ma forse ancora prima il goedelismo - valevole come: la «scoperta» che lo sfondo logico in cui ci muoviamo, sia pure in regimi altamente controllati, è sottoposto a un «gioco» inevitabile di ricorrenze - ne è stata la vera causa scatenante. Ora su questo terreno già strutturalmente composito Rovatti lavora soprattutto in una prospettiva che si direbbe psicofigurale, ossia: a partire da «esperienee» generatrici di paradossi, individua e (ri)costruisce le figurazioni concettuali di base che orientano «la nostra condizione paradossale». Le esperienze di avvio sono tratte da Freud e Bateson, Callois, Jankélévitch, Zambrano, Deleuze, Derrida, in ultimo e naturalmente Pascal, il padre di ogni paradossologia fondamentale. Per esempio: un tizio esce ogni giorno dalla centrale atomica in cui lavora con una carriola piena di segatura, il guardiano controlla il contenuto e ogni giorno lo lascia passare, finche un giorno gli chiede: «perché porti fuori tutta questa segatura?». Il tizio risponde «va bene, te lo dico: a casa ho una dozzina di carriole». Si tratta naturalmente del gioco contenente/contenuto: il tizio rubava il contenente mentre il guardiano era intento a considerare il contenuto. Dentro-fuori, c'ènon c'è, contenente-contenuto sono alcuni dei modi principali in cui si struttura l'esperienza del qui-ora / altrove-ulteriore. Complessivamente, sembra di poter dire che ciò che Rovatti considera cruciale è precisamente questa esperienza del limite, con i suoi corollari comici e metafisici: l'oltrepassamento, l'infinito, il paradosso. La «no-:, stra» condizione è dunque una: condizione liminole, e la «no-1 stra» filosofia non è che il metodo trans-metodico, il logos paradossale, sorto dall'esplosione della dialettica hegeliana. Rovatti naturalmente non of-> fre soluzioni né pretende di fare' «passi avanti». Il principale pre-i. supposto metodico del suo pen-? siero debole, come si ricorderà^ è la prescrizione minimalistica del «pudore»: un autocontrollo teoretico che impedisce di andare molto al di là del semplice riscontro del limite e del suo gioco ricorrente. Ma qui forse c'è anche un suggerimento in più, ed è indicato dalla storiella (freudiana) che dà il titolo al libro. «Ti ho prestato il paiolo, e me l'hai reso bucato» dice Tizio a Caio; «non è vero» risponde Caio: «quando te l'ho restituito era intatto, inoltre quando me l'hai prestato il paiolo era già bucato, e inoltre tu non mi hai mai prestato un paiolo». Risposta multipla, in cui ogni eventualità è contemplata. E' abbastanza facile inferire che la posizione di Rovatti non si ferma aW'altrove-qui, ma rinvia anche al tutto del comunque possibile. La logica del paiolo in effetti non è che la compossibilità del sogno: il mondo in cui sono simultaneamente presenti tutti i mondi possibili. < Franca D'Agostini